Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Teresa d’Avila a cura di Ermes Dovico
IL DISSENSO CRESCENTE

Sinodo tedesco: «Interpretiamo liberamente il Magistero»

Democratica, femminilizzata, guidata dai laici, mira a sganciarsi dall'insegnamento cattolico e ad approvare il sacerdozio femminile. Così la Chiesa tedesca è solo formalmente soggetta al papato. Ma aumentano i vescovi che denunciano la deriva contraria alla fede, dovuta alla perdita di un rapporto reale con Cristo, e l'eresia alimentata dal silenzio di Roma.

Ecclesia 06_02_2020

La prima Assemblea generale del Sinodo tedesco ha già indicato chiaramente la linea che si vuole seguire (vedi qui); rigettando la richiesta di cinque vescovi, che domandavano che dai forum non uscissero testi contrari al Magistero della Chiesa, la nuova costituente della “chiesa” tedesca ha chiaramente fatto capire di volersi dedicare a libere interpretazioni – secondo l’espressione utilizzata in conferenza stampa dal cardinal Marx – dell’insegnamento della Chiesa.

L’Assemblea che ha considerato non rilevante la continuità dottrinale, è stata la stessa che ha invece eretto il principio democratico a criterio determinante, con tanto di quote rosa. Infatti non solo tutti i membri del Sinodo godranno del diritto di voto, azzerando d’emblée ogni ordine gerarchico (si noti che il 52% dei membri aventi diritto di voto sono laici, e solo il 30% vescovi), ma addirittura è stata approvata una votazione distinta che tenga conto delle Frauen presenti. Ogni deliberazione finale dell’Assemblea, non dovrà infatti limitarsi ad ottenere i due terzi dei consensi, ma dovrà avere anche l’approvazione della maggioranza delle donne con diritto di voto. Dei 230 aventi diritto di voto, 159 sono uomini, 70 donne e 1 “diverso”. I due terzi dell’Assembla corrispondono a 154 voti; se dunque la quasi totalità degli uomini votasse a favore di una decisione, ma 36 donne fossero contrarie, tale decisione non passerebbe.

Si tratta di una galanteria che non solo ha l’effetto di assolutizzare il ruolo decisionale femminile, ma anche di far prevalere decisamente il voto laicale su quello dei vescovi. È chiaro infatti che, poiché tutte le donne appartengono al laicato presente al Sinodo (almeno fino a quando non giungeranno all’agognata ordinazione femminile), ogni decisione dovrà ottenere la maggioranza di una porzione di membri esclusivamente laica e rosa. Una sorta di potentissimo diritto di veto affidato alle donzelle teutoniche.

La maggioranza del Sinodo tedesco va dunque senza freni verso la disintegrazione di quel poco di “cattolico” che è rimasto. Il dissenso però è crescente. E non c’è solo il cardinal Müller (vedi qui), che ha plasticamente paragonato l’autorità rivendicata dal Sinodo tedesco in corso a quella con cui i nazisti abrogarono la Costituzione di Weimar. Anche il vescovo di Passau, monsignor Stefan Oster, in un’intervista a Passauer Neuen Presse, ha espresso il suo dissenso e la sua preoccupazione (vedi qui), per il fatto che il Sinodo rivela una spaccatura «tra una minoranza di vescovi e laici, che hanno a cuore gli insegnamenti della Chiesa, tra i quali io, e una chiara maggioranza dell’assemblea sinodale che richiede con enfasi cambiamenti, per esempio, riguardo al celibato o al ruolo della donna».

Il cardinal Woelki, in un’intervista a Katolisch.de, è tornato ad esternare la propria perplessità per la piega presa dal Sinodo, denunciando anzitutto una non trasparenza nella fase preparatoria, particolarmente per quanto riguarda i criteri non chiari con cui sono stati scelti gli esperti presenti nei forum, che hanno il compito di preparare il testo che dovrà poi essere dibattuto in aula. Woelki ha poi ribadito la propria preoccupazione per il fatto che il Sinodo ha imboccato una strada in solitaria rispetto al resto della Chiesa; questa osservazione «mi è stata contestata e rimproverata. Adesso possiamo solo attendere. La storia ci farà vedere chi ha avuto ragione. Credo che molti argomenti trattati durante la prima riunione sinodale non siano conciliabili con la fede e con gli insegnamenti della Chiesa universale». Tra i membri sinodali «si crede di poter plasmare una chiesa diversa. Lo sguardo sulla tradizione della Chiesa non ha più un grande peso».

Il cardinale di Colonia ha il sentore che ci sia un’incomprensione di fondo della morale cattolica, una sorta di insofferenza per quella che è frettolosamente liquidata come una mera morale del divieto: «Però se amo una persona, alcune cose diventano per me proibite. Allora non è più una morale del divieto, ma un comandamento dell’amore. La cosa fondamentale nell’evangelizzazione è il rapporto con Cristo. Nel modo con cui io vivo e do forma a questo rapporto con Cristo, ne deriva un’etica dalla quale certe cose vengono di per sé escluse. Durante il cammino sinodale si dovrebbe parlare di Cristo e di come aiutare le persone ad avere un rapporto più profondo con lui. Purtroppo all’inizio di questo cammino sinodale non se ne è parlato molto».

Un altro intervento di sostanza è quello di monsignor Athanasius Schneider, che sintetizza il cammino sinodale in atto (vedi qui) come la volontà di «confermare per via ufficiale gli errori dottrinali con la loro corrispondente prassi sacramentale e pastorale, che stanno distruggendo spiritualmente la Chiesa cattolica in Germania già da decenni», anche se formalmente tutti i vescovi tedeschi sono ancora sottomessi al Papa.

Il problema fondamentale, secondo Schneider, è che «papa Francesco, con il suo silenzio, sembra tollerare quei vescovi - e soprattutto il cardinale Marx - che lavorano a favore di insegnamenti e prassi eretiche, come per esempio la benedizione delle coppie omosessuali, la santa Comunione ai divorziati risposati, l’appoggio all’ordinazione delle donne». Il Papa ha il dovere di intervenire per «proteggere i “piccoli”, cioè i semplici fedeli, i sacerdoti e i vescovi, le cui voci vengono lentamente soffocate dalla “Nomenklatura” della nuova casta, gnostica e senza fede, dei cosiddetti teologi “scienziati”, dei burocrati e di quei vescovi che si adeguano alla dittatura ideologica dei mass media e della politica».

Secondo il Vescovo ausiliare di Astana, si sta prospettando l’eventualità che «vescovi e sacerdoti di altri paesi non possono più essere in comunione ecclesiale con quei vescovi tedeschi che sostengono dottrine eretiche». Una tale confusione potrebbe essere ulteriormente aggravata dal fatto che «il Papa continui ancora formalmente a riconoscere i vescovi eretici». Una situazione simile si era già verificata in occasione della crisi ariana del IV secolo, quando papa Liberio scomunicò sant’Atanasio ed appoggiò i vescovi semiariani.

Se il Papa dovesse continuare a non intervenire «la Chiesa cattolica in Germania prenderebbe l’aspetto e la realtà della comunione anglicana o di una chiesa protestante».

Articolo con la collaborazione di Maria Stolz