Tempi bui per gli USA: le “nozze gay” sono legge
La Camera degli Stati Uniti ha approvato definitivamente, l’8 dicembre, il testo che codifica le “nozze gay” nella normativa federale: 258 sì (39 Repubblicani) e 169 no. Esultano Pelosi e Biden. Inascoltati gli appelli di vescovi e gruppi pro famiglia. Con la nuova legge la libertà di coscienza e di religione sarà ancora più in pericolo.
A maggior sfregio del Creatore il voto finale sul cosiddetto Respect for Marriage Act (Rma), che codifica le “nozze gay” a livello di legge federale, è arrivato nella solennità dell’Immacolata. Dopo l’approvazione al Senato a fine novembre, la Camera si è espressa con 258 voti a favore e 169 contrari: tra i favorevoli, anche 39 Repubblicani che hanno votato insieme a tutti gli attuali rappresentanti dei Democratici (219). Tra i membri del Grand Old Party ad aver votato con i Dem, spiccano i nomi di Elise Stefanik, presidente della Conferenza Repubblicana alla Camera (gruppo dirigenziale del Gop), e di Tom Emmer, il prossimo whip, ossia il politico responsabile della disciplina all’interno di un partito, che deve indirizzare i voti dei colleghi in base ai programmi concordati.
L’Rma abroga il Defense of Marriage Act del 1996, che riconosceva il matrimonio esclusivamente quale un’unione tra un uomo e una donna e consentiva ai singoli Stati federati di rifiutarsi di riconoscere eventuali “nozze gay” approvate in un altro Stato. Ora le cose sono invece capovolte. Sebbene agli Stati federati non sia richiesto dall’Rma di consentire alle coppie dello stesso sesso di “sposarsi”, con la nuova legge sopraggiungono comunque gravi imposizioni: ogni Stato degli USA sarà infatti tenuto a riconoscere qualunque «matrimonio tra due individui» contratto negli altri Stati federati, senza distinzione di «sesso, razza, etnia od origine nazionale». Il testo, oltre a permettere i “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, è abbastanza vago da aprire le porte anche al riconoscimento legale di unioni incestuose o con bambini.
Come abbiamo già scritto sulla Bussola, l’approvazione dell’Rma rende vano ogni eventuale ribaltamento della sentenza Obergefell vs Hodges (2015), che aveva imposto il riconoscimento del “matrimonio omosessuale” in tutti gli Stati Uniti. I Dem avevano proposto il testo lo scorso luglio, qualche giorno dopo la cancellazione della Roe vs Wade da parte della Corte Suprema, oggi a maggioranza conservatrice. All’inizio sembrava dovesse essere una semplice tattica preelettorale, ma poi l’inaspettato appoggio ottenuto da più del 20% dei Repubblicani (47 voti) nella prima lettura del disegno di legge alla Camera, dove i Dem avevano comunque i numeri da soli, ha convinto Biden e compagni di poter vincere la partita, sfruttando le divisioni interne al Gop, anche al Senato. Come di fatto è avvenuto superando, con qualche emendamento-compromesso e la decisiva complicità di 12 Repubblicani, lo scoglio della soglia anti-ostruzionismo nella camera alta del Congresso. A quel punto l’approvazione definitiva del testo appariva scontata. E così, per l’appunto, è stato.
Pochi minuti prima del voto finale, la speaker della Camera, Nancy Pelosi, cattolica, già interdetta da mons. Salvatore Cordileone a ricevere l’Eucaristia per il suo sostegno all’aborto, ha parlato di «storico passo avanti» e usato più volte il termine «divinità» per appoggiare la retorica perniciosa del love is love. E subito dopo il voto è stato il presidente Joe Biden a rilasciare una dichiarazione per celebrare l’Rma*.
Sono rimasti inascoltati i ripetuti interventi della Conferenza episcopale statunitense per evitare questa ulteriore deriva legislativa. In una lettera del 23 novembre al Congresso, i vescovi avevano tra l’altro spiegato: «La nostra opposizione all’Rma in nessun modo tollera alcuna ostilità nei confronti di chiunque abbia esperienza di un’attrazione verso lo stesso sesso», precisava la lettera nel solco del Catechismo (cfr. CCC 2358). E aggiungeva: «L’insegnamento cattolico sul matrimonio è inseparabile dall’insegnamento cattolico sull’inerente dignità e valore di ogni essere umano. Attaccare l’uno è attaccare l’altro. Il Congresso deve avere il coraggio di difendere entrambi [gli insegnamenti]». Un coraggio che però non c’è stato.
Oltre al danno in sé del riconoscimento normativo di ciò che matrimonio - per legge morale naturale - non è (l’unione tra persone dello stesso sesso), il Respect for Marriage Act accresce i pericoli per la libertà religiosa. I Democratici hanno bloccato un emendamento che era stato presentato alla Camera dal Repubblicano Chip Roy e che mirava a offrire una tutela più specifica alle persone che credono nel matrimonio secondo natura. Il medesimo emendamento godeva del supporto dei vescovi ed era stato già presentato, invano, anche al Senato da un altro membro del Gop, Mike Lee. La modifica proposta esplicitava innanzitutto, a livello generale, che il governo federale non dovesse intraprendere «nessuna azione discriminatoria» nei confronti delle persone che credono che il matrimonio sia solo tra uomo e donna; e poi affrontava la questione per ambiti più specifici e suscettibili di penalizzazioni per i pro-famiglia. Ma i Dem non ne hanno voluto sapere, fatto che accresce la responsabilità dei Repubblicani che, nonostante tutto, hanno votato con loro, ignorando gli appelli dei leader delle varie confessioni cristiane e dei gruppi pro-family.
Ricordiamo che l’Rma prevede che chiunque si senta «danneggiato da una violazione» possa avviare un’azione civile contro presunti trasgressori. Ai sensi della nuova legge, anche il Dipartimento di Giustizia e i procuratori generali possono intentare cause civili contro chi non riconosce un matrimonio «tra due individui» già dichiarato legale in un altro Stato federato. È quindi prevedibile che per le chiese, le agenzie di adozione, i funzionari amministrativi, le persone di fede, le istituzioni culturali e i professionisti di ogni tipo che abbiano a che fare con matrimoni (il caso del pasticciere Jack Phillips è solo la punta dell’iceberg) le persecuzioni aumenteranno.
* AGGIORNAMENTO: il 13 dicembre è arrivata anche la firma dello stesso presidente Biden, che promulga l'Rma.