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Signora di tutti i Popoli, il giallo continua

La Famiglia di Maria informa in una nota online di aver ricevuto una comunicazione secondo cui la Congregazione per la Dottrina della Fede giudica ancora valido un documento del 1974 che proibisce la venerazione pubblica della «Signora di tutti popoli». Ferma restando l’obbedienza, è una decisione anomala, perché contraddice i permessi già accordati dalla stessa CDF dagli anni Ottanta in poi.

Ecclesia 02_12_2020

C’è un nuovo sviluppo nel recente caso che interessa la venerazione di Maria quale Signora di tutti i Popoli e che era sorto, come avevamo già riferito sulla Nuova Bussola (vedi qui), a seguito della pubblicazione su un blog di una lettera privata indirizzata dall’arcivescovo maltese Joseph Spiteri, nunzio apostolico in Libano, al patriarca di Antiochia dei Maroniti.

Anche il suddetto nuovo sviluppo riguarda una comunicazione privata, che sarebbe partita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e di cui si ha notizia attraverso un sito web gestito dalla Famiglia di Maria, istituto che negli anni ha propagato la devozione sorta grazie alle dibattute apparizioni di Amsterdam (1945-1959). Nelle notizie di attualità si può leggere: «Il 6 novembre 2020 ci è stato comunicato dalla competente autorità ecclesiastica che la notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicata il 25 maggio 1974, è ancora valida. In questa notificazione la Congregazione invita a cessare la diffusione dell’immagine e della preghiera della Signora di tutti i Popoli. Ci è stato chiesto di adeguarci a tali disposizioni. Per amore della Chiesa e della Madre della Chiesa obbediamo. Ringraziamo per la vostra comprensione. Se ci dovessero essere nuove comunicazioni, le pubblicheremo qui».

A seguito della comunicazione ricevuta, da diversi giorni il sito principale curato dalla Famiglia di Maria - che raccoglieva una gran mole di informazioni sulle vicende di Amsterdam, compresi tutti i messaggi che la veggente Ida Peerdeman avrebbe ricevuto dalla Madonna in 14 anni di manifestazioni - è inaccessibile.

«L’obbedienza viene prima di tutto», avrebbe detto un giorno la Santa Vergine, stando al racconto di Ida, di fronte a un dilemma in cui quest’ultima si era venuta a trovare. Detto ciò, va ricordato che l’obbedienza, necessaria, non impedisce comunque un franco dialogo sulle ragioni che hanno portato la Congregazione per la Dottrina della Fede a ripristinare la validità di un documento di 46 anni orsono - contenente un giudizio di carattere sospensivo (il “non constat”, giudizio differente dal “constat de non supernaturalitate”) - che era stato superato dai successivi sviluppi dei fatti di Amsterdam.

Questi sviluppi, giunti peraltro dopo il riconoscimento in Giappone delle apparizioni (collegate) di Akita, erano stati possibili grazie al dialogo dal 1984 in poi tra la stessa CDF e la Diocesi di Haarlem-Amsterdam e si erano sostanziati in tre permessi da parte della Santa Sede, cioè per: a) il titolo di “Signora di tutti i Popoli”; b) la venerazione pubblica; c) la preghiera, con la modifica a un inciso riguardante Maria.

La modifica alla preghiera era stata fatta dal vescovo di Haarlem Joseph Marianus Punt (che intanto, nel 2002, aveva riconosciuto la soprannaturalità delle apparizioni), inserendo, in obbedienza, le parole richieste proprio dalla CDF. Questo era avvenuto tra il 2005 e il 2006.

Dunque, la domanda rimane: perché il Dicastero vaticano oggi vieta quanto aveva già permesso?

Tra l’altro va ricordato che la Notificazione vaticana del 1974 si basava su una precedente dichiarazione disciplinare fatta negli anni Cinquanta, a presunte apparizioni ancora in corso, dall’allora vescovo di Haarlem Johannes Huibers, che pur proibendo - in attesa di eventuali novità - la venerazione pubblica aveva permesso la venerazione privata sia del titolo sia dell’immagine con la preghiera della Signora di tutti i Popoli.

Il “giallo” di queste settimane rende necessario un nuovo dialogo sulla questione tra Haarlem e Roma: c’è da sperare e pregare che vada a buon fine.

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