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SCANDALO ITALIANO

Silenzio anche sull'esercito dei 4000 medici sospesi

Da gennaio ad oggi i medici e gli odontoiatri sospesi dall’albo per non essersi ancora vaccinati sono passati da 1900 a oltre 4000. Ad oggi non sappiamo quanti sono i procedimenti disciplinari dei professionisti in camice bianco. 

Attualità 31_05_2022

Mancano i medici ma chi non si vaccina, qualunque ne sia la capacità e la levatura, resta sospeso e senza stipendio – unica categoria in Italia - fino alla fine del 2022, nella speranza tenace delle autorità di costringere  tutti a vaccinarsi.

E quanti sono i  sospesi? Lo scorso gennaio secondo Sky Tg24  erano 1913 i medici e gli odontoiatri sospesi dall’albo per non essersi ancora vaccinati, ovvero lo 0,4% degli iscritti (che sono in tutto 467.611). Poi i sospesi sono triplicati: da 1913 erano arrivati a circa 6000, dopo erano scesi, passando  a 4153 (dato al 6 maggio),  fluttuazioni dovute evidentemente allo scadere di pass o all’avvenuta vaccinazione o guarigione di molti.

Da notare però che in gennaio dalla piattaforma del “Green Pass” – abolito il 1 maggio – il numero dei renitenti risultava quasi venti volte più alto: 33.453 , ovvero il 7,2% della categoria, decine di migliaia di addetti ai lavori che piuttosto che iniettarsi il farmaco preferiscono la disoccupazione unita alla deplorazione delle autorità e di molti colleghi vaccinati.

Però sui media e dalle autorità l’argomento sanità viene trattato solo con riferimento a numeri e tagli, attuali e previsti per il futuro. Il tanto richiamato arrivo di miliardi da Bruxelles ci avevano detto che avrebbe permesso di investire di più per ribaltare la situazione subita con la pandemia, e invertire la direzione dell’incomprensibile trend degli ultimi anni. Invece no. L’emergenza è ufficialmente finita ma non grazie a miglioramenti nella sanità, anzi: la previsione ufficiale è di una riduzione drammatica degli stanziamenti per il settore: 6 miliardi in meno da oggi al 2025, equivalenti a un punto in meno del PIL. Gli investimenti scendono cioè dal 7,2 al 6,2 per cento del PIL, un valore peggiore rispetto al 2019, pre-pandemia,  quando erano al 6,4%. Come se non fosse neanche successo nulla.

Ma che manchino i medici lo si dice e lo si scrive senza mai citare i sospesi. I medici lavorano troppo, sono pagati poco e si dimettono, risulta, specie quelli del Pronto Soccorso, che all’inizio di maggio erano sotto di ben 4200 unità. Si provvede come in Piemonte, appaltando il servizio alle Coop, che reperiscono medici a un costo molto più alto per la sanità di quanto costino i medici dipendenti. Si provvede sostituendo i medici del 118 con infermieri. Si provvede come in Puglia, Calabria Sicilia e Veneto, che hanno richiesto di assumere a tempo determinato un totale di 250 dei 2000 professionisti ucraini in arrivo, in base al decreto del 21 marzo.

Dei sospesi perché indisponibili a vaccinarsi non se ne parla, se non per deplorarli, come ha fatto a un convegno organizzato da FdI il direttore generale dell’Ausl di Bologna Paolo Bordon, che a una domanda dal pubblico ha risposto che i medici non vaccinati andrebbero non solo sospesi ma licenziati, perché l’Italia ha bisogno di medici che credano nella … Scienza.  

Viene in mente una vignetta che gira in Internet in cui si osserva: “E’ ovvio che la scienza è univoca, se si censurano  tutti quelli che la pensano diversamente”  

Tutte le figure di medici dissidenti che più si sono esposti risultano infatti non solo sospesi perché non vaccinati, ma anche sotto processo disciplinare. La Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri  (FNOMCEO) non ne dà notizia per la privacy e non dispone neppure di un numero, ma il fenomeno si conosce perché colpisce medici notissimi nonostante non compaiano mai neanche per sbaglio in televisione. Sono professori titolati come  Paolo Bellavite, le cui convinzioni scientifiche, espresse in tv, gli sono costate la  cattedra di Patologia generale all’Università di Verona, o Giovanni Frajese, endocrinologo, professore associato all’Università Roma Tre,  sospeso. Sono professionisti noti come Alessandro Meluzzi, medico psichiatra e criminologo, o Barbara Balanzoni, anestesista con laurea anche in giurisprudenza. Sono medici con all’attivo anni di  lavoro con i poveri del Terzo Mondo come Silvana De Mari, medici con un palmares fatto di migliaia di vite salvate dal Covid, come Fabio Milani, Gerardo Torres, Mariano Amici e il più famoso Andrea Stramezzi, disciplinato nonostante fosse vaccinato, per il semplice fatto di aver fatto le visite domiciliari vietate dal protocollo della Lombardia, medici che hanno girato a proprio rischio e pericolo in pandemia per raggiungere chi altrimenti sarebbe andato a ingrossare le fila dei pronto soccorso giunti al collasso.

In questo mondo alla rovescia dove sembra che il medico si debba giustificare se riesce a curare  spicca anche il caso del Dott. Giovanni Belcari, del Pronto Soccorso di Portoferraio, che ha guarito un paziente con il plasma iperimmune ricavandone “pressioni fortissime” affinché “la cosa non si ripeta”.

Casi a parte sono i medici incappati nella giustizia penale, come il medico di famiglia Giuseppe Delicati, in carcere da marzo accusato di falso ideologico, avendo firmato numerosi certificati di esenzione al vaccino di cui si dubita la veridicità, e delle dottoresse Marcella Gennari e Chiara Compagno finite ai domiciliari con l’accusa di vaccinazioni false.

Dietro questi casi più noti c’è una platea più o meno vasta di anonimi, cui si aggiunge il numero ancora più alto di infermieri e operatori sanitari che rifiutano l’inoculazione finché possono, finché hanno risorse per vivere senza stipendio. Sono lavoratori trattati con una durezza sorprendente, fatta di censure per le critiche espresse e procedimenti disciplinari basati anche su equivoci, come nel caso dei medici o infermieri sospesi che hanno continuato a lavorare perché di essere stati sospesi non lo sapevano né loro né la loro azienda!

Questo è grave, però c’è un aspetto che va anche oltre: il fatto che medici e infermieri guariti dal Covid sono tenuti a vaccinarsi più in fretta di altri, ovvero entro tre mesi dalla guarigione, anziché avere un tempo di assestamento di mesi sei come tutti.

Già l’obbligatorietà del vaccino imposto ai guariti preoccupa in generale: «Normalmente non si procede ad una vaccinazione nei soggetti guariti da un’infezione virale e con anticorpi circolanti – dice ad esempio Paolo Gasparini, del Consiglio Superiore di Sanità, Direttore di Genetica medica dell’Università di Trieste – per cui non si capisce quale sia il razionale per fare un’eccezione a quanto praticato nella medicina sinora e cambiare strategia nel caso del Covid19». Ma per la categoria dei medici e infermieri, tanto esaltata ai tempi degli ospedali intasati da pazienti e moribondi, si dimezza il tempo massimo fra l’acquisizione degli anticorpi naturali da guarigione e l’iniezione degli ulteriori anticorpi apportati dai vaccini, col rischio del verificarsi della grave reazione nota come ADE. Perché?