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Islam

Tre cristiani condannati in Iran

Sono tre cristiani convertiti che sono stati arrestati nel 2024 con varie accuse per le quali hanno subito condanne a diversi anni di carcere

Tre cristiani convertiti sono stati condannati a diverse pene detentive in Iran. Lo rivela Article 18, il sito web impegnato nella difesa della libertà religiosa in Iran. Si tratta di Abbas Soori, Mehran Shamloui e Narges Nasri. Sono stati condannati senza attenuanti da Iman Afshari, del Tribunale rivoluzionario islamico, un giudice noto per la durezza delle sue sentenze contro minoranze e attivisti. Erano stati arrestati nell’autunno del 2024 da agenti che ne avevano confiscato Bibbie, croci e strumenti musicali. Dopo circa un mese erano stati rilasciati in cambio del pagamento di una cauzione pari a circa 20.000 dollari per ciascuno. L’udienza si è svolta il 15 febbraio. A tutti e tre sono stati contestati reati di “appartenenza a gruppi di opposizione”, “propaganda contro il sistema” e “attività di propaganda contraria alla legge islamica attraverso relazioni con l’estero”. Narges Nasri, in stato avanzato di gravidanza, è stata condannata a16 anni di carcere: 10 per”attività di propaganda”, cinque per implicazione in attività di chiese domestiche e un anno per aver pubblicato dei post sui social media a sostegno del movimento “Donne, vita, libertà” nato dopo la morte in carcere di Mahsa Amina. La sua condanna è però stata comminata l’8 marzo in occasione della Giornata internazionale della donna. Abbas Soori è stato condannato a 15 anni di carcere: 10 per “attività di propaganda” e cinque per implicazione in attività di chiese domestiche. Nel 2020 era già stato arrestato una prima volta. Mehran Shamloui, un musicista, è stato condannato a 10 anni e otto mesi di carcere: otto anni per “attività di propaganda” e 32 mesi per appartenenza a una chiesa domestica. Gli sono stati confiscati tutti gli strumenti musicali. Inoltre tutti e tre sono stati condannati al pagamento di una sanzione, è stato loro vietato di aderire a gruppi di qualunque genere, di risiedere a Teheran o lasciare il paese per due anni dopo il loro rilascio e sono stati privati dei diritti sociali come l’accesso alla sanità e all’istruzione. “I casi di persecuzioni contro i cristiani – commenta l’agenzia di stampa AsiaNews – rappresentano una ulteriore conferma del fatto che in Iran vi sia una netta regressione della libertà religiosa, in linea con la crescente repressione da parte delle autorità legata alle proteste divampate in seguito alla morte di Mahsa Amini per mano della polizia della morale. Un dato emerso anche nei rapporti della US Commission on International Religious Freedom, che invitano a riclassificare la Repubblica islamica come “nazione di particolare preoccupazione (Cpc) per le sue violazioni sistematiche ed eclatanti”.