Trump parla con Putin e Zelensky: ma la diplomazia è in stallo
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Kiev rifiuta di accettare le cessioni territoriali e Mosca non intende fermare l’offensiva che in giugno ha visto i russi conquistare circa 600 chilometri quadrati di territorio. E Trump, nonostante prometta una difesa aerea a Zelensky, si sta spazientendo.
- Trump: pace senza giustizia di Alberto Leoni

Non si ferma l’offensiva russa in Ucraina, lungo la linea del fronte e in profondità nell’entroterra ucraino dove i bombardamenti dei missili e droni di Mosca bersagliano infrastrutture militari e industriali. Per la seconda volta in meno di una settimana la Russia ha lanciato più di 500 ordigni in una notte contro gli obiettivi in Ucraina: alle prime luci del 4 luglio 550 droni e 11 missili tra Iskander e ipersonici Kinzhal hanno colpito diversi obiettivi, soprattutto intorno a Kiev e al suo aeroporto, sede di due numerose batterie di missili antiaerei. Kiev lamenta vittime e danni a edifici civili ma si tratterebbe della caduta casuale di missili russi intercettati dalle armi contraeree ucraine.
Tutti i bersagli sono stati colpiti, secondo il ministero della Difesa russo, mentre l'aeronautica ucraina rivendica di aver abbattuto 270 ordigni bersagli, fra cui 2 missili da crociera, mentre altri 208 bersagli sono stati persi dal radar e si presume siano stati 'disturbati', ma decine hanno comunque colpito o causato danni. La Russia ha colpito con successo 8 località con 9 missili e 63 droni riferiscono gli ucraini. Mentre Mosca ha reso noto di aver abbattuto sul suo territorio 48 droni di Kiev lanciati nella notte.
L'attacco è giunto poche ore dopo la decisione statunitense di sospendere alcune spedizioni di armi a Kiev, inclusi razzi, missili anticarro Hellfire e proiettili guidati d’artiglieria ma soprattutto i missili da difesa aerea Patriot, Stinger quelli aria-aria che equipaggiano i caccia F-16. La decisione statunitense è dovuta al brusco crollo delle riserve di armi antimissile nei depositi statunitensi ma rischia di privare l’Ucraina di ogni possibilità di difendere il proprio spazio aereo dai crescenti bombardamenti russi.
Secondo NBC News il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha deciso da solo di bloccare l'invio di queste tipologie di armi a Kiev senza un reale motivo poiché fonti citate dalla televisione hanno riferito che gli aiuti a Kiev non mettevano a repentaglio le scorte americane. L’impressione è però che lo scoop di NBC News sia una provocazione politica tesa a mettere in difficoltà l’Amministrazione Trump, poiché già da mesi gli ucraini erano stati avvisati che gli aiuti antiaerei sarebbero stati drasticamente ridotti. Il governo ucraino ha infatti reiterato le richieste di armi da difesa aerea all’Europa che però non ha più munizioni da cedere all’Ucraina. Inoltre, allarmismi circa il crollo delle riserve di Patriot e altre munizioni erano emersi al Pentagono già durante l’Amministrazione Biden.
Anche la notizia che il governo tedesco valuta l'acquisto dagli Stati Uniti di missili Patriot per l'Ucraina lascia il tempo che trova: la Germania potrebbe ordinare Patriot nuovi che uscirebbero dagli stabilimenti tra non meno di un anno, mentre Kiev ne ha bisogno ora.
Trump, in un colloquio con Volodymyr Zelesnky, ha dichiarato che gli Stati Uniti vogliono aiutare l'Ucraina nella difesa aerea, come riporta Axios citando alcune fonti, secondo le quali i due leader di sono accordati per un incontro fra i collaboratori per discutere della difesa aerea e delle forniture di altre armi. «Trump ha detto di voler aiutare nella difesa aerea e che controllerà cosa è stato fermato», ha dichiarato una fonte ma non vi sarebbero al momento impegni precisi.
Del resto, anche l’invio a Kiev di qualche decina di Patriot in più non cambierebbe il corso del conflitto, come è emerso anche dal colloquio telefonico tra Trump e Vladimir Putin, in cui l’americano ha ammesso di non aver fatto «alcun progresso» con la controparte russa per quanto riguarda un cessate il fuoco. «No, non ho fatto alcun progresso con lui», ha detto Trump ai giornalisti quando gli è stato chiesto se ci si fosse avvicinati a un accordo per porre fine all'invasione russa, aggiungendo di «non essere contento» della guerra in corso.
Putin avrebbe fatto sapere che non rinuncerà ai suoi obiettivi in Ucraina, per eliminare le cause del conflitto, come ha riferito il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov. Putin ha tuttavia detto anche a Trump che la Russia è pronta a continuare il processo negoziale con l'Ucraina. Per Mosca «non è possibile in questa fase raggiungere gli obiettivi in Ucraina attraverso i canali diplomatici e quindi prosegue la sua offensiva su larga scala», ha detto ieri il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. «Preferiremmo farlo per via diplomatica. Ma finché ciò non sembrerà possibile, continueremo con l'operazione militare speciale».
Valutazioni non certo nuove. Kiev rifiuta di accettare le cessioni territoriali e Mosca non intende fermare l’offensiva che in giugno ha visto i russi conquistare circa 600 chilometri quadrati di territorio che si aggiungono ai poco più di 50 di maggio, ai 380 di aprile e ai 240 di marzo.
Conquiste territoriali frutto anche di una crescente superiorità qualitativa e numerica delle truppe e dei mezzi russi con circa 700 mila militari operativi in Ucraina. Nella prima metà del 2025 oltre 210.000 russi si sono arruolati a contratto nelle forze armate nella prima metà del 2025, e altri 18.000 si sono uniti alle “unità di volontari”, come ha riferito il vice segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, Dmitry Medvedev. La stessa fonte in gennaio aveva detto che nel 2024 i contrattisti arruolati erano stati 450.000 e quelli entrati nelle formazioni di volontari 40.000. Mentre nel 2023, secondo quanto affermato lo scorso anno dal presidente Vladimir Putin, i contrattisti arruolati erano stati 486.000.
L’intelligence ucraina ha fatto arrivare alla CNN un documento in cui valuta che altri 25-30mila soldati nordcoreani verranno inviati al fronte per sostenere lo sforzo bellico russo: tali truppe potrebbero arrivare in Russia nei prossimi mesi, aggiungendosi agli 11mila già presenti.
Negli ultimi giorni i russi hanno annunciato la conquista completa del territorio amministrativo della regione di Lugansk, di cui peraltro da molti mesi gli ucraini controllavano appena l’1 per cento. Se si esclude la Crimea, in mano ai russi dal 2014, Lugansk è l’unica regione delle quattro annesse alla Russia con i referendum del settembre 2022 (le altre sono Zaporizhia, Kherson e Donetsk) ad essere totalmente sotto il controllo delle forze militari di Mosca che oggi occupano poco più del 20 per cento del territorio ucraino.
Ieri Mosca ha rivendicato la conquista della città di Milove, nell’oblast di Kharkiv: la cittadina si trova lungo il confine con la regione russa di Belgorod e l’attacco potrebbe indicare l’apertura di un nuovo fronte nella regione di Kharkiv che le forze di Mosca attaccano già da due direttrici, da est e da nord. Nella regione di Donetsk le truppe russe avanzarono soprattutto nei settori di Novopavlovsk (verso la regione di Dnipropetrovsk) e intorno a Pokrovsk, ormai collegata con le retrovie ucraine solo da nord. Qui le truppe russe hanno raggiunto la periferia meridionale e a est i sobborghi di Mikoayvka e conquistato oggi Razino, anche se l’obiettivo sembra essere quello di tagliare tutte le rimanenti vie di comunicazione con la piazzaforte logistica ucraina e di circondare le forze ucraine nella città e in un'altra sacca a est di Prokrovsk.
I russi premono anche nella regione di Sumy dove l’artiglieria batte le postazioni nel capoluogo omonimo della regione, a meno di 20 chilometri dalla linea del fronte e dove gli ucraini devono tenere impegnate rilevanti riserve a fronte della presenza di 50 mila militari russi che potrebbero venire impiegati per sfondare le linee e cercare di conquistare l’intera regione dove i militari di Kiev lamentano l’assenza di linee difensive fortificate.
La penetrazione russa di Dnipropetrovsk, prima negata poi ammessa da Kiev, ha visto le truppe di Mosca attraversare il fiume Mokrye Yaly, sfondando verso Poddubnoye e Voskresenka e prendendo Dachnoye. I russi avanzano anche da Shevchenko, dove hanno sfondato le linee ucraine fino a Voskresenka, dando inizio all’assalto al villaggio al confine tra Donetsk e la regione di Dnipropetrovsk.
Nelle ultime settimane i russi hanno esteso o aperto nuovi fronti allungando le linee da mille a a 1200 chilometri, con l’obiettivo di costringere gli ucraini a disperdere le loro sempre più esigue e deboli forze su linee più lunghe da difendere e da rifornire.