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L'ARRESTO

Tariq Ramadan, il problema vero è il suo islamismo

Non c'era bisogno di questo arresto, delle accuse di stupro e dei titoloni dei giornali, per indicare con cognizione di causa Tariq Ramadan come uno dei personaggi più pericolosi in circolazione. Non per le sue presunte molestie, ma per il suo radicalismo islamico.

Libertà religiosa 04_02_2018
Tariq Ramadan

Caro direttore,

Non avevo bisogno di questo arresto, delle accuse di stupro e dei titoloni dei giornali che lo accomunano non saprei in base a quale principio a Weinstein, per indicare con cognizione di causa Tariq Ramadan come uno dei personaggi più pericolosi in circolazione.

Conosco la sua storia e le sue posizioni dottrinali in tema di islam e di applicazione della sharia nella società; del resto basterebbe sapere, ma mi rendo conto specialmente girando per i social che in pochi ne sono a conoscenza, che è il nipote di Hassan al Banna, ovvero del fondatore dei Fratelli Musulmani. Un movimento che da sempre integra nel suo dna culturale e d'azione l'accettazione del metodo estremista, capace di infiltrarsi pesantemente e profondamente nella società europea ed occidentale in genere tramite un volto fasullo, una faccia rassicurante di moderazione che nasconde però ben altro; mi è peraltro capitato nel 2015 di essere in radio con questo signore a cui ho posto alcune domande in maniera chiara, relative alla Fratellanza e alle sue modalità d'azione, a come egli concepisce il ruolo della donna nella società e così via: domande a cui (ma non mi aspettavo diversamente) il signor Ramadan ha risposto utilizzando in maniera devo dire assai raffinata la taqiya, il metodo del doppio linguaggio tipico degli intellettuali islamisti radicali.

Io lo conosco e anche lui conosce me, conosce l'universo culturale di tradizione arabo-islamica da dove provengo e dunque non stupisce che abbia tentato di utilizzare il metodo con la maggiore perizia possibile. I risultati, ad ogni modo non sono stati lusinghieri per lui, perché io non ho paura di ''tradurre'' le sue parole nella realtà profonda che incarnano. Ricordo ancora le proteste, cadute ovviamente nel nulla perché altrimenti qualche associazione non rappresentativa dell'islam italiano si risentiva, quando il signor Ramadan venne a Milano nel 2016 per sostenere la candidata di religione islamica a sostegno di Beppe Sala: in quell'occasione parlò esplicitamente di ''jihad della comunicazione'', il che stava a significare 'espandete il più possibile il pensiero radicale'. Tutto in linea, del resto, con il documento progettuale rinvenuto nel 2001 nella villa svizzera di colui che veniva chiamato il ''ministro degli Esteri'' della Fratellanza, da cui lo straordinario libro di Besson ''La Conquista dell'Occidente''. In cui, insieme alla finanza e alla politica, la comunicazione è aspetto decisivo.

È dunque la questione delle presunte violenze sessuali, per cui Ramadan è stato arrestato in Francia, il problema? Nonostante io non intenda sminuire la cosa, credo proprio che il quid stia altrove. Nello spazio che le sinistre internazionali ed europee (e a volte anche le destre compiacenti) hanno dedicato a questo personaggio, erede designato di Hassan al Banna e del suo progetto di conquista dell'Occidente, della ormai concreta infiltrazione dei Fratelli Musulmani e delle loro spire salafite in Europa.