Siria, la carta che l'Italia potrebbe giocare
Barack Obama si ostina a voler combattere Assad, nonostante la crescita dell'Isis. La Russia approfitta del vuoto strategico per intervenire. E l'Ue appare ancora una volta assente, soprattutto l'Italia che non mostra di avere alcuna strategia. Eppure Renzi una carta l'avrebbe: proporre la fine dell'embargo alla Siria.
Adesso che l’inizio dell’esodo degli Stati Uniti dal Mediterraneo non accompagnato da un’adeguata nuova politica mediterranea dell’Unione Europea, ha restituito alla Russia un ruolo nel Vicino Oriente, che da sola non sarebbe mai riuscita a riprendere, all’Italia che cosa resta da fare?
Speriamo che, al di là della girandola delle comparse in scena che stanno caratterizzando la sua tournée americana, Renzi ci stia pensando. E che, se non ci pensa lui, nel suo governo ci stia almeno pensando qualcun altro. Al vertice dell’Onu sulla lotta al terrorismo, da lui stesso presieduto, malgrado ogni altra apertura Barak Obama da un lato ha sostenuto come mai prima l’ urgenza di farla finita con il cosiddetto Stato Islamico ma dall’altro ha anche ribadito che secondo lui occorre a anche farla finita con Assad. Sembra dunque che gli anni sin qui trascorsi tra lacrime, sangue e distruzioni da quando è scoppiata (o meglio, è stata fatta scoppiare) la rivolta contro Assad non gli abbiano insegnato proprio nulla. Anche a chi guarda le cose dalle finestre della Casa Bianca dovrebbe ormai essere evidente in primo luogo che Assad non è un angelo ma oggi come oggi qualsiasi alternativa a lui è molto peggio; e in secondo luogo che non solo Assad è ben lungi dal cadere ma anche sta diventando il catalizzare di una sorprendente ma pure preoccupante alleanza tra Russia e Iran. L’ostinazione di Obama a volere la sua testa è insomma una mossa sbagliata che più sbagliata non si può.
In quanto Paese con un inevitabile ruolo di primo piano nel Mediterraneo sia in proprio che per conto dell’Unione Europea, l’Italia ha degli ottimi motivi per prendere le distanze da tale politica e per sollecitare Bruxelles a muoversi nello stesso senso. In tale prospettiva sono due i campi sui quali si può giocare: quello della coalizione militare e quello delle sanzioni economiche. Alla coalizione militare contro lo Stato Islamico (ma forse anche, chissà, contro la Siria di Assad) l’Italia partecipa ma in modo patetico. Abbiamo schierato degli aerei che però non sono autorizzati a compiere azioni belliche, ma soltanto voli di ricognizione. E’ una scelta obiettivamente penosa. Si può decidere o non decidere di giocare la carta dell’azione militare. E’ un ambito però che per natura non consente vie di mezzo se non al costo di rendersi ridicoli. Questo invece è proprio ciò che sta accadendo, anche se la nostra stampa più diffusa, oggi tutta quanta mobilitata senza ritegno a servizio del governo, gli fa il favore di non dirlo.
In questo caso particolare Renzi ha però una carta in mano che potrebbe giocare anche senza prendere in sede militare decisioni che a quanto pare sono superiori alle sue forze. E’ la carta, come già avemmo occasione di ricordare, delle sanzioni economiche contro la Siria di Assad, che poi ovviamente non paga Assad ma la gente comune. Visti gli effetti di tali sanzioni ci sarebbero tutti i motivi per sospenderle per motivi umanitari. Invece di continuare a ballare la danza di “sì”, dei “ma” e dei “forse” Renzi potrebbe e dovrebbe fare un gesto chiaro, che nel medesimo tempo non implica alcuna modifica dello status quo della coalizione militare: proporre che le sanzioni contro la Siria vengano sospese. E’ vero, lo propone anche Putin, ma il gioco, ossia la fine di un conflitto cruento e senza sbocco, valeva la candela. Invece ha detto solo delle banalità, come può verificare chiunque riascoltando il suo intervento, raggiungibile via Internet nell’originale in italiano sulla web tv dell’Onu.