Tanti amici su Facebook allungano la vita
Uno studio del Pnas, una delle più autorevoli riviste scientifiche statunitensi, prova la correlazione tra l'avere tante amicizie su Facebook e una vita più sana e più lunga. Ma forse è vero il contrario: chi è più sano, più positivo e ha tante amicizie nella vita reale, attira anche più amici virtuali.
Facebook allunga la vita. O meglio, l’allungherebbe. A dirlo non è Mark Zuckerberg, storico fondatore del social network dove più di un miliardo di persone al mondo (quelle con un possibile collegamento a internet sono circa tre miliardi: un terzo della popolazione digitale, quindi, ha un account) bensì il Pnas - Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America - una delle riviste accademiche americane attualmente più autorevoli.
Lo studio, coordinato da William Hobbs - postdoctoral fellow in Quantitative Social Science nell’Università di San Diego in California - prende in esame i dati di 12 milioni di utenti Facebook californiani e li relaziona alle rispettive cartelle cliniche. Il risultato è a senso unico: chi utilizza i social network ha una probabilità di morire inferiore del 12% rispetto a chi, invece, non ne fa uso. William Hobbs dichiara non trattarsi di una vera e propria scoperta, quanto di una conferma di una teoria preesistente, definita dalla sociologa Lisa Bergman già 37 anni fa: chi beneficia di forte interazioni sociali ha una speranza di vita maggiore. Poco importa se queste relazioni si giocano nello spazio fisico di un bar, di un campo di calcetto o di un oratorio: vale anche lo spazio digitale dei social network, lo spazio fisico di uno schermo da 15 pollici.
Insomma: chi ha migliaia di contatti, vive di più. Già Mark Zuckerberg, sbarcando a Roma il 29 agosto di questo anno, alla corte del Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva assicurato che no, Facebook non aveva rovinato l’interazione faccia a faccia, ma aveva bensì ampliato le possibilità d’incontro su piani altrimenti prima impossibili. Eppure, la friendship addiction rimane una realtà: aumentare il numero di fan del proprio profilo personale rischia di diventare una sorta di dipendenza cui le donne sono particolarmente vulnerabili.
Non è la prima volta che si prova a istituire correlazioni tra fenomeni interni a Facebook e dinamiche socio/demografiche più stratificate. Rimane celebre la ricerca del Facebook Data Science - che si occupa di condurre studi sui dati estratti dalla piattaforma - che nel 2014 ha deciso di celebrare San Valentino con una serie di ricerche con un semplice obiettivo: i comportamenti sui social possono prevedere il formarsi di un rapporto amoroso interpersonale (e inter-gender). Lo studio, che di per sé aveva un supporto statistico solido, partiva in realtà da un assunto semplice: i nuovi corteggiamenti sono anche social, e un like su una foto o un commento positivo sotto un post possono dire ben più di quanto esprimono “a parole”.
Tuttavia, rispetto all’ultima ricerca di William Hobbs - con l’ausilio di James Fowler dell’Università della California di San Diego - qui la situazione è diversa: i due studiosi tengono a precisare che “si tratta di uno studio di correlazione che non implica alcun rapporto di causa-effetto”. Pertanto, non vi è una determinazione cronologica dall’avere tanti amici e l’aumento della speranza di vita. Per intenderci: una persona con un vasto stuolo di amici, sui social, è principalmente una persona che condivide status positivi. Ma la positività degli stessi è genuina o è ad-hoc appunto per aumentare la sua popolarità: insomma, una persona ha tanti amici perché è felice e sta bene, o mostra felicità e benessere per avere tanti amici? Come nella vita vera, anche su Facebook si può mentire.