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Libertà religiosa

Tensione in Congo tra Chiesa ed esercito

L’arcivescovo di Lubumbashi ha ricevuto l’ordine di non celebrare la Messa per la festa di Cristo Re e ha rifiutato di obbedire

Con un grave atto di violazione della libertà di religione, nella Repubblica democratica del Congo un militare ha proibito la celebrazione di una Messa domenica 24 novembre, nella solennità di Cristo Re. Il divieto è stato notificato a monsignor Fulgence Muteba Mugalu, arcivescovo di Lubumbashi e presidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo, per ordine del comandante della 22esima regione militare di Lubumbashi, Eddy Kapend Yrung, e riguardava la Messa in programma presso la parrocchia di San Sebastiano che si trova all’interno di un campo militare. Monsignor Mugalu tuttavia ha deciso di non obbedire all’ingiunzione e si è recato ugualmente presso la chiesa, dove ad attenderlo ha trovato una folla di fedeli, e ha celebrato la funzione. L’arcidiocesi di Lubumbashi ha quindi rilasciato un comunicato nel quale definisce illegale, “contraria al rispetto della libertà di religione, garantita dalla Costituzione oltre che dall’Accordo quadro tra la Santa Sede e la Repubblica democratica del Congo” l’iniziativa del comandante Yrung. “Senza farsi intimidire da quest’ordine illegale, sintomo di un manifesto abuso di autorità – si legge nel comunicato – l’arcivescovo si è recato a San Sebastiano come previsto da diversi giorni”. Da tempo c’è tensione tra l’arcidiocesi di Lubumbashi e i militari. Il 18 novembre dei soldati sono entrati nel Seminario maggiore interdiocesano San Paolo di Lubumbashi e hanno prelevato un seminarista che poi è stato liberato la sera del giorno stesso. “Questi atti non sono fortuiti, ma legati alle manovre di coloro che si appropriano illegalmente di terreni della Chiesa”, sostiene monsignor Muteba. Il terreno su cui sorge il Seminario Maggiore infatti è oggetto di espropri ricorrenti benché i diritti della Chiesa su di esso siano stati definiti nel 1976.