Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
NUOVA LEGGE

Spagna, passa l'eutanasia. La Chiesa invita all’obiezione

Ieri il Congresso dei deputati ha approvato, con un voto di 202-141, la legge sull’eutanasia. Alla maggioranza di sinistra si sono aggiunti i liberali di Ciudadanos. Vox ha annunciato ricorso alla Corte costituzionale. I vescovi spagnoli chiedono ai medici di fare obiezione di coscienza e a tutti di domandare esplicitamente le cure fino alla morte naturale.

Vita e bioetica 19_03_2021

Ieri in Spagna il Congresso dei deputati ha approvato, in terza e finale lettura, la legge per l’eutanasia con 202 voti a favore e 141 contrari. La Chiesa cattolica parla di scelta drammatica e indegna di una società avanzata, invita tutti i cittadini a compilare i propri testamenti di fine vita sin da subito - chiedendo esplicitamente di esser curati sino alla fine con le cure palliative - e i medici a scegliere l’obiezione di coscienza.

La Spagna diventerà, dopo l’approvazione di ieri e se la Corte ne confermerà la validità, il 5° Paese al mondo dove l’eutanasia è legalizzata pienamente ed esplicitamente, andando ad aggiungersi a Belgio, Olanda, Canada (dove nei giorni scorsi è stata ampliata la norma) e Lussemburgo. Dopo la buona notizia dei giorni scorsi dal Portogallo, con la dichiarazione di incostituzionalità da parte del Tribunale costituzionale, la sinistra spagnola è quindi riuscita nell’intento di affrontare l’emergenza sanitaria e la terza ondata di Covid-19… approvando l’eutanasia.

La proposta di legge spagnola era già stata approvata in prima lettura dagli stessi deputati il 12 febbraio 2020 e poi votata dal Senato il 9 marzo di quest’anno. I 202 voti di ieri a favore appartengono alla maggioranza di governo (PSOE, Podemos, gli autonomisti baschi di PNV e i catalani di ERC) ai quali si è aggiunta sin allo scorso anno la forza di opposizione liberale di Ciudadanos. I 141 voti contrari si trovano tra le file delle opposizioni (i popolari del PP, Vox e gli altri due partiti autonomisti di UPN e Foro Asturias).

La legge entrerà in vigore tre mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dello Stato, prima dell’estate, nel caso il ricorso alla Corte Costituzionale venga respinto.  Il ministro della Salute, la socialista Carolina Darias, in chiusura del dibattito, ha dichiarato che con questa nuova legge la Spagna avanza “nel riconoscimento dei diritti, verso una società più umana e più giusta e più decente”. Un socialismo sanitario da… morire. La socialista e prima firmataria della legge María Luisa Carcedo ha difeso la legge perché i pazienti “hanno il diritto di disporre della fine della propria vita”, in quanto il diritto alla vita dev’essere in funzione della “dignità umana, integrità, immagine di sé e rispettare la libertà individuale”.

I Popolari, con Ignacio Echániz, hanno criticato la legge nel merito e il suo metodo di approvazione, un percorso express nel bel mezzo di una pandemia e senza aver preso in considerazione le preoccupazioni espresse nei mesi scorsi dalle organizzazioni civili, etiche, mediche e sociali. Tra queste, sia l’Ordine dei medici spagnoli sia il Comitato nazionale di bioetica nei mesi scorsi avevano contrastato l’idea di legiferare sull’eutanasia come atto medico o considerarla un diritto personale.

Lourdes Méndez Monasterio, di Vox, ha definito la giornata della votazione come segno di “ignominia, della cultura dello scarto e della morte…”. Ha quindi annunciato il ricorso alla Corte costituzionale e la richiesta di sospensiva della legge sino al pronunciamento dei giudici supremi.

La nuova legge sull’eutanasia riconosce “il diritto di richiedere la prestazione di aiuto nel morire”, che sarà un ‘servizio’ incluso nel sistema sanitario nazionale, a condizione che siano soddisfatti i seguenti requisiti del richiedente: cittadinanza spagnola, residenza legale in Spagna o certificato di censo che provi un periodo di residenza in territorio spagnolo superiore a dodici mesi; avere informazioni scritte sul percorso medico, sulle diverse alternative e possibilità di cura, incluso l’accesso a cure palliative complete; aver fatto due richieste volontarie e per iscritto di voler l’eutanasia; soffrire di una malattia grave e incurabile o di una condizione grave, intollerabile, cronica e invalidante e fornire il proprio consenso informato. Non ci sarà bisogno di alcun consenso informato, né delle richieste scritte se il paziente non si troverà nell’uso delle proprie facoltà e però avrà precedentemente firmato un testamento biologico, direttive anticipate o altri documenti legalmente riconosciuti.

Il medico curante sarà incaricato di ricevere le due richieste e conservarle, prima di trasferire la documentazione ad altro medico consulente che valuterà se esse soddisfino o meno i requisiti. Questa decisione dovrà poi essere comunicata alla Commissione di Garanzia e Valutazione, una per ogni regione spagnola e contro la quale si potrà ricorrere in via ammnistrativa. I medici stabiliranno con il paziente quale sia l’opzione migliore per l’eutanasia: se il cosiddetto “aiuto nel morire” (la somministrazione diretta di una sostanza al paziente da parte di un operatore sanitario) o la prescrizione e fornitura di una sostanza al paziente da parte del professionista, affinché lui stesso si uccida o venga ‘terminato’ in un ospedale pubblico, privato/convenzionato o presso la sua abitazione. Ai medici è consentita l’obiezione di coscienza: il registro di tali operatori sanitari sarà tenuto negli ospedali.

Il presidente (il cardinale Omella di Barcellona) e vicepresidente (cardinale Osoro Sierra di Madrid) della Conferenza episcopale spagnola hanno reagito duramente all’approvazione della legge e, come accennato, hanno spronato i fedeli e tutti i cittadini a sottoscrivere le dichiarazioni di fine vita per chiedere espressamente di esser curati sino alla morte naturale con cure palliative, oltreché invitato i medici alla obiezione di coscienza. Poco prima del voto finale, era stato il segretario generale dei vescovi spagnoli, monsignor Luis Argüello, a ricordare l’imperativo di non uccidere e di prendersi cura dei malati, visto che sono “60.000 le persone sofferenti in Spagna che muoiono senza cure palliative ogni anno”.

Già alla prima ondata di Covid-19, l’Onu e diversi governi di sinistra avevano promosso un’ulteriore liberalizzazione dell’aborto; ora, nel pieno della terza ondata, ci sono Paesi che spingono per la liberalizzazione ed espansione dell’eutanasia. Non bastano i vaccini, eliminato Dio dall’orizzonte si vogliono eliminare anche gli “scarti umani”. Il Giudizio divino verrà.