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Rifugiati. Uno scandalo dopo l’altro

Uganda. Quando ospitare i rifugiati diventa un buon affare

Corruzione, tratta di donne e bambini, numeri gonfiati. Scoppia uno scandalo nell’Uganda finora portata a esempio di accoglienza e integrazione per 1,4 milioni di rifugiati

Migrazioni 17_02_2018

Nel 2016 l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, Acnur, ha eletto l’Uganda – che sostiene di ospitare 1,4 milioni di rifugiati – miglior paese al mondo per chiedere asilo, portandola a esempio di accoglienza e integrazione: abitazione, cibo, istruzione scolastica e servizi sanitari gratuiti, forniti ai rifugiati dal governo, persino dei piccoli appezzamenti di terra da coltivare. In buona parte, in effetti, tanta generosità è resa possibile dalla cooperazione internazionale allo sviluppo, che provvede al 40% del bilancio nazionale ugandese, e dai contributi dell’Acnur stesso. Ma ecco che il rappresentante Onu per l’Uganda Rose Malango scopre che il numero dei rifugiati è notevolmente gonfiato, individua e denuncia frodi, inclusi falsi documenti relativi alla consegna mai effettuata di generi alimentari, organizzazioni che fanno tratta di donne e bambini, funzionari che esigono dai rifugiati denaro per servizi che dovrebbero essere gratuiti. A febbraio la notizia viene pubblicata sul quotidiano locale “Daily Monitor” e scoppia lo scandalo. Usa, Ue e Gran Bretagna minacciano di sospendere i finanziamenti al paese. Il primo ministro ugandese Ruhakana Rugunda replica che “quanto emerso non cambia né compromette il primato dell’Uganda e il suo indiscusso impegno in favore dei rifugiati”. Il governo assicura una indagine accurata per far emergere la verità sui casi di corruzione e di uso improprio dei fondi destinati ai rifugiati. Il 14 febbraio il presidente Yoweri Museveni ha dichiarato che tutti i colpevoli saranno arrestati.