«Si scusi». Bätzing attacca Ratzinger (e difende Marx)
Il capo dei vescovi tedeschi pretende che Benedetto XVI si scusi per la gestione dei casi di abusi, mentre apprezza il controverso Reinhard Marx. Un fatto che svela l’intenzione di servirsi della “sporcizia nella Chiesa” per colpire Ratzinger, il papa che ha fatto di più contro la pedofilia, ma odiato dal clero liberal.
Benedetto XVI deve scusarsi: a pretenderlo è nientemeno che Georg Bätzing, il capo dei vescovi tedeschi. Intervistato dalla trasmissione “Anne Will”, Bätzing ha detto che Ratzinger «deve parlare e fondamentalmente pronunciare una frase molto semplice: “Sono colpevole, ho commesso degli errori, mi scuso con quanti sono stati colpiti”, non vi è altro modo». Un attacco senza precedenti da parte del presidente di una delle conferenze episcopali più influenti del mondo ad un pontefice - suo connazionale - ancora in vita, sebbene non più regnante.
Al contrario, Bätzing ha espresso apprezzamenti per il suo predecessore Reinhard Marx che nel rapporto dello studio legale Westpfahl Spilker Wastl è stato accusato di cattiva condotta in due casi per i quali non avrebbe proceduto all’avvio dei procedimenti canonici previsti. L’attuale arcivescovo di Monaco, pur invitato, non si era presentato nella conferenza stampa di presentazione del rapporto e aveva pronunciato una dichiarazione di scuse più tardi. Una dichiarazione lodata come “forte e autentica” da Bätzing che, invece, ha invitato Benedetto XVI a “prendere le distanze dai suoi consiglieri” ed è andato oltre, addebitando al Papa emerito l’abitudine a “non circondarsi sempre dei migliori consiglieri”.
Le parole del vescovo di Limburgo, pronunciate dai microfoni del sistema radiotelevisivo pubblico nazionale, svelano la volontà di una parte dell’episcopato tedesco di utilizzare la “sporcizia nella Chiesa” emersa per danneggiare l’immagine di un uomo mai amato, semmai detestato per aver osteggiato l’agenda liberal in nome della difesa della dottrina cattolica. Lo stesso Marx, uscito ammaccato dal report sugli abusi, non aveva rinunciato a lanciare una stoccata al suo più importante predecessore, dicendo di credere che Ratzinger si sarebbe espresso di nuovo sulla vicenda e che ciò sarebbe stato positivo. Un modo, quindi, per mettere pressione a Benedetto XVI, come a dire: “Mentre tu ti difendi con 82 pagine in cui accusi di parzialità l’indagine, io mi scuso”.
In realtà, al di là delle dichiarazioni di perdono già precedute a giugno scorso dal gesto ad effetto di rimettere il proprio incarico nelle mani di Papa Francesco - giusto il tempo di prendersi le lodi della stampa di tutto il mondo e di Bätzing - l’attuale arcivescovo di Monaco e di Frisinga si è limitato a riconoscere che avrebbe potuto impegnarsi di più in almeno un caso, ma non ha rimesso sul tavolo le sue dimissioni, ricordando che non è una decisione che può “prendere da solo”.
Il differente atteggiamento dimostrato da monsignor Bätzing nei confronti delle accuse a Ratzinger e a Marx non può che dare ai fedeli la sensazione di una motivazione ideologica che rischia di minare ulteriormente la credibilità della Chiesa tedesca nella tempesta abusi. Non si era mai visto, inoltre, un capo dei vescovi azzardare un giudizio così severo - e anche ingiusto - nei confronti di un Papa (emerito) ancora in vita. Forse è davvero l'ora che dal Vaticano ci sia una discesa in campo incisiva a tutela della figura di Benedetto XVI, il pontefice che ha fatto di più per debellare la piaga degli abusi sui minori nella Chiesa.