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DOCUMENTO CHIAVE

Signora di tutti i Popoli, cosa dice la lettera ai vescovi filippini

Emergono altre lacune nella recente missiva privata del nunzio in Libano. La lettera del 20 maggio 2005 che la CDF inviò alla Conferenza episcopale filippina, infatti, obietta solo su “un particolare aspetto” della devozione alla Signora di tutti i Popoli (la frase, poi sostituita in obbedienza, “che una volta era Maria”), ma parte dal dato acquisito del riconoscimento, ad opera del vescovo, delle apparizioni di Amsterdam

Ecclesia 20_10_2020

C’è un passaggio importante che non è stato ancora sottolineato a dovere nella lettera privata a firma del nunzio apostolico in Libano, Joseph Spiteri, a proposito di quale sarebbe la posizione ufficiale della Chiesa sulla devozione verso la Vergine Maria “Signora di tutti i Popoli” (vedi qui).

Si tratta del passaggio in cui monsignor Spiteri, rispondendo alla richiesta di chiarimento del patriarca di Antiochia dei Maroniti, fa un cenno alla lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede alla Conferenza episcopale filippina del 20 maggio 2005 e scrive che essa «non contiene nulla che possa far pensare ad un mutato giudizio del Dicastero in materia». Ma è davvero così? Ricordiamo che prima di questa frase il nunzio aveva richiamato la Notificazione del 1974, con cui l’ex Sant’Uffizio - oltre a confermare il giudizio di “non constat de supernaturalitate” espresso in precedenza dal vescovo di Haarlem (J. Huibers, che aveva dato il benestare alla venerazione privata) - ribadiva il no alla venerazione pubblica.

In realtà, basta leggere i documenti per constatare che tra la Notificazione del 1974 e la lettera del 2005 ai vescovi filippini, c’è un abisso, in termini di cambiamenti occorsi nel frattempo e di relative decisioni ecclesiali frutto del dialogo tra Roma e Haarlem. A seguito dei frutti spirituali, del riconoscimento di Akita e di un nuovo approfondito esame dei fatti di Amsterdam, le apparizioni della Santa Vergine a Ida Peerdeman erano state riconosciute dal vescovo Joseph Marianus Punt il 31 maggio 2002. Già anni prima, inoltre, la CDF aveva dato la sua approvazione sia al titolo sia alla venerazione pubblica della Signora di tutti i Popoli.

Nel 2005, insomma, rimaneva in sospeso una sola questione: una parte della preghiera dettata dalla Madonna, nello specifico l’inciso «che una volta era Maria» (contenuto nell’invocazione finale: «La Signora di tutti i Popoli, che una volta era Maria, sia la nostra Avvocata. Amen»). Ed è proprio su questo inciso che si sofferma la lettera - a firma dell’allora segretario della CDF, monsignor Angelo Amato - indirizzata alla Conferenza episcopale filippina. Molto significativo, e vediamo perché, il primo periodo:

«Per quanto riguarda la devozione conosciuta come “Signora di tutti i Popoli” e le apparizioni mariane vissute dalla veggente Ida Peerdeman - scrive monsignor Amato -, desidero avvisare Vostra Eccellenza che sebbene le suddette apparizioni abbiano ricevuto l’approvazione di Sua Eccellenza mons. Joseph Maria Punt, Vescovo di Haarlem (Olanda), nella sua Dichiarazione del 31 maggio 2002, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha espresso preoccupazione riguardo a un particolare aspetto di quella devozione, laddove le preghiere ufficiali invocano la Beata Vergine come Signora di tutti i Popoli “che una volta era Maria”».

Nel prosieguo della missiva, la CDF spiegava di aver espresso una simile preoccupazione in una lettera al nunzio apostolico nei Paesi Bassi e perciò «non permette a nessuna comunità cattolica» di pregare la Signora di tutti i Popoli con l’aggiunta dell’espressione «che una volta era Maria».

La richiesta di Roma fu accettata, in obbedienza (e con la modifica, nel 2006, si inserirono le parole «la Beata Vergine Maria»).

Dunque, come visto, la lettera del 20 maggio 2005 obietta solo sulla suddetta frase, «un particolare aspetto» (per usare le parole di monsignor Amato) della devozione alla Signora di tutti i Popoli. Ma, nel ricordarlo espressamente, nulla obietta sul generale riconoscimento delle apparizioni avvenuto tre anni prima ad opera di monsignor Punt, l’allora vescovo locale. Il quale ha, in primo luogo, l’autorità e il compito di valutare la soprannaturalità di presunte apparizioni, secondo le apposite Norme emanate nel 1978 dalla CDF.

