AFRICA
Sudan e Malawi, Chiesa in prima linea
Liberati i due sacerdoti del Sud Sudan rapiti al confine, vescovi impegnati
a riconciliare le etnie. E in Malawi
nel mirino c'è un missionario italiano.
Attualità
03_02_2012
Sono stati liberati Padre Joseph Makwey e Padre Sylvester Mogga, i due sacerdoti del Sud Sudan rapiti a metà gennaio mentre si trovavano in Sudan, nella regione Kosti situata nello stato meridionale del Nilo Bianco, al confine tra i due paesi. L’annuncio è stato dato dalla diocesi di Khartoum secondo la quale non è stato pagato alcun riscatto per il loro rilascio. Si conferma inoltre che gli autori del sequestro sono dei miliziani di etnia Shilluk guidati dal comandante Johnson Olony, un gruppo armato in lotta dallo scorso anno contro il governo del Sud Sudan.
Il rapimento è avvenuto in un momento critico per il Sud Sudan che, a pochi mesi dalla sua nascita, oltre a essere minacciato dal Sudan che malvolentieri ha dovuto accettare la secessione dei suoi territori meridionali ricchi di petrolio, deve fare i conti con il dissenso anche armato dei clan e delle etnie poco rappresentate nel governo dominato dai Dinka e con devastanti scontri inter-etnici causati dalle frequenti razzie di bestiame che dall’inizio del 2012 hanno già provocato centinaia di morti e oltre 100.000 sfollati. Nell’ultimo episodio verificatosi nello stato di Warrap le vittime sono state da 40 a 100.
Il Consiglio delle chiese sudanesi sta tentando con iniziative a vari livelli, prima di tutto con una capillare campagna di sensibilizzazione in ambito scolastico, di creare una rete di giovani disposti a impegnarsi per l’unità e la pace in ogni comunità etnica.
In prima linea per la pace e la giustizia sociale, affrontando rischi ancora maggiori, è anche, all’altro capo del continente, la Conferenza episcopale del Malawi, il piccolo stato dell’Africa australe attanagliato da una crisi economica e politica che da mesi sta mettendo a dura prova una popolazione estremamente vulnerabile, in gran parte al di sotto della soglia della povertà. Nel 2011 i profitti delle esportazioni di tabacco, una voce importante del PIL malawino, sono calati del 70%, ma la generale povertà deriva dal malgoverno, dagli sprechi e dalla corruzione che hanno impedito anche negli anni migliori lo sviluppo del paese. La scorsa estate il malcontento popolare è esploso in manifestazioni di protesta durante le quali decine di persone hanno perso la vita. Il presidente Bingu wa Mutharika ha reagito inasprendo le misure repressive del proprio governo già rafforzate alcuni mesi prima con l’adozione di leggi sull’editoria che consentono un rigido controllo sui mezzi di informazione.
La Chiesa ha più volte criticato l’operato di Bingu wa Mutharika da quando nel 2004 è diventato capo dello stato, deplorando la sua gestione dell’economia e denunciandone le violazioni dei diritti umani. Aveva fatto altrettanto con il dittatore Kamuzu Banda, primo capo di stato del paese dopo l’indipendenza ottenuta nel 1964, che nel 1971 si era fatto proclamare presidente a vita. Fu anche grazie alle pressioni della Chiesa che il Malawi avviò una transizione democratica conclusasi nel 1993 con l’introduzione del multipartitismo. Nuove critiche e un appello al dialogo – rivolto al governo, ai partiti politici, alle comunità religiose e alla società civile – sono contenute nel documento finale della sessione plenaria della Conferenza episcopale conclusasi il 1° febbraio.
Il governo malawino ha risposto attaccando e lo ha fatto alzando il tiro pericolosamente. Un missionario, padre Piergiorgio Gamba, è stato infatti accusato dalla stampa governativa di stare tramando per rovesciare il presidente cercando il sostegno del Vaticano: una denuncia gravissima seguita dalla convocazione di due vescovi ai quali due ministri del governo hanno espresso disappunto per il fatto che un presidente cattolico riceva critiche tanto negative da parte della Chiesa cattolica. “La testimonianza è un dovere, d’ora in poi sarà ancora più forte e motivata”. Padre Gamba, con il pieno sostegno della Conferenza episcopale, è ben deciso a continuare la propria missione a ogni costo.
Il governo malawino ha risposto attaccando e lo ha fatto alzando il tiro pericolosamente. Un missionario, padre Piergiorgio Gamba, è stato infatti accusato dalla stampa governativa di stare tramando per rovesciare il presidente cercando il sostegno del Vaticano: una denuncia gravissima seguita dalla convocazione di due vescovi ai quali due ministri del governo hanno espresso disappunto per il fatto che un presidente cattolico riceva critiche tanto negative da parte della Chiesa cattolica. “La testimonianza è un dovere, d’ora in poi sarà ancora più forte e motivata”. Padre Gamba, con il pieno sostegno della Conferenza episcopale, è ben deciso a continuare la propria missione a ogni costo.
Per aver definito Bingu wa Mutharika un “dittatore” in un dispaccio diplomatico, lo scorso aprile l’Alto Commissario britannico Fergus Cochrane Dyet è stato espulso dal Malawi cosa che è costata alla popolazione malawina la perdita degli aiuti finanziari della Gran Bretagna che costituiscono il 40% del bilancio annuo del paese.
A padre Gamba e ai sacerdoti cattolici potrebbe succedere di peggio.