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SERVIZIO SEGRETO

Trump esposto all'odio politico da una sicurezza inefficiente

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Errori grossolani e mancanza di coordinamento fra agenzie. Ecco perché Trump ha subito l'attentato del 13 luglio. E poi ancora quello del 15 settembre. Ma il problema di fondo è l'odio nei suoi confronti.

Esteri 26_09_2024
Butler, tiratori scelti della polizia

Come è stato possibile attentare la vita di Donald Trump, candidato presidente, per ben due volte in due mesi? Il Servizio Segreto ha pubblicato i risultati di una sua indagine interna venerdì 20 settembre e ieri, mercoledì 25 settembre, la Commissione per la Sicurezza Nazionale del Senato ha concluso la sua inchiesta, nello stesso giorno in cui il secondo attentatore alla vita dell’ex presidente veniva incriminato per tentato omicidio. Le inchieste rivelano inefficienze tali che dobbiamo domandarci, non solo se Trump si sia salvato per un vero miracolo, ma anche come facciano ad essere vivi tutti gli altri personaggi politici protetti dal Servizio Segreto. Perché le falle sono state tante e tali da far tremare le vene ai polsi.

Nell’attentato a Butler, il 13 luglio mattina, la polizia aveva individuato il sospetto (e futuro attentatore) Thomas Matthew Crooks, con un’ora di anticipo rispetto al comizio, però, poi lo ha perso di vista. Ore prima, gli stessi genitori di Crooks, notando un comportamento insolito del figlio, avevano denunciato alla polizia la sua scomparsa. Per la sua azienda, risultava in ferie per un solo giorno per un motivo non specificato. Un altro indizio era il drone lanciato dallo stesso aspirante attentatore, prima del comizio. Ma l'agente che avrebbe dovuto intercettare il drone e scoprire chi lo avesse lanciato, da quanto è risultato nell’indagine, aveva appena un’ora di addestramento alle spalle, ha avuto problemi tecnici con il proprio sistema anti-drone e si è rivolto a una linea gratuita per una consulenza tecnica. Gli hanno risposto, a quanto risulta, ore dopo. Troppo tardi per prevenire qualunque pericolo.

Il capolavoro di inefficienza è comunque avvenuto dopo che il giovane Crooks, si arrampicò sul tetto di una fabbrica a circa cento metri dal palco di Trump. La polizia locale, così come la folla che assisteva al comizio, hanno visto e hanno capito cosa stava accadendo. Il comando di polizia ha comunicato subito il sospetto via radio, convinto che il Servizio Segreto fosse in ascolto. Ma non era in ascolto, perché i canali radio usati dalle due agenzie erano separati e non comunicanti. Nessun agente del Servizio Segreto era presente presso il comando di polizia, per coordinare le operazioni. Ma una persona che si arrampica su un tetto a così poca distanza dal bersaglio potenziale desta o dovrebbe destare almeno qualche sospetto in chi ha il compito di proteggerlo. O no? 

Una volta che Crooks è stato visto dai poliziotti, i tiratori scelti (pur senza comunicare con gli agenti locali), notando il movimento di polizia e pubblico, hanno iniziato a cercare nella direzione giusta, sui tetti. A questo punto è stato commesso un altro incredibile errore. Il capo della squadra dei cecchini non ha chiesto via radio alla squadra di Trump di far allontanare l’ex presidente dal palco del comizio. «Un pensiero che non mi è neppure passato per la mente», ha dichiarato l’ufficiale agli investigatori del Senato. I tiratori scelti hanno aperto il fuoco solo dopo che l’attentatore è riuscito a sparare otto colpi, sfiorando la testa di Trump, uccidendo il vigile del fuoco Corey Comperatore (che assisteva al comizio) e ferendo gravemente altre due persone del pubblico.

«Ognuno di questi errori era evitabile e le loro conseguenze sono state terribili», ha dichiarato il senatore democratico Gary Peters, presidente della Commissione per la Sicurezza Nazionale del Senato. «Lasciare un tetto incustodito a poco più di 100 metri dal podio, con una linea di vista diretta, è stato un errore inaccettabile e imperdonabile - ha dichiarato il senatore repubblicano Rand Paul, già candidato presidente nelle primarie del 2016 - Il fatto che non ci fosse una chiara catena di comando significa che nessuno è passato di lì e ha detto: “Ehi, come mai non ci sono cecchini sul tetto?”».

Una critica bipartisan che risulta già superata dalla storia. Perché l’incriminazione a carico di Ryan Wesley Routh, il secondo mancato attentatore, è rivelatrice di un altro miracolo per Trump e di un altro fallimento della sicurezza. Alla base dell’incriminazione, infatti, c’è la prova che stesse pianificando realmente un attentato al candidato presidente, studiando i suoi movimenti negli eventi pubblici e privati e trovando modo di appostarsi proprio lì dove il presidente sarebbe passato, il 15 settembre, in un campo da golf della Florida vicino alla residenza di Mar-a-Lago.

Quel che le inchieste non affrontano e non possono affrontare è la radice del problema. Infatti qui non siamo di fronte a una semplice “polarizzazione”, né ad un fenomeno di violenza politica genericamente inteso e neppure solo di inefficienza del Servizio Segreto. Ci sono stati due attentati a Trump. E solo a Trump. Ciò vuol dire che esiste un problema grave di istigazione all’odio contro il candidato repubblicano, un odio a senso unico. Su questo fronte è soprattutto la politica che deve lavorare, per gettare acqua sul fuoco e, dopo la politica, anche i media dovrebbero abbassare i toni. Finché Trump viene descritto come un potenziale dittatore e una minaccia potenziale alla democrazia americana, questi due attentati potrebbero essere solo i primi di una lunga serie di violenze politiche.