Si spacca il governo a Berlino, ultima tappa della lunga crisi tedesca
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Berlino: il governo rosso-giallo-verde ha perso il giallo dei Liberali. Socialisti e Verdi devono provare a governare in minoranza, ma hanno le ore contate. La Germania è in crisi sotto ogni aspetto.
Il governo di coalizione tedesco composto da socialdemocratici, verdi e liberali è ora entrato nella sua fase finale a causa di una implosione interna, ci saranno elezioni anticipate che per le opposizioni si devono tenere entro fine anno, mentre Scholz pretende di guidare il paese sino ai primi mesi del prossimo anno con un improbabile governo di minoranza rosso-verde (anguria). In una conferenza stampa tenutasi mercoledì, il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato di aver chiesto ed ottenuto le dimissioni del ministro delle Finanze (e co-leader dei Liberali) Christian Lindner, accusandolo di ostacolare il governo in ogni fase, soprattutto a causa della sua riluttanza ad approvare una manovra che aumenti significativamente il deficit di bilancio, come richiesto dai Socialisti in vista delle elezioni del prossimo anno.
I rappresentanti dei tre partiti che compongono il governo di centro-sinistra tedesco, i socialdemocratici (SPD), i neoliberali Democratici liberi (Liberali FDP) e i verdi, si sono incontrati per sole due ore per una riunione di crisi mercoledì sera. I partner della coalizione non avevano più molto da dirsi l'un l'altro e lo stesso ministro delle finanze Christian Lindner (FDP) ha proposto le elezioni anticipate per fine anno, il cancelliere Olaf Scholz dopo averlo dimesso e aver rifiutato la proposta si è rivolto ai media nella serata per annunciale la fine della coalizione e il voto di fiducia a gennaio 2025 e laddove mancasse il sostegno parlamentare, la convocazione delle elezioni nei primi mesi del prossimo anno.
C'è qualcos'altro che è emerso dalla conferenza stampa. Scholz ha gettato la colpa degli insuccessi del suo governo e della critica situazione del paese, certificati non solo dai freddi dati economici ma anche dai risultati penosi dei partiti della coalizione nelle elezioni dei Laender dei mesi scorsi, su circostanze geopolitiche impreviste, in particolare la guerra in Ucraina. La verità, conosciuta sia da Scholz che dagli altri leader della sua coalizione di governo, è che il declino della Germania è dovuto principalmente a una politica economica guidata dall'ideologia, piuttosto che dalla realtà.
Si sono sottovalutate le insidie della chiusura delle centrali nucleari, nella convinzione che l'eolico e il solare potessero sostituire i combustibili fossili. Questo prima di arrivare a mostruosità burocratiche come il "Carbon Border Adjustment Mechanism", o regolamenti sulla catena di approvvigionamento che costringono le piccole e medie imprese a dedicare sempre più risorse al lavoro amministrativo e sempre meno impegno nel costruire e vendere prodotti di qualità. Inoltre, il tentativo della politica ideologica della coalizione, dopo i fallimenti conclamati nel combattere l’immigrazione illegale e le violenze generalizzate, di rilanciare continuamente la propria azione populista e woke, con misure sconsiderate come la liberalizzazione della cannabis, l’auto-determinazione del genere sessuale (norma criticata aspramente dall’ONU), la liberalizzazione dell’aborto e, per altro verso, le politiche inefficaci nel contrasto alla povertà, soprattutto femminile e la carenza di sostegno alle politiche famigliari e per la natalità (la più bassa dell’ultimo decennio), hanno creato una miscela esplosiva nel paese.
Ovviamente tutte le opposizioni, quella dei Cristiani democratici e sociali (Cdu/Csu) guidata da Friederich Merz e quella di AfD con Alice Weidel hanno chiesto che si voti in queste prossimi giorni la fiducia all’attuale governo, si prenda atto nel parlamento della fine della maggioranza e si fissino al più presto le elezioni parlamentari per evitare ad un paese già in crisi, il protrarsi di una guida di governo monca e minoritaria. Le crisi di governo non si spettacolarizzano in tv e sui social, si consumano nel rispetto delle istituzioni con i passaggi formali in parlamento, questo Scholz ed i suoi socialisti lo hanno dimenticato.
Le elezioni erano comunque previste per l'autunno del prossimo anno, quindi quale potrebbe essere il calcolo di Scholz dietro la scelta di tenerle un po' prima (molto probabilmente a marzo 2025)? Una possibile spiegazione è che la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane di questa settimana abbia avuto un ruolo importante nella sua decisione. I partiti di destra sono in ascesa in tutto l'Occidente e continuano a erodere quello che era il voto socialdemocratico, esattamente come per gli americani che hanno sostenuto Trump, sempre più operai e ceti medi votano per le destre ed i conservatori. L’anticipo dell’appuntamento elettorale è un azzardo di Scholz per rimanere in sella e, mal che vada come dimostrano i sondaggi, rientrare come utile partner di un futuro governo di coalizione a guida CDU/CSU che possa emarginare ancora una volta le destre di AfD e le sinistre patriottiche di BSW.
Tutto ciò dimostrandosi, sia Olaf Scholz, sia il partito Socialista ancora una volta assolutamente incapaci ed irresponsabili verso il paese e lo stesso futuro europeo. A tal proposito, l’appello promosso lo stesso mercoledì da Macron e Scholz, i due perdenti ed impopolari leaders di Francia e Germania, affinché i paesi europei si uniscano e coordino (con loro due), in vista dell'imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, rilanciato anche al vertice della “Comunità politica europea” di Budapest di ieri, è l’ennesima prova di inaffidabilità e trasformismo, che esalta ancor più la ferma autorevolezza e lungimiranza mostrata da Orban in questi anni e in questo semestre di guida del Consiglio europeo.