Trump incontrerà Kim. Trappole e opportunità
Donald Trump si prepara ad incontrare Kim Jong-un. Il summit è previsto per il mese di maggio, La notizia è ufficiale ed è di immensa importanza per la Corea. Si tratta infatti della prima volta che un presidente Usa vuole incontrare faccia a faccia la sua controparte nordcoreana.
Donald Trump si prepara ad incontrare Kim Jong-un. Il summit è previsto per il mese di maggio, La notizia è ufficiale ed è di immensa importanza per la Corea. Si tratta infatti della prima volta che un presidente Usa vuole incontrare faccia a faccia la sua controparte nordcoreana. Il motivo è sempre quello: l’atomica nordcoreana. Kim Jong-un, dopo anni di testa e provocazioni internazionali, ha proposto colloqui per una sua rinuncia al programma nucleare. Non è la prima volta che una Corea del Nord, una volta messa in difficoltà dalle sanzioni internazionali, accetta di trattare. Finora si è sempre rivelato un bluff, un modo per prendere tempo. Ma finora, appunto, nessun presidente statunitense aveva mai accettato colloqui diretti. Si entra, dunque, in un terreno ancora sconosciuto, senza precedenti, pieno di insidie.
Accettando questa sfida diplomatica, dopo aver portato la tensione militare allo zenith, Trump ha ancora spiazzato tutti, dimostrando quale sia la sua strategia: fare "il pazzo", far credere alla controparte che tutto è possibile e infine sedersi al tavolo negoziale proponendo le sue condizioni da una posizione di vantaggio (almeno psicologico). Ne avevamo già parlato su queste colonne in tempi non sospetti, quando Kim e Donald si scambiavano insulti.
E’ chiara la proposta di Kim Jong-un: proporre la fine dei test nucleari e missilistici nel breve periodo e discutere sulla denuclearizzazione nel lungo periodo. Non è chiaro cosa sia pronto a chiedere in cambio agli Usa, se non vaghe “garanzie di sicurezza”. Non si è mai giunti alla firma di un trattato di pace fra la Corea del Nord e la Corea del Sud, sin dalla fine della Guerra di Corea (1950-1953). Ma a garanzia della pace, il regime comunista di Pyongyang potrebbe anche chiedere agli Usa il ritiro di tutte le loro forze dalla Corea del Sud. Da un punto di vista nordcoreano, Kim sta trattando da una posizione di forza. Infatti ha condotto due test nucleari e ben sedici test missilistici, ha dimostrato la capacità (almeno teorica) di poter colpire anche gli Usa con missili intercontinentali. Poi ha scelto il momento del disgelo con la Corea del Sud (in occasione delle Olimpiadi invernali). E infine ha ottenuto, per la prima volta, almeno la promessa di un colloquio diretto con il presidente degli Usa. Ma anche la controparte può ritenere di negoziare da posizioni di forza. Il vicepresidente Pence, protagonista dell’ultima scaramuccia diplomatica con i nordcoreani in occasione delle Olimpiadi di PyeongChang, dichiara che la proposta nordcoreana di discutere sulla denuclearizzazione è “la dimostrazione che la strategia di Trump di isolare il regime di Kim sta funzionando”. Aggiunge che gli Usa “non hanno concesso nulla” alla controparte e stanno “consistentemente aumentando la pressione” sulla Corea del Nord, con sanzioni e manovre militari sempre più aggressive.
Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, è stato apparentemente colto di sorpresa dall’iniziativa del suo presidente. Era in visita ufficiale a Gibuti quando è stata diffusa la notizia, con tanto di Tweet presidenziale. “Il presidente Trump ha detto per un certo periodo di tempo che sarebbe stato pronto a colloqui e che avrebbe volentieri incontrato Kim, quando le condizioni lo avessero permesso. Credo che, secondo il presidente, le condizioni giuste siano arrivate adesso”. Tillerson tiene comunque a precisare che si parla di “colloqui”, non di “negoziati”.
Questa strategia porterà alla pace o a un’umiliazione? La politica americana si sta dividendo trasversalmente. L'ex ambasciatore Usa all’Onu, Bill Richardson, mette in guardia Trump. Ritiene che Kim Jong-un sia un avversario da non sottovalutare. E afferma che l’ultima cosa di cui gli Usa avrebbero bisogno è quella di “rimanere intrappolati in un negoziato ad alto livello ma inconcludente, uno per cui non siamo pronti, per il quale non abbiamo messo in pista i nostri migliori negoziatori”. “Loro hanno i missili – ribadisce Richardson, missili in grado di raggiungere anche il territorio statunitense, stando agli ultimi test – Credo perciò che sia una grande scommessa, con una grande posta in gioco, ma sostengo il presidente nel suo sforzo. Dico solo che si deve essere molto prudenti. E non twittare. Non twittare. Tenere la testa bassa”.
Sconcerto anche da parte del senatore repubblicano Marco Rubio, ex rivale di Trump alle primarie del 2016. A suo dire le possibilità dell’offerta di Kim sono due: “La prima è che la pressione delle sanzioni è così forte e la paura che Trump lo attacchi militarmente così profonda, che anche a causa del malcontento nell’élite che lo circonda, (Kim) sia stato costretto a fare qualcosa per guadagnare tempo e infondere speranza in un miglioramento futuro”. L’altra ipotesi è: “che Kim stia attirando gli Usa in negoziati in cui ci porrà condizioni che sa, fin da ora, che noi non potremo accettare”. La prima delle quali potrebbe essere la richiesta di un ritiro completo delle forze Usa dalla Corea del Sud. In questo caso, se Kim Jong-un propone un negoziato e gli Usa non accettano le sue condizioni, Trump sarà il responsabile del suo fallimento.
E’ molto più ottimista, invece, l’ex portavoce della Casa Bianca, il controverso Anthony Scaramucci. Il quale è convinto di una cosa che tutti pensano, anche se nessuno lo può provare: la Cina ha combinato l’incontro e sarà garante della sua riuscita. “Quando ottenemmo un accordo per il cessate il fuoco con la Corea del Nord con l’armistizio del 1953, i cinesi volevano una zona cuscinetto fra loro e quella che sarebbe diventata di lì a breve una potenza industriale, la Corea del Sud”. Dunque contatti diretti sono stati finora evitati soprattutto “per rispetto dei cinesi”, ma adesso “Trump ha ottimi rapporti con il presidente cinese Xi Jinping”.