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ROBERTO MARCHESINI

Un libro sulla psicologia contemporanea che smonta miti consolidati

Roberto Marchesini in "Le vie della psicologia" ha fatto emergere come le teorie psicologiche contemporanee siano il frutto di una cultura anti cristiana e di una concezione errata della persona. Inoltre si scopre che i loro autori godono di una fama spesso ingiusta. Ad esempio, perché Freud aveva il pallino di sessualità e incesto, lui che lo trasgrediva? Perché le terapie cognitive hanno allontanato dalla fede in Gesù? E Jung che amava l'occultismo? Meglio ripartire dai grandi filosofi greci e cristiani

Cultura 03_06_2020

Mentre leggevo l’ultima fatica dell’amico e collega Roberto Marchesini (Le vie della psicologia, Sugarco 2020, 304 pp., 18,80 euro), m’interrogavo su quale fosse la giusta definizione per le pietre miliari. Cosa rende un libro epocale? Beh, due caratteristiche, a mio avviso. Una pietra miliare è una novità che inaugura un filone. È il caso della sfida tra Tolkien e Lewis, da cui sono nati Il signore degli anelli e le Cronache di Narnia, capostipiti del fantasy contemporaneo. Oppure, una pietra miliare è il testimone migliore di un periodo storico, il testo che più ne rappresenta le caratteristiche. Penso, ad esempio, a L’interpretazione dei sogni di Freud - per fare un esempio inerente il nostro tema - che ha dato voce alle esigenze di spiritualità di una cultura materialista e secolarizzata (sostituendo, di fatto, la vera religione). Il libro di Marchesini presenta entrambe queste caratteristiche.

Nessuno ha mai tentato una lettura complessiva delle psicologie contemporanee. Vi sono state critiche parziali, anche molto profonde, come quelle del mondo cattolico al freudismo, ad esempio. Mentre i libri – talvolta monumentali – che si sono avventurati nell’impresa hanno, di fatto, partorito poco più che topolini. La tesi di Marchesini è tanto semplice quanto rivoluzionaria: le psicologie contemporanee sono il frutto del pensiero moderno, cioè di una cultura in odium fidei et ignorantia fidei. Alcuni capiscuola hanno avuto l’intento esplicito di sovvertire la cultura tradizionale dell’occidente, cioè l’esito fecondo dell’incontro tra il pensiero filosofico greco e l’avvenimento cristiano. Altri, invece, in modo meno esplicito e talvolta persino inconsapevolmente, sono stati il veicolo di teorie e concezioni nate su tali premesse anti-tradizionali e, quindi, anti-cristiane. Il risultato è che la psicologia, così come viene concepita e insegnata, è nel suo complesso “progressista” conclude Marchesini.

A ben vedere si tratta di un giudizio che era già stato intuito da diverse aree del pensiero cristiano. E questa è la seconda caratteristica del perché il libro di Marchesini può ben definirsi una pietra miliare: poiché dà voce, e soprattutto dà le ragioni, del perché i cristiani abbiano da temere dalle psicologie contemporanee. Non si tratta di un sentimento oscurantista o di allarmismi conservativi: le antropologie su cui si basano la quasi totalità delle psicoterapie sono distanti, se non proprio opposte ed ostili, alla concezione di uomo scoperta e difesa dalla Chiesa. Il bello di questo libro sta, a mio avviso, che tale conclusione non viene spiegata dall’autore: la tesi non è di Marchesini. Emerge dalla ricostruzione che Marchesini fa dei fatti storici, in particolare di tutti quegli elementi poco ortodossi che nelle narrazioni politically correct vengono omessi. E che invece gli autori stessi dichiarano. Ad esempio: perché Freud aveva il pallino della sessualità e, soprattutto, dell’incesto? Forse perché nella sua vita si è trovato più volte a trasgredirlo. Perché Jung (tanto amato dai cattolici) ha dedicato così tante opere all’occultismo? Forse perché – come egli stesso dichiara – attraverso la tecnica dell’immaginazione attiva si lasciava prendere da quegli archetipi che tanto lo affascinavano e che dovremmo chiamare demòni (disse persino di aver scritto un libro sotto dettatura di uno spirito!). Infine, perché i pazienti che si sono sottoposti alle terapie cognitive ed umaniste degli autori americani hanno, di fatto, perso la fede in Gesù? Forse perché, al di là delle intenzioni dei loro terapeuti, gli psicologi americani erano al soldo di grandi organizzazioni governative e non, il cui fine ultimo era il controllo delle persone ed il cambiamento della cultura. Insomma, chi ha voglia di approfondire, senza pregiudizi, troverà pane per i suoi denti.

Concludo dicendo che questa pietra miliare nella storia della psicologia (che, non illudiamoci, godrà di pochi elogi, poiché attacca frontalmente l’intero sistema) è quasi interamente una pars destruens che, però, lascia intravvedere anche una via di uscita: è il recupero della nostra tradizione. È lo studio appassionato e sincero di tutte quelle psicologie antecedenti la grande frattura della modernità. Riprendendo Platone, Aristotele e Cicerone, Sant’Agostino, San Tommaso, Sant’Ignazio e tanti altri autori della civiltà greco-cristiana sarà possibile costruire e praticare una psicoterapia in sintonia con una sana antropologia. In altre parole: salendo sulle spalle dei (veri) giganti.