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TRATTORI IN PIAZZA

Agricoltori di tutta Europa protestano contro i loro governi

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Agricoltori di tutta Europa si stanno unendo. La protesta si è diffusa in Germania, Polonia, Paesi Baltici, Romania, Bulgaria e Francia contro le politiche Ue.

Esteri 23_01_2024
Marcia dei trattori a Berlino (La Presse)

Agricoltori di tutta Europa si stanno unendo. La protesta, appena sbarcata in Italia, è partita alla lontana in Olanda, dove il governo Rutte aveva provocato l’ira degli agricoltori, danneggiati dalle sue politiche draconiane contro le emissioni. Il partito degli agricoltori, nelle elezioni locali del marzo 2023, aveva ottenuto improvvisamente numeri da record. Questa tornata di proteste è invece partita dalla Germania. Ma ha subito contagiato anche Paesi Baltici, Polonia, Romania, Bulgaria e Francia.

Si possono dividere in due le cause principali di questi movimenti che adottano tattiche simili (le marce con i trattori nelle città e i blocchi stradali). Nell’Est il motivo è soprattutto la guerra in Ucraina. Lituania e Lettonia protestano per ottenere uno stop definitivo all’importazione del grano russo. Al contrario, in Polonia, Romania e Bulgaria, la protesta è contro l’importazione del grano ucraino, che passa dai loro paesi per aggirare il blocco navale russo, ma in questo modo fa concorrenza ai coltivatori locali. In Bulgaria, governo e manifestanti sono giunti a un compromesso, mentre in Romania la mediazione è fallita e la protesta continua. Alla manifestazione degli agricoltori, si unisce quella dei camionisti, soprattutto in Polonia, ai valichi di frontiera con l’Ucraina. E il motivo è sempre la concorrenza con i colleghi ucraini. I lituani protestano anche per la destinazione di terreni coltivabili alla riserva naturalistica delle praterie. E i rumeni per la mancata erogazione dei sussidi promessi come compenso per le perdite subite a causa della siccità.

Gli echi di guerra sono molto più lontani dalla Germania e dalla Francia. Dove i trattori sono spinti in strada dalle politiche ecologiste dei governi nazionali. In Francia i coordinatori hanno annunciato il 22 gennaio (ieri, per chi legge) che la protesta andrà avanti. E stanno creando posti di blocco in sempre più città, soprattutto nel Sud. Un primo tentativo di mediazione del nuovo governo Attal è fallito, anche perché è difficile trovare un soggetto con cui parlare. Il sindacato degli agricoltori, la Fnsea, non ha il controllo del movimento. Un suo rappresentante, intervenuto ad una manifestazione a Tolosa, è stato fischiato quando ha preso la parola. Le rivendicazioni principali, come in Germania, sono: no alle nuove tasse sul carburante agricolo e no all’iper-regolamentazione, entrambi effetti delle politiche ecologiste del presidente Macron.

La Francia non è nuova a questo tipo di mobilitazione spontanea: anche i “gilet gialli” erano un movimento nato contro le tasse sul carburante e si è sviluppato, lontano da Parigi, fuori da partiti e sindacati tradizionali. La protesta degli agricoltori francesi può prendere anche una piega violenta: il 19 gennaio, una bomba è stata fatta esplodere alla sede dell’ufficio delle politiche ambientali di Carcassonne, di notte, senza fare vittime, ma solo finestre rotte, come gesto puramente dimostrativo, rivendicato (con un graffito) da uno sconosciuto Comitato d’Azione Viticoltori.

In Germania, invece, le marce dei trattori, che hanno riguardato anche Berlino (5mila mezzi hanno sfilato per il centro della capitale), stanno continuando per la terza settimana. Anche qui il tentativo del governo Scholz, a guida socialdemocratica, di fare un passo indietro, non ha fermato le manifestazioni. Il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha cercato di comunicare con la piazza di Berlino, il 15 gennaio, ma è stato fischiato e di fatto cacciato.

La protesta tedesca è palesemente contro le politiche ecologiste, in opposizione a un governo a trazione verde e socialdemocratica. Nelle interviste rilasciate a un giornalista della rivista Spiked, questa motivazione emerge in tutta chiarezza. «Hai la sensazione che in Germania gli agricoltori non siano più graditi. Ci vogliono abolire». «Non sono sicuro che sia il numero giusto, ma circa 10 fattorie al giorno muoiono a causa di molte, troppe, decisioni sbagliate». «La mia fattoria, che la mia famiglia gestisce da una decina di generazioni, è a rischio estinzione». «I verdi (al governo, ndr) sono quanto di peggio possa capitare all’agricoltura». «Siamo inondati di leggi e regolamenti. Ce ne sono di nuove ogni settimana (…) L’ideologia verde non è un male in sé, ma abbiamo perso il senso delle misure. Ogni cosa viene regolamentata secondo l’ideologia verde, che abbia senso o no».