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Islam

Un altro cristiano accusato di blasfemia in Pakistan

Una donna arrestata per un SMS ritenuto blasfemo è in carcere e rischia la condanna a morte e lunghi anni di carcere mentre i suoi legali ricorrono disperatamente in appello

 

Giunge dal Pakistan notizia che una donna cristiana, Shagufta Kiran, è l’ennesima vittima dell’integralismo islamico. Il 29 luglio degli agenti hanno fatto irruzione in casa sua a Islamabad, l’hanno arrestata insieme ai suoi due figli e hanno sequestrato telefoni, computer e anche oggetti di valore. Portati in una stazione di polizia, i figli sono stati rilasciati, ma lei è stata trattenuta, accusata di blasfemia perché è in un gruppo WhatsApp nel quale sembra sia circolato un messaggio dai contenuti blasfemi che lei ha condiviso distrattamente, a detta del marito Ragique Masih: “Shagufta non sapeva nulla del post, non era nemmeno l’autore del post in questione, ma è stata accusata di averlo diffuso”. Nasir Sadeed, direttore del Centre for Legal Aid Assistance & Settlemnt che ha informato dell’accaduto l’agenzia Fides, ha rievocato la sorte di tanti altri cristiani accusati di blasfemia e condannati a morte, tra cui Asia Bibi, assolta e rilasciata dopo dieci anni di carcere, e i due coniugi, Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar, anche loro assolti e liberati da poco dopo sette anni di trascorsi nell’incertezza. Asia Bibi ha ottenuto asilo in Canada nel 2019 con i suoi famigliari perché minacciata di morte. Anche i due coniugi nei giorni scorsi hanno lasciato il Pakistan per la stessa ragione e grazie all’interessamento del loro avvocato, Saif-ul-Mallok (lo stesso di Asia Bibi), si trovano adesso nei Paesi Bassi. Il Parlamento europeo ha adottato ad aprile una risoluzione in loro favore con la quale inoltre chiede che il governo pakistano rispetti la libertà di religione delle minoranze. “Questa – ha commentato Nasir Sadeed – non è la prima volta che qualcuno è stato accusato di condividere un SMS o un post sui social media. Andrebbero cercati e perseguiti gli autori di tali messaggi. Ora per Shagufta Kiran inizia un calvario giudiziario e una sofferenza che potrà durare anni, finché non potrà dimostrare la sua innocenza”.