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PAKISTAN

Shahbaz Bhatti santo. Lo chiedono al Papa i vescovi

All'unanimità la Conferenza espicopale pakistana lo vuole "patrono della libertà religiosa". Intanto si aggravano le condizioni fisiche di Asia Bibi.

Attualità 28_03_2011
Shahbaz Bhatti

 

È ufficiale, i vescovi pakistani chiederanno a Papa Benedetto XVI di proclamare Shahbaz Bhatti (1968-2011) «martire e patrono della libertà religiosa». Lo hanno deciso all’unanimità nel corso dell’assemblea svoltasi dal 20 al 25 marzo a Multan. Un primo gesto pubblico importante si svolgerà del resto nella seconda settimana di aprile, quando l’episcopato e i fedeli cattolici del Paese asiatico si riuniranno a Islamabad per commemorare il Ministro per le minoranze religiose assassinato il 2 marzo a 40 giorni esatti dalla morte.

Intanto, mentre la Conferenza episcopale pakistana maturava questa importante decisione, e mentre altri due cristiani venivano ammazzati dal fanatismo intollerante, dal carcere di Sheikupura dov’è rinchiusa per avere “offeso Maometto e l’islam” Asia Bibi ha fatto udire la propria voce attraverso il marito Ashiq e gli avvocati della Masihi Foundation, la charity riconosciuta dal governo pakistano che si occupa dell’assistenza ai bisognosi, della tutela dei diritti umani e della difesa delle minoranze, e che quindi oggi patrocina il caso della giovane donna accusata in base alla vigente legge sulla blasfemia. Dice Asia che «la legge sulla blasfemia dovrebbe essere abolita poiché nuoce a tutti, cristiani e musulmani. Nessuno sarà al sicuro in Pakistan finché questa legge sarà in vigore. Io sono una vittima innocente di questa legge: soffro senza aver commesso nessun crimine».

Le sue parole, riprese da agenzie e giornali, hanno fatto il giro del mondo. Asia si trova in uno stato di forte prostrazione a causa della dure condizioni della prigionia, aggravata dal digiuno quaresimale che sta osservando. Si riaccende solo quando le parlano del pontefice. «Il mio sogno più grande è quello di incontrare Papa Benedetto XVI. La “Masihi Foundation” mi ha detto che il Santo Padre ha parlato di me: questo mi ha dato una grande speranza, mi ha spinto a continuare a vivere, mi ha fatto sentire amata, consolata e sostenuta dal mondo intero. È un privilegio sapere che il Papa ha parlato per me e che segue il mio caso personalmente. Vorrei vivere abbastanza per vedere il giorno in cui potrò incontrarlo e ringraziarlo di persona».

Del resto, la sorte toccata a Salmaan Taseer (1944-2011) - il governatore musulmano del Punjab ucciso a Islamabad da una delle sue guardie del corpo per avere criticato la legge sulla blasfemia che ha condannato a morte la cristiana Asia Bibi - e di Shahbaz Bhatti l’ha segnata profondamente. Teme infatti che altri, magari i suoi familiari o persino i suoi avvocati, possano fare la medesima fine. «Sono frustrata - dice Asia - e penso che la mia vita sia a un punto morto. Sto disperatamente aspettando di uscire da questa prigione e voglio chiedere aiuto a tutti perché facciano qualcosa per liberarmi». Aggiungendo: «Ho paura per la mia vita, per quella dei miei figli e di mio marito, che stanno soffrendo con me: mi sento come se la mia intera famiglia fosse stata condannata. Questo mi rende triste e mi fa sentire come se fossi responsabile, come se avessi fallito in qualcosa. Le donne in questo mondo sono chiamate a costruire una casa, un futuro, insieme alle loro famiglie. Ma io che futuro posso promettere alla mia famiglia? Vorrei offrire loro una vita più sicura in un posto qualunque che non sia il Pakistan. Ma so che forse non vivrò abbastanza per vedere quel giorno. Anche se io uscissi di prigione, se pure l’Alta Corte mi giudicasse innocente, qui non sopravviverei. Gli estremisti non ci lasceranno mai in pace: sono una donna segnata. Ma la mia fede è forte e credo che Dio misericordioso risponderà alle mie preghiere».

Quelli della Masihi Foundation che seguono Asia da vicino non hanno dubbi: «Un incontro con il Papa sarebbe per lei come una Risurrezione, dopo la dolorosa esperienza della croce».
Più che opportuno, dunque, e sempre più urgente, è sostenere l’anelito alla libertà di Asia Bibi chiedendo all’autorità pakistana che le salvi la vita. Chiunque lo può del resto fare, aderendo alla campagna allestita da TV2000, che mette a disposizione il numero 331/2933554 per l’invio di sms e l’indirizzo salviamoasiabibi@tv2000.it per i messaggi di posta elettronica, così come a quella imbastita dalla trasmissione Zapping condotta da Aldo Forbice su di Radio1, da sottoscrivere mediante l’indirizzo zapping@rai.it
Un’altra raccolta internazionale di firme l’ha lanciata l’agenzia missionaria di stampa AsiaNews, che chiede di scrivere al presidente pakistano Asif Zardari attraverso l’indirizzo salviamoasiabibi@asianews.it oppure direttamente a publicmail@president.gov.pk

 

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