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Trans-follie

Si oppone a ormoni blocca-pubertà, padre perde l’affido del figlio

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Stati Uniti: una madre cresce il figlio Matthew come se fosse una femmina e lo avvia al “cambio” di sesso. Il marito, da cui intanto si separa, si oppone e perde l’affido dopo una battaglia legale. Ma la natura, nel frattempo, si è presa la sua rivincita...

Attualità 05_04_2024

Un uomo e una donna, di nazionalità statunitense, mettono al mondo un figlio nel 2014. L’anno successivo si separano e il bambino, che chiameremo Matthew, secondo le decisioni del giudice, può vedere il proprio padre, Dannis Hannon, «due volte a settimana e un weekend ogni due». Mentre la mamma ottiene «la custodia per il resto del tempo».

Fin qui una storia di ordinaria (e triste) separazione express, di quelle che ormai non meravigliano neppure coloro che si ostinano a credere al “finché morti non vi separi”. Ma c’è dell’altro. Infatti, secondo la ricostruzione della giornalista Caitlin Tilley del Daily Mail (vedi qui), «il signor Hannon ha affermato che la sua ex moglie ha iniziato a vestire suo figlio con abiti femminili», a partire da quando il bambino «ha compiuto tre anni, nel 2017». Da allora la storia si è fatta molto pesante ed essendo tipica di certi ambienti occidentali liberal e "avanzatissimi" a livelli di costumi e di transessualità, è bene prestarvi attenzione e capire già ora cosa è in gioco. E cosa potrà accadere anche da noi, se non si farà di tutto per difendere il valore certo della biologia umana e del buonsenso.

Dannis Hannon, il padre di Matthew, ha 32 anni, fa l’ingegnere informatico a Buffalo e non è uno sprovveduto. Eppure solo lentamente ha capito che il suo Matthew, nei giorni in cui viveva con la mamma, diventava, misteriosamente, «una bambina di nome Ruby».

Difatti l’ideologia che promuove la transessualità spinge ad eccessi sempre più tetri, come quello di immaginare che un bimbo di 3 anni possa davvero “sentirsi donna”, mentre neppure sa quale sia la differenza fisica o psichica tra maschi e femmine. Nel 2019, la mamma di Matthew/"Ruby" fa visitare il bambino da «un terapeuta transgender affermativo», cercando di passare rapidamente all’uso dei pericolosissimi bloccanti della pubertà, e questo allo scopo di «fermare la produzione degli ormoni maschili». Parliamo di un bambino allora di appena 5 anni di età, ma oggi, e non solo in America, è sempre più difficile, per gli stessi medici e psicologi, opporsi a certe richieste di genitori più confusi dei figli: si rischia di essere denunciati per “transfobia”!

Il signor Hannon un giorno ha addirittura ricevuto una lettera dall’asilo di Matthew, indirizzata al «genitore o tutore» – papà sarebbe discriminatorio – «di Ruby Rose Hannon». E nella lettera, ovviamente, si parlava di Matthew come una bambina, usando il pronome personale she (lei) al posto del pronome he (lui), eccetera. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Da allora il signor Hannon ha iniziato una lunga battaglia legale presso il tribunale di New York per impedire che il suo Matthew ricevesse farmaci e ormoni per "cambiare" sesso, e affinché la sua identità nativa e biologica fosse confermata dalla mamma, e non negata e stravolta. Ma la sentenza, come scrive il Daily Mail, ha dato torto al signor Hannon il quale «ha perso ogni voce in capitolo nelle decisioni mediche su suo figlio» e, anzi, adesso lo potrà vedere «solo per poche ore ogni settimana». Avendo speso, in vari anni di processi, circa 150 mila dollari, il padre afferma che allo stato attuale «non può permettersi di ricorrere in appello per cercare di riottenere l’affido congiunto».

Eppure, come insegna il proverbio, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Infatti, alcuni mesi prima della sentenza, il piccolo Matthew, ora di 9 anni, ha deciso di voler essere pienamente Matthew, senza se e senza ma, tornando a vestirsi da maschietto e tutto il resto. Dimostrando così davanti alla società e alla storia che era il papà che stava custodendo la sua identità, mentre la madre seguiva funeste fantasie progressiste.



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