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CHIESE ASSICURATE

Se non li sposate, i gay vi chiederanno i danni

Succede già in America dove alcune Chiese sono state citate in giudizio perché si sono rifiutate di celebrare matrimoni tra omosessuali. E dopo la sentenza della Corte Suprema, è facile prevedere il seguito. Che fare? Qualcuno ha già pensato di stipulare una polizza, anche se per il momento le assicurazioni sono restie a concederle.

Ecclesia 18_07_2015
Un'assicurazione per le cause promosse dai gay contro i sacerdoti

«Il dramma della nostra epoca è che la stupidità si è messa a pensare». Parole sante del poeta e drammaturgo Jaen Cocteau valide non solo per la sua di epoca, il Novecento, ma anche per la nostra perché la stupidità è un regno temporale su cui non tramonta mai il sole. I pensatori stupidi – che i colti chiamano tecnocrati – oggi spesso hanno le toghe. Un saggio della loro riflessiva stoltezza lo hanno dato i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti quando di recente hanno dichiarato diritto costituzionalmente protetto il “matrimonio” omosessuale.

I ben pensanti hanno subito messo le mani avanti rassicurando tutti che i sacerdoti di qualsiasi credo non saranno mai obbligati a celebrare le “nozze” omo. Anche perché in questo caso si spera che l’uomo osi eccome separare ciò che Dio non ha mai unito. Quelli che invece pensano male e proprio per questo hanno spesso ragione, pur non volendola avere, temono che la sentenza della Corte Suprema costringerà molte chiese ad aprire i loro battenti alle coppie omosessuali, proprio perché “sposarsi” una persona dello stesso sesso ora è diventato un diritto addirittura di rango costituzionale. Da qui la domanda. Ma se le chiese si rifiuteranno cosa succederà? Semplice: verranno trascinate in giudizio. Perché se il Papa non giudica i gay, state pur sicuri che i magistrati giudicano gli etero, soprattutto se sacerdoti.

É infatti già accaduto che alcune confessioni religiose fossero bacchettate dalla pubblica autorità perché non avevano voluto sentire profumo di fiori di arancio nelle loro navate. Ad esempio, la Commissione per i diritti civili dello Iowa ha affