Incostituzionale la legge pro eutanasia. Parola dei giudici
I giudici della Corte costituzionale portoghese hanno bocciato la legge che depenalizza l’eutanasia con un voto di 7-5. Accolte le riserve espresse nel ricorso del presidente della Repubblica, Rebelo de Sousa. Rilevata in particolare l’ambiguità dell’espressione “situazione di sofferenza intollerabile”. Soddisfatti i pro vita. La legge torna in Parlamento.
I giudici della Corte costituzionale bocciano la legge che depenalizza l’eutanasia. La decisione finale presa ieri pomeriggio dice a chiare lettere che la legge, approvata dal Parlamento all’inizio di quest’anno, non è costituzionale e non rispetta i principi fondamentali della Carta repubblicana. Vescovi, leader religiosi e associazioni pro vita e famiglia esultano.
La maggioranza dei giudici conferma l’opinione di incostituzionalità, come già evidenziato nel ricorso del presidente Marcelo Rebelo de Sousa presentato lo scorso 18 febbraio. La legge torna ora in Parlamento e i partiti che l’hanno approvata avranno una delle due decisioni da prendere: o abbandonare la legge o cambiarla per renderla costituzionale.
La decisione è stata presa dalla Corte costituzionale con un voto di 7-5. La dichiarazione d’incostituzionalità si concentra sul paragrafo 1 dell’articolo 2 della legge: “Si considera anticipazione di morte medicalmente assistita non punibile quella che avviene per decisione della persona, adulta, la cui volontà è attuale e ripetuta, seria, libera e informata, in una situazione di sofferenza intollerabile, con lesioni definitive di estrema gravità secondo il consenso scientifico o malattia incurabile e mortale, quando praticata o assistita da professionisti della salute”.
La Corte, come accennato, è andata incontro alle riserve già espresse dal presidente della Repubblica, parlando di “imprecisione” nella definizione di “situazione di sofferenza intollerabile, con lesioni definitive di estrema gravità secondo il consenso scientifico o malattia incurabile e mortale”. La principale di queste norme incostituzionali è quella che definisce la condizione centrale per permettere un’anticipazione della morte medicalmente assistita non punibile: “situazione di sofferenza intollerabile”.
L’annuncio della decisione di incostituzionalità è stato fatto nella sede della Corte Costituzionale, a Lisbona, dal giudice relatore, Pedro Machete, e poi spiegato, in una dichiarazione letta dal presidente João Caupers. Secondo il relatore Machete, la Corte ha stabilito che la legge di depenalizzazione della morte medicalmente assistita non rispetta la Legge Fondamentale, mettendo in discussione “l’inviolabilità della vita umana”. I giudici hanno confermato i dubbi sollevati dal presidente della Repubblica sui “concetti eccessivamente indeterminati nella definizione dei requisiti per consentire la depenalizzazione della morte medicalmente assistita, e la delega da parte dell’Assemblea della Repubblica di una materia che spettava all’Assemblea della Repubblica chiarire”.
Il processo legislativo sull’eutanasia non ha precedenti nella storia del Parlamento portoghese dalla sua nascita nel 1976. Mai, nella storia della Repubblica portoghese, il Parlamento ha approvato una legge su una questione di tale portata e con implicazioni così ampie, senza prima averla sottoposta a un referendum. Mai prima d’ora nel Parlamento portoghese tutte le associazioni e gli ordini professionali ascoltati (la maggior parte dei quali su richiesta del Parlamento stesso) si erano pronunciati all’unisono (Ordini di medici, psicologi, infermieri, avvocati, i due Consigli superiori della magistratura e dei pubblici ministeri, il Consiglio nazionale di etica delle scienze della vita, nonché diversi movimenti civici e professionisti delle cure palliative) contro il progetto di legge che erano stati chiamati a valutare, con l’eccezione di soli due specialisti.
L’iniziativa referendaria popolare aveva raccolto 95.000 firme in un solo mese prima di essere interrotta a causa delle restrizioni imposte a causa del Covid-19, ma sino alla scorsa primavera erano state raccolte più di una volta e mezza il numero minimo di firme necessarie. Questa richiesta di referendum era stata poi bocciata.
La legge è stata sostenuta da una maggioranza di sinistra e ideologica che ora, dopo la bocciatura costituzionale, dovrà dimostrare se vorrà governare per il popolo o contro di esso. Vescovi e altri leader religiosi, ordini professionali, giuristi e associazioni pro vita si sono detti soddisfatti della decisione della Corte Costituzionale. Così si è espresso Antonio Torres, esponente di spicco dei pro life portoghesi: “Una decisione chiara e cristallina”, ha detto Torres, aggiungendo che “la vita umana è inviolabile. Ora il Governo socialista e la sua maggioranza ne prendano atto e si occupino della drammatica crisi sanitaria, sociale ed economica che vive il paese, non di battaglie ideologiche che violano la dignità umana dei cittadini”.