Trattori in rivolta: «Contro diktat europei e sindacati complici»
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La protesta degli agricoltori tedeschi arriva da noi. Da ieri trattori in rivolta ad oltranza in decine di città italiane. «Subiamo le politiche green dell'Europa che vuole farci confiscare dalle multinazionali e pagarci per non seminare. E i sindacati sono complici», dice alla Bussola Danilo Calvani, referente del C.R.A.
- Una protesta diffusa in Europa di Stefano Magni
Da Frosinone a Bologna, dal Veneto a Cosenza passando per Foggia, Bari, Catanzaro, Corigliano, Palermo e Pescara. Ma anche Civitanova Marche, Latina e molte altre città che si stanno aggiungendo in queste ore. Nel silenzio sospetto dei grandi media, anche in Italia i trattori scendono in piazza. Lo fanno per protestare contro le politiche green made in Ue che stanno letteralmente uccidendo il settore primario italiano.
Ieri si sono svolti i primi presidi degli agricoltori con un afflusso di contadini inaspettato. Basti pensare che nella sola Bologna, dove la manifestazione si è svolta proprio sotto le finestre del Governatore Stefano Bonaccini, erano previsti 100 trattori. Invece ne sono arrivati 200 e il numero è destinato ad aumentare nelle giornate di oggi e di domani dove si dovrebbe raggiungere il clou della protesta che - è stato dichiarato - andrà avanti ad oltranza.
«Fino a quando non avremo delle risposte dalle istituzioni», dichiara il C.R.A (Comitati Riuniti Agricoltori) contro le mancate risposte del Governo rispetto all'aumento dei costi di produzione, tra cui il gasolio agricolo, e contro le politiche Ue, che hanno visto l'approvazione delle farine di insetti e una eccessiva attenzione verso i cibi sintetici. «Se muore il contadino, muore il Paese», si legge nei cartelli sui trattori.
A guidare la protesta degli agricoltori in questa nuova versione antisistema c’è Danilo Calvani (in foto), un imprenditore agricolo di Latina, che ha messo in piedi in pochi giorni una rete di migliaia di operatori e piccoli imprenditori del settore e che rivolge i suoi strali soprattutto nei confronti delle associazioni di categoria che dovrebbero difendere i contadini invece «si arricchiscono alle nostre spalle».
La Bussola lo ha intervistato per comprendere le motivazioni della protesta e la sua portata.
Calvani, che cos’è il C.R.A.?
È un comitato di agricoltori riuniti che si sente abbandonato dai sindacati. Sono 15 anni che combattiamo, prima ci chiamavano “i forconi” adesso siamo i trattori, ma questa è la prima manifestazione di portata nazionale. E non ci fermeremo.
E i sindacati come Coldiretti?
I sindacati sono parte del problema. A parole stanno con gli agricoltori ma nei fatti percepiscono milioni di euro, sono foraggiati da una classe politica da anni perversa e parassita.
Perché i sindacati non si uniscono alla protesta?
Perché sono sottomessi ai poteri forti, non ci sono più le organizzazioni sindacali di una volta. In queste ore stanno telefonando ai propri associati per dire di non venire. Ci stanno sabotando.
Quando avrete dei dati sull’adesione?
Direi entro domani, ma le posso già dire che è altissima e che sarà superiore al 50% dell’intero comparto.
Veniamo ai motivi della protesta…
Sono molteplici. Anzitutto c’è il problema della classe politica italiana che si inchina ai diktat europei.
In Germania c’è il problema del gasolio, ma qui in Italia no…
Nel 2026 verrà tolto anche a noi. É tutto scritto nell’agenda 2030. Le motivazioni della nostra protesta sono scritte tutte lì.
Lei che cosa produce?
Ortaggi. Il problema principale nel nostro comparto è il corridoio verde. Sono stati fatti accordi con l’Africa del nord per importare le merci. Dopo 20 anni, possiamo tirare le somme e sono devastanti: ogni anno che passa vengono potenziati questi accordi di importazione, ma si tratta di merce senza controllo, vengono utilizzati prodotti lesivi per la salute che in Italia sono vietati.
State facendo la guerra agli agricoltori nordafricani?
No, le coltivazioni ormai sono in mano a multinazionali europee, che hanno praticamente sequestrato le colture. É un nuovo colonialismo.
Qual è il problema nella produzione di grano?
Stanno importando il grano dal Canada e dall’Ucraina. Il secondo è molto contaminato, mentre il primo viene da un paese freddo: per farlo maturare gli danno un diserbante potente e noi così siamo fuori dal mercato. E il bello è che è tutto frutto di accordi sindacali.
Anche i produttori di riso protestano. Che cosa succede in quel comparto?
Nella zona del vercellese assistiamo a vere e proprie confische per incentivare il fotovoltaico. Si fa passare il messaggio che l’agricoltura inquina e si incentivano gli agricoltori a tenere i campi incolti per installare parchi eolici o fotovoltaici. L’Ue vuole dare dai 500 euro ai 1500 per non lavorare i campi. Per 20 anni.
Il Governo però non può fare niente?
Ci mette del suo. Nella nuova Finanziaria hanno aumentato la tassazione sui trattori vecchi. È un massacro, compiuto ai danni del comparto agricolo che rappresenta il 6% del pil nazionale.
Che cosa vi accomuna alla protesta in Germania?
Le politiche green europee che stanno uccidendo tutti. Ci sentiamo con i tedeschi.
E il ministero del Made in Italy?
Uno specchietto per le allodole. La carne sintetica e la farina di grillo sono già realtà. La burocrazia europea vuole toglierci la terra con le agevolazioni per non farci seminare, così ci mandano in pasto alle multinazionali che importano i prodotti dall’estero.