POLEMICHE
Trilussa spiega meglio dell'Accademia dei Lincei
Il presidente dell'Accademia, Lamberto Maffei, interviene su scienza e fede, ma propone una concezione della fede che è pura irrazionalità.
Attualità
26_04_2011
L’Accademia dei Lincei, fondata il 17 agosto 1603 a Roma sotto l’auspicio del Papa Aldobrandini Clemente VIII, è la prima Accademia al mondo che prese tale nome per l'eccezionale acutezza di sguardo attribuita alla lince, un felino preso a simbolo della dotta compagnia di studiosi. Oggetto del suo studio, nel disegno del fondatore Cesi, erano tutte le scienze della natura, da indagarsi con libera osservazione sperimentale, di là da ogni vincolo di tradizione e autorità. Attualmente secondo l’art.1, la sua importante e difficile missione è ampliata, “Essa ha lo scopo di promuovere, coordinare, integrare e diffondere le conoscenze scientifiche nelle loro più elevate espressioni nel quadro dell'unità e universalità della cultura...”
Forse proprio nel quadro di unità ed universalità della cultura, il prof. Lamberto Maffei, presidente dell’Accademia dei Lincei, dopo esser stato molto critico riguardo a quanto detto dal prof. Roberto de Mattei a Radio Maria sulle catastrofi naturali, il 19 aprile sul “Corriere della Sera” è tornato sul rapporto tra scienza, ragione e fede, scrivendo un articolo dal titolo “Tra scienza e fede un percorso comune verso la collaborazione”. Il testo dell’articolo finora ha avuto una diffusione molto ridotta sui mass-media rispetto alle dichiarazioni precedenti in cui chiedeva “un maggiore controllo nella libertà di dire castronaggini’’, eppure questo testo merita di essere preso molto sul serio.
Dopo esser inizialmente ritornato sul metodo e linguaggio della scienza che non ammettono deroghe, ha meglio esplicitato il suo pensiero sul rapporto tra ragione e fede. A beneficio di chi non l’avesse letto riporto questa parte integralmente: “L`Accademia dei Lincei, nella sua tradizione di rigore, che, da Galileo alla Levi Montalcini, la vede in prima fila nella difesa della razionalità nella cultura si trova in difficoltà quando il discorso scientifico si mescola a concetti caratteristici dell`ambito religioso e che niente hanno a che spartire con la scienza. Si potrebbe concludere che scienza e fede sono in contrapposizione. Non è questo il mio pensiero ed ho dalla mia alleati autorevoli come Giovanni Paolo II che affermava: «La distinzione tra i due campi del sapere (tra scienza e fede) non deve essere intesa come un`opposizione. I due settori non sono estranei l`uno all`altro, ma hanno punti d`incontro. Le metodologie proprie di ciascuno permettono di mettere in evidenza aspetti diversi della realtà». Sul piano metodologico esiste una differenza profonda tra scienza e fede: le affermazioni della prima possono essere verificate da chiunque, ed entrano a pieno titolo nei processi democratici del cervello. La fede è accettazione di un`idea e si basa sul «credo quia absurdum». Dimostrare l`esistenza di Dio è fuori dei progetti dell`uomo e fa parte dei processi autoritari, forse istintivi, del cervello. Sia razionale che irrazionale sono proprietà cerebrali dell`uomo, le prime sono alla base della conoscenza e le seconde della speranza di vita eterna. Queste due forme di pensiero possono collaborare efficacemente: basti ricordare il comandamento dei comandamenti, «ama il prossimo tuo come te stesso». La fede può essere importante nell`indirizzare l`uso della scienza verso l`uguaglianza degli uomini, la loro libertà, l`abolizione delle guerre, poiché anche il nemico è nostro prossimo, e, come direbbe Saramago, per un`equa distribuzione del pane tra tutti gli uomini”.
Molte le cose che sarebbe interessante approfondire sui contenuti dell’articolo: ad esempio la differenza tra cervello e mente, tra ragione e scienza, il concetto di civiltà ed il suo rapporto con la conoscenza scientifica. Ci si può però limitare alla sola parte conclusiva e si può cercare di sintetizzarla grossolanamente: la collaborazione fruttuosa tra le due che “sono proprietà cerebrali dell`uomo“ avviene quando l’attività razionale di conoscenza è indirizzata, guidata, dalla parte irrazionale. Aggiungerei, che la fede in alcuni casi è talmente avanti alla ragione che la guida può sembrare, ed esser fatta passare, per impedimento, come probabilmente accade per la difesa della vita nascente.
Una domanda però sorge spontanea: è un comportamento razionale scegliere di farsi indirizzare dall’irrazionale? In altre parole, si può con la vista della Lince scrivere che è positivo farsi indirizzare da un cieco? Certo il discorso è profondo e di alto livello, ma ricorda le parole semplici della poesia “La guida” di Trilussa(1871-1950):
Una domanda però sorge spontanea: è un comportamento razionale scegliere di farsi indirizzare dall’irrazionale? In altre parole, si può con la vista della Lince scrivere che è positivo farsi indirizzare da un cieco? Certo il discorso è profondo e di alto livello, ma ricorda le parole semplici della poesia “La guida” di Trilussa(1871-1950):
Quella vecchietta ceca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse:Se la strada nù la sai,
te riaccompagno io, chè la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò una voce
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima dove c’è la croce…”
Io risposi: “Sarà…ma trovo strano
Che me possa guidà chi nun ce vede…”
La ceca allora me pijo la mano
E sospirò: “Cammina!“. Era la fede.
Forse la soluzione della precedente contraddizione è che non si può ridurre tutta la fede solo ad una irrazionale produzione cerebrale, invece è qualcosa che ha anche uno sviluppo razionale partendo da verità, misteri, che si accettano per fede. I ragionamenti poi, come negli altri vari campi, possono essere per induzione, per deduzione, per paradosso, “coi piedi”. Un tema che il Papa filosofo Benedetto XVI ha sintetizzato con poche parole: “Il grande compito della Chiesa resta quello di legare l'una all'altra fede e ragione, ovvero lo sguardo che va oltre l'afferrabile e la responsabilità razionale. Infatti, la ragione è un dono di Dio ed è ciò che contraddistingue l'uomo”. (Benedetto XVI, Luce del Mondo, Libreria Editrice Vaticana, 2010).
L’attività del matematico, “la produzione cerebrale” razionale per eccellenza, sviluppa i concetti partendo dagli “assiomi”, come ad esempio che due rette s’incontrano all’infinito. Il cristiano parte da un incontro con una persona reale di nome Gesù Cristo in nome della quale i credenti dell’epoca si sono fatti sbranare dai leoni. Chi dei due parte da un atto di fede più “irrazionale”?
* Fisico
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse:Se la strada nù la sai,
te riaccompagno io, chè la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò una voce
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima dove c’è la croce…”
Io risposi: “Sarà…ma trovo strano
Che me possa guidà chi nun ce vede…”
La ceca allora me pijo la mano
E sospirò: “Cammina!“. Era la fede.
Forse la soluzione della precedente contraddizione è che non si può ridurre tutta la fede solo ad una irrazionale produzione cerebrale, invece è qualcosa che ha anche uno sviluppo razionale partendo da verità, misteri, che si accettano per fede. I ragionamenti poi, come negli altri vari campi, possono essere per induzione, per deduzione, per paradosso, “coi piedi”. Un tema che il Papa filosofo Benedetto XVI ha sintetizzato con poche parole: “Il grande compito della Chiesa resta quello di legare l'una all'altra fede e ragione, ovvero lo sguardo che va oltre l'afferrabile e la responsabilità razionale. Infatti, la ragione è un dono di Dio ed è ciò che contraddistingue l'uomo”. (Benedetto XVI, Luce del Mondo, Libreria Editrice Vaticana, 2010).
L’attività del matematico, “la produzione cerebrale” razionale per eccellenza, sviluppa i concetti partendo dagli “assiomi”, come ad esempio che due rette s’incontrano all’infinito. Il cristiano parte da un incontro con una persona reale di nome Gesù Cristo in nome della quale i credenti dell’epoca si sono fatti sbranare dai leoni. Chi dei due parte da un atto di fede più “irrazionale”?
* Fisico