La lettera ai vescovi filippini parte proprio da questo dato di fatto. E quindi, a maggior ragione, non si azzarda a proibire o sconsigliare la venerazione pubblica, che era già stata concessa dalla CDF nel 1995-1996, quando prefetto era Joseph Ratzinger. In definitiva, è contraddittorio associare quella lettera del 2005 alla Notificazione del 1974, che risulta superata per gli aspetti già visti. Di conseguenza, a prescindere da chi sia stato a informarlo, la recente missiva privata del nunzio apostolico in Libano è fuorviante, non rispecchiando la realtà delle decisioni e i permessi della CDF - dagli anni Ottanta in poi - in tema di Signora di tutti i Popoli.

LA PREGHIERA ("...che una volta era Maria...")

Chiarito questo, può essere utile dare qualche informazione in più sulla preghiera. La Madonna la dettò a Ida (allora in Germania) l’11 febbraio 1951, anniversario di Lourdes. La ripeté il 28 marzo. E il 2 luglio, sempre del 1951, spiegò: «“Che una volta era Maria” significa: molti uomini hanno conosciuto Maria come Maria. Ora però, in questa nuova epoca che sta cominciando, voglio essere la Signora di tutti i Popoli. Questo è comprensibile a tutti».

Monsignor Huibers apprezzava l’orazione, ma alla prima stampa aveva fatto rimuovere l’inciso “che una volta era Maria”. Il 6 aprile 1952, Domenica delle Palme, la Vergine aveva dato questo messaggio a Ida: «Di’ ai teologi che non sono contenta del cambiamento della preghiera». Il vescovo, informato, diede quindi l’imprimatur alla versione originale.

Quando la diatriba, nel 2005, tornò d’attualità con la presa di posizione della CDF, già una settantina di vescovi e cardinali in tutto il mondo avevano dato il loro imprimatur alla preghiera. Davanti alla richiesta di Roma, Punt obbedì e invitò all’obbedienza, ma senza rinunciare a proseguire un confronto franco sulle ragioni teologiche di quella frase. Perciò l’8 agosto 2005, attraverso il coordinatore della Commissione d’accompagnamento alla devozione della Signora di tutti i Popoli (R. Soffner), comunicava: «Il Vescovo comprende che in molte persone ciò [la modifica alla preghiera, ndr] può causare conflitti tra convinzione personale e obbedienza, ma egli fa riferimento all’esempio dato dalla stessa veggente. Una volta questa si trovò in un dilemma simile e udì “la Signora” pronunciare le seguenti parole: “L’obbedienza viene prima di tutto”».

Il comunicato proseguiva: «Naturalmente, l’obbedienza non esclude un dialogo permanente e aperto sull’argomento. (…). In tutto ciò il Vescovo vede anche un lato positivo. Con questo dibattito viene avviato un dialogo più approfondito. Dietro a questa frase, data dopo la proclamazione del dogma dell’Assunzione di Nostra Signora, sta una domanda fondamentale: chi è veramente Maria nel piano di Salvezza di Dio? Qual è il suo ruolo nella venuta dello Spirito Santo? Chi è destinata ad essere per questo tempo e questo mondo?».

Nessuna ‘scissione’, dunque, in Colei che al primo messaggio aveva esortato Ida a perseverare nella recita del Santo Rosario (quante Ave Maria!) e proprio l’11 febbraio 1951, trasmettendo la preghiera, aveva esordito così: «Sono la Signora, Maria, Madre di tutti i Popoli». Dunque, quel dibattuto inciso sta a indicare la vocazione a cui Dio ha chiamato la più umile delle Sue creature, Maria di Nazaret, che in questo particolare tempo di tribolazione per l’umanità - un’umanità oggi senza pace e per buona parte atea, che ritiene morti e sepolti Lei e suo Figlio - deve essere innalzata e vuole essere (ri)conosciuta come Signora di tutti i Popoli. «Se onoriamo Maria in tutta la grandezza che il Signore le ha concesso - scrive Punt nella dichiarazione del 15 settembre 2020 -, allora Lei può esercitare pienamente il suo potere materno sul cuore di suo Figlio e ottenere per noi una nuova discesa dello Spirito Santo sul nostro mondo ferito. Questa è l’essenza di questa devozione».