Stanza pro vita al Sant’Anna, il Tar boccia il ricorso abortista
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Il Tar del Piemonte ha respinto l’istanza con cui la Cgil e Snoq chiedevano la sospensione cautelare della convenzione sulla “stanza dell’ascolto” all’Ospedale Sant’Anna. Primo round dunque ai pro vita, in attesa del giudizio di merito.
L’associazione femminista “Se non ora quando?” (Snoq) e la Cgil hanno perso il primo round della partita sulla “stanza dell’ascolto” all’Ospedale Sant’Anna di Torino. Con un’ordinanza pubblicata ieri, 11 gennaio, il Tribunale amministrativo regionale (Tar) del Piemonte ha infatti respinto l’istanza con cui le parti ricorrenti chiedevano la sospensione cautelare della convenzione, stipulata nel luglio 2023, tra l’Azienda ospedaliera universitaria Città della salute e della scienza di Torino (che comprende anche il Sant’Anna) e il Centro di aiuto alla vita “Foradini” di Rivoli (TO).
La suddetta stanza, che peraltro non è ancora pronta per via di più generali lavori di ristrutturazione all’interno dell’ospedale, è intesa, come si legge nella già citata convenzione, «a fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti».
Si tratta quindi, come già riferito l’estate scorsa sulla Nuova Bussola, di uno spazio per tutelare la vita nascente e, al contempo, aiutare quelle donne che pensano di abortire solo perché indotte dalle circostanze, ma che in cuor loro vorrebbero dare alla luce il bambino che portano nel grembo. La convenzione, insomma, si muove nel solco delle possibilità previste dalla Legge 194/1978 (espressamente richiamata dalla convenzione stessa), come per esempio all’articolo 2, laddove si stabilisce che i consultori, anche avvalendosi della collaborazione con associazioni di volontariato, assistano la donna incinta «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza». Il che è proprio il fine perseguito con la stanza dell’ascolto al Sant’Anna, secondo un modello già diffuso e ben collaudato in altre strutture ospedaliere, tra cui le più note sono la Clinica Mangiagalli di Milano e l’Ospedale Mauriziano di Torino.
Ma di fatto, per l’ideologia sottesa al ricorso di Cgil e Snoq, questa possibilità di aiutare le donne che vogliono tenere il bambino rappresenterebbe uno scandalo, perché l’aborto viene ritenuto non solo una possibilità prevista dalla legge – una possibilità, è bene ricordarlo, ingiusta perché equivale a sopprimere la vita di un essere umano innocente – ma una sorta di idolo da difendere contro chiunque voglia proporre delle alternative.
Tornando all’ordinanza, il Tar ha ritenuto di non poter assentire alla sospensione cautelare della convenzione e ciò per una serie di motivi. Innanzitutto perché, in attesa del giudizio di merito a cui pure ambiscono la Cgil e Snoq, gli stessi ricorrenti non sono stati capaci di «dettagliare il pericolo di un danno grave e irreparabile corredato dei prescritti requisiti di concretezza e attualità», cioè non hanno saputo motivare un pericolo attuale di danno, tale da richiedere una misura cautelare. Concretamente, spiegano ancora i giudici, «non risulta ancora perfezionata la condizione integrativa di efficacia della convenzione» e, inoltre, «neppure risultano, allo stato, approntati i locali destinati alla prestazione del servizio», perché appunto la futura stanza dell’ascolto e altri spazi del Sant’Anna sono interessati da lavori di ristrutturazione.
Da qui la decisione del Tar di non concedere la sospensione richiesta da Cgil e Snoq. Come ha detto al telefono alla Bussola l’avvocato Francesco Cavallo, uno dei legali che agisce in rappresentanza del Centro di aiuto alla vita “Foradini” di Rivoli e di FederviPA: «Sappiamo che è una pronuncia cautelare, offriremo al giudice ogni elemento per evidenziare la legittimità della scelta in vista della decisione della causa».
La partita, dunque, è rimandata al giudizio di merito. Il fatto che si arriverà a questo pronunciamento è stato salutato, comunque, con soddisfazione in un comunicato della Cgil. Un comunicato che appare tendenzioso, visto che si conclude con l’affermazione secondo cui «almeno per il momento, la Legge 194 in Piemonte è salva». Come ricordato, è proprio la 194 a sancire la possibilità prevista dalla convenzione – offrire alle donne un aiuto a proseguire la gravidanza – contro cui si stanno battendo, ideologicamente, la stessa Cgil e Snoq.
Da parte sua, l’assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, ha ribattuto ad altri passaggi del comunicato della Cgil, specie laddove il sindacato vanta di aver stoppato l’operatività della stanza dell’ascolto: «Nella dimensione parallela dove vive la Cgil, dopo l’annuncio bufala sulla revoca della convenzione già in estate, anche l’ordinanza di oggi [ieri, ndr] – dichiara l’assessore – viene spacciata come una vittoria. Nel mondo reale, invece, il Sant’Anna ha tirato dritto e il Tar ha respinto l’istanza cautelare contro la convenzione, che aveva già previsto l’apertura della stanza solo al termine della formazione dei volontari». Per il resto, chiaramente, rimane sempre la possibilità per le donne di rivolgersi ai vari centri di aiuto alla vita presenti in Piemonte come nelle altre regioni.
Una stanza per la vita, parte la sfida all’aborto in corsia
A Torino nasce la stanza con volontari pro life all'interno dell'ospedale Sant'Anna per dare supporto alle donne a un passo dall'aborto. È la terza esperienza in Italia ed è destinata a suscitare le solite polemiche, ma la Regione Piemonte, capofila dell'accordo con FederviPa, andrà avanti: «Non temiamo le critiche, aiutare le donne è una conquista sociale». Parla l'assessore Marrone.