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MAGISTRATURA

Toghe rosse, un ricordo personale per capirne l'origine

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Non c'è bisogno di essere complottisti. La magistratura è stata da decenni un terreno di coltura dei marxisti leninisti. Un ricordo personale dal 68.

Cultura 01_02_2025
Toghe (la Presse)

Mi si consenta un ricordo personale. Nel fatale 1968 facevo l’ultimo anno del liceo scientifico. Vidi che i rivali (sportivi) del classico erano diventati tutti maoisti. Li aveva plagiati l’insegnante di storia e filosofia, arrivato giusto quell’anno. Il classico, per tradizione, raccoglieva la prole dell’élite cittadina, ma era una piccola città di provincia e nelle “vasche” serali in centro eravamo tutti amici senza distinzione di scuola e ceto. Col marxismo, però, vennero anche l’odio e la guerra, cessarono le ragazzate goliardiche e si smise di ridere.

Un insegnante comunista capitò anche a me, alla maturità: mi diede 5 (cinque! a me!) al tema di italiano perché avevo parlato bene di Kennedy. Bon, finito il liceo, tutti all’università, in diaspora in varie città del Nord. Alcuni li rividi, da lontano, intenti a scontrarsi con la polizia. Ebbene, due di costoro, lo so perché eravamo stati amici, divennero magistrati. Con mio stupore, devo dire, perché li sapevo anelanti una cattedra universitaria di filosofia (marxista). Mi dissi: ma come, dopo avere demonizzato lo Stato borghese e le sue istituzioni, questi sono entrati a farne parte? In effetti, ero giovane e ingenuo.

Cominciai a svegliarmi quando un mio compagno di studi universitari, esponente di spicco di Stella Rossa, formazione che si poneva addirittura a sinistra di Lotta Continua (ed è tutto dire), fece di più, come vado a riferire. Litigava spesso con un altro compagno di facoltà, uno dei pochi, se non il solo, iscritto al Psdi, il partito socialdemocratico di Saragat. Lo minacciava –e non scherzava- di impiccarlo ai lampioni del lungofiume, lui e i di lui sodali, quando la sua fazione avrebbe preso il potere. Eh, aveva imparato sui sacri testi che marxisti-leninisti e socialdemocratici erano nemici per la pelle. A università finita incontrai il psdino, ricordammo i vecchi tempi e, per sorprendermi, mi disse, ridendo, che quel nostro compagno fanatico era diventato commissario di polizia. Trasecolai: quello lo conoscevo bene, avevamo studiato insieme nella stessa facoltà. Il suo sogno lavorativo era quello di tutti i rivoluzionari: il giornalista o il docente. E sulle barricate era in prima fila. Boh. Che ci fosse una specie di regia?

In effetti - appresi con gli anni - Togliatti, quand’era ministro di grazia e giustizia ma sempre capo del Pci, aprì presso Roma una scuola di studi giurisprudenziali gratuita per i figli dei militanti, allo scopo di formare avvocati e giudici. Dietrologia, complottismo? Può darsi, ma se si considera che il marxismo è una religione e, come tale, guarda lontano, ogni ipotesi può essere quella giusta. In fondo, per diventare magistrato o funzionario basta superare un concorso. Cioè, un esame, scritto e orale, puramente mnemonico. Sei umanamente un pessimo personaggio? Non importa, nessun esaminatore te lo chiede.

Mah, forse bisognerebbe fare come negli Usa, dove il giudice e lo sceriffo vengono eletti dalla gente. Cioè da quelli che, sapendo di poter finire nelle mani del votato, cercano di eleggere il più imparziale. Certo, anche quel sistema ha i suoi difetti, perché questa è Valle di Lacrime e tutti, anche chi non ci crede, abbiamo il Peccato Originale. Ma è pur vero che in Italia, ormai, facciamo ridere. Sapete perché si dice che “c’è un giudice a Berlino”? Perché un mugnaio, cui Federico I voleva usurpare il podere, minacciò di citare il re. E il re fu contento che i suoi giudici (li nominava lui) godessero di tale fama di imparzialità. Altri tempi…