L’esempio luminoso dei 66 martiri francescani dell’Erzegovina
La Provincia francescana dell’Erzegovina pianse 66 confratelli uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale per mano dei partigiani comunisti. Il regime cercò di infangarne la memoria. Ma in realtà i frati furono testimoni di amore per il prossimo e morirono perdonando i loro carnefici.
Široki Brijeg, il martirio dei francescani che plasmarono l’Erzegovina
Il 7 febbraio 1945, dodici francescani del convento di Široki Brijeg furono trucidati dai partigiani titini. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nella sola Provincia dell’Erzegovina, si contavano 66 francescani uccisi. Eliminandoli, i comunisti volevano anche distruggere la cultura del popolo, plasmata proprio a Široki Brijeg.
Quando i comunisti uccisero i frati di Široki Brijeg
Il 7 febbraio di 78 anni fa, a Široki Brijeg (Erzegovina), i partigiani comunisti uccisero – dopo averli derisi e umiliati – dodici francescani, compreso un frate ottantenne. Nei giorni seguenti furono trucidati diversi altri religiosi che erano riusciti a scappare. Un eccidio in odio alla fede, spiega alla Bussola padre Dane Karačić. Ma da quel sangue «sgorgarono e sgorgano molte vocazioni».