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CHAVISMO

Soldi o no, fra Chavez e M5S è sempre stato amore

Il quotidiano spagnolo ABC ha pubblicato un’inchiesta con una rivelazione clamorosa: il Movimento 5 Stelle, nel 2010, avrebbe ricevuto soldi in contanti dal regime venezuelano di Hugo Chavez. Si è innocenti fino a prova contraria. Tuttavia abbiamo già le prove (pubbliche) di un legame politico forte fra M5S e Venezuela chavista.
- I 5 STELLE TEMONO LA SCISSIONE di Ruben Razzante

Politica 16_06_2020
Chavez e Maduro, murales venezuelano celebrativo

Bufera sul governo Conte. Il quotidiano spagnolo ABC ha pubblicato un’inchiesta con una rivelazione clamorosa: il Movimento 5 Stelle, nel 2010, avrebbe ricevuto soldi in contanti dal regime venezuelano di Hugo Chavez, 3,5 milioni di euro in contanti. Il denaro sarebbe stato consegnato in una valigetta a Gianroberto Casaleggio attraverso l'intermediazione del console venezuelano a Milano, Gian Carlo di Martino. A inviare i soldi sarebbe stato Nicolas Maduro, oggi presidente venezuelano, allora ministro degli Esteri.

Il Movimento 5 Stelle ha veramente soldi dal Venezuela di Hugo Chavez? Siamo garantisti, si è innocenti fino a prova contraria. Finché la magistratura non spiccherà il suo verdetto, il Movimento 5 Stelle sarà innocente e sarà dunque solo presunta la valigetta contenente 3,5 milioni di euro, mandata da Maduro per aiutare questo nuovo “movimento anticapitalista e di sinistra nella Repubblica italiana”, come si legge nei documenti riportati dalla testata spagnola ABC. Ma c’è bisogno di soldi per essere ideologicamente vicini a Chavez e al suo successore Maduro? No. Si può seguire e simpatizzare per il Socialismo del XXI Secolo anche gratis. Ed è quello che il Movimento 5 Stelle ha fatto nel corso degli ultimi dieci anni. Le prove ci sono, da questo punto di vista: sono scelte politiche e discorsi pubblici, non c’è neppure bisogno di fare un’inchiesta per comprendere che il partito italiano di maggioranza relativa è guidato da apologeti del regime bolivariano del Venezuela.

Nel gennaio 2019, Juan Guaidó venne nominato presidente del Venezuela, in quanto l’elezione di Maduro fu riconosciuta come fraudolenta e la successione sarebbe spettata di diritto al presidente dell’Assemblea Nazionale (il parlamento). Quasi tutti i Paesi e le organizzazioni internazionali riconobbero Guaidó come unico legittimo presidente della repubblica latino-americana, a spiccare come eccezione, assieme alla Russia, alla Cina, alla Turchia e al Messico (con un presidente di ultra-sinistra quale Lopez Obrador), c’era proprio l’Italia, con una politica estera a guida 5 Stelle. Il 31 gennaio successivo, il Parlamento Europeo votò a gran maggioranza il riconoscimento della presidenza di Guaidò. Il Movimento 5 Stelle e la Lega (allora partner di governo) si astennero.

Un anno prima, in occasione delle grandi proteste per la democrazia in Venezuela, il 22 gennaio 2018 in Commissione Affari Esteri, il deputato grillino Pino Cabras prendeva nettamente le difese del regime di Maduro: “il sistema elettorale venezuelano è stato giudicato dal Carter Centre tra i migliori ed i più efficienti al mondo” e “la stampa gode di un’ampia libertà di espressione, soprattutto se confrontata con la situazione di altri Paesi latino-americani”. Il deputato pentastellato ha proseguito segnalando “i pericolosi intrecci di interesse tra l’Amministrazione statunitense e la borghesia compradora venezuelana”, sposando così in pieno la propaganda di Maduro, secondo cui non vi sarebbe una protesta genuina, ma un golpe organizzato dagli Usa.

Un anno prima, il 5 marzo 2017, i parlamentari Manlio Di Stefano (capogruppo alla commissione Affari Esteri della Camera), Ornella Bertorotta (capogruppo alla commissione Affari Esteri del Senato) e Vito Petrocelli (vicepresidente del Comitato italiani all’estero) avevano visitato Caracas per partecipare alla cerimonia in memoria della morte di Hugo Chavez. In occasione di quella trasferta, vi fu anche un incontro/scontro della delegazione grillina con gli italiani in Venezuela, oppressi dal regime e ridotti alla fame. Per far capire la situazione, uno degli italo-venezuelani, dopo aver chiesto l’anonimato, affermò: “Noi abbiamo paura, voi forse non sapete come si vive qui. Per favore alzi la mano chi è stato sequestrato o ha avuto l’esperienza di un familiare rapito”. E alzarono la mano quasi tutti. Risposta dei parlamentari pentastellati? “Insomma, pensate che anche in Italia si sta male, ci sono tanti giovani senza lavoro a causa delle scriteriate politiche del governo Renzi, abbiate un po’ di empatia. E diciamo che ci sono anche cose buone in Venezuela come il programma di musica nelle scuole”.

All’inizio di quell’anno, il 24 gennaio 2017, il Movimento 5 Stelle e la Sinistra Italiana avevano votato contro la mozione promossa da Pierferdinando Casini che chiedeva di impegnare l’Italia “… ad adottare ogni iniziativa internazionale per ottenere dal Governo venezuelano un atteggiamento costruttivo, per impegnarlo a ripristinare la separazione dei poteri e salvaguardare le attribuzioni degli organi costituzionali…”. Il 23 gennaio 2017, durante lo stesso dibattito, Manlio Di Stefano sciorinava cifre ed esempi da brochure del governo di Maduro: “Il Venezuela è tra i 29 Paesi nel mondo che hanno raggiunto gli obiettivi di sviluppo del Millennio e la meta di vertice sull'alimentazione. Tra il 1998 e il 2013 in Venezuela la fame si è ridotta del 21,10 per cento e oggi essa si assesta a meno del 5 per cento”.

Se andiamo un po’ più indietro, l’11 giugno 2014, nel suo quinto anno di vita, il Movimento fondato da Beppe Grillo votava la risoluzione 7/00234 per “rafforzare i rapporti politici, culturali, diplomatici ed economici” con l’ALBA (l’Alleanza Bolivariana per le Americhe). Un’alleanza per il commercio dei beni e dei servizi, siglata nel 2014 da Fidel Castro (Cuba) e Hugo Chávez (Venezuela), con l'integrazione dei paesi alleati del Socialismo del XXI Secolo. Il 13 marzo 2015, il deputato Alessandro Di Battista aveva poi organizzato alla Camera dei Deputati il convegno “L’Alba di una nuova Europa”, con la partecipazione dei paesi dell’Alba e di chiaro schieramento “chavista”.

Tutti i gusti sono legittimi? Non se il modello ammirato porta alla morte del Paese. Perché il Venezuela è un Paese che sta morendo, di fame, di violenza, di repressione di ogni forma di dissenso, come solo le statistiche ufficiali di Maduro possono nascondere. Al di là dei dati snocciolati dalla propaganda chavista, infatti, il 94% della popolazione è da considerarsi povera, il tasso di disoccupazione è del 44% (riferito al 2019), 8 milioni di venezuelani vivono al di sotto della soglia di sussistenza e patiscono la fame. Circa 5 milioni hanno abbandonato il Paese, più per disperazione che per dissenso politico.

Resta da chiedersi perché il Movimento 5 Stelle abbia sempre voluto illudersi sul Venezuela, facendone un ritratto tanto edulcorato quanto lontano dalla realtà. Perché il sospetto che lo vogliano imitare è forte. Non solo la ricetta economica, tutto pubblico e niente privato, reddito di cittadinanza e svalutazione della moneta ricorda molto il programma del Socialismo del XXI Secolo. Anche l’avversione alla democrazia parlamentare è un segnale che il partito italiano di maggioranza relativa sia più vicino al bolivarismo venezuelano che al modello liberal-democratico occidentale. Ovviamente nessuno parla apertamente di “dittatura”. Il regime di Maduro parla di democrazia delle comunità, come ha fatto in occasione dell’elezione dell’Assemblea Costituente che ha di fatto esautorato il parlamento. Il Movimento 5 Stelle perora la causa della “democrazia diretta”, che in teoria dovrebbe scavalcare il parlamento. Né in un caso, né nell’altro si parla di vera democrazia: non c’è vera rappresentanza se a votare sono associazioni e comunità (tutte ovviamente scelte dal Partito), come avviene in Venezuela, ma non c’è nemmeno quando a votare sono gli iscritti a una piattaforma informatica (creata dal Partito). Chiaro perché il Venezuela piace?