Stretta governativa in Nicaragua su Chiesa e ong religiose
Il governo ha soppresso centinaia di Ong, ha reso assoluto il controllo sulle loro attività e ha introdotto la tassazione delle offerte dei fedeli alle Chiese
Con la chiusura di 1.500 organizzazioni non governative, messe fuori legge il 19 agosto senza preavviso, sale a oltre 5.200 il numero delle associazioni sciolte in Nicaragua a partire dal 2018, anno in cui sono iniziate le proteste popolari contro il regime del presidente Daniel Ortega. Vatican News che riporta la notizia spiega che i beni mobili e immobili delle Ong delle quali è stato cancellato lo status giuridico saranno confiscati e trasferiti allo Stato sotto la supervisione della Procura generale. Il pretesto accampato da Ortega è stato l’inadempimento di alcuni obblighi come quello di presentare “per periodi compresi tra uno e 35 anni i loro bilanci secondo i periodi fiscali, con una ripartizione dettagliata delle entrate e delle uscite, il bilancio dei pagamenti, i dettagli delle donazioni e i loro consigli di amministrazione”. L’accusa è di aver ostacolato il controllo del Ministero dell’Interno. La maggior parte delle Ong chiuse sono religiose, molte facenti capo a comunità evangeliche. Tra quelle cattoliche figura anche la Caritas diocesana di Granada. La chiusura era stata preceduta dall’annuncio fatto dalla vice presidente Rosario Murillo, moglie di Ortega, che d’ora in poi verrà adottato “un nuovo modello di alleanze tra le Ong e il governo”. Sotto le nuove norme, per poter realizzare dei progetti le Ong superstiti saranno “tenute a presentare programmi o progetti e a collaborare con le istituzioni governative”. In altre parole, il governo ha ampliato rendendolo di fatto assoluto il proprio controllo su tutte le attività associative, in particolare quelle religiose. Inoltre è stato abrogato un articolo di legge che garantiva protezione fiscale alle istituzioni religiose tramite una limitazione del pagamento dell’imposta sul reddito e sulle attività economiche. Tutte le Chiese di qualsiasi denominazione, spiega ancora Vatican News, saranno d’ora in poi soggette a un regime tributario simile a quello del settore economico privato. In pratica è stata introdotta una tassa sulle donazioni dei fedeli grazie alle quali parrocchie, istituti scolastici e altri enti religiosi svolgono le loro attività. Offerte, elemosine e donazioni dei fedeli saranno soggette al pagamento dell'imposta sul reddito con aliquote comprese tra il 10 e il 30 per cento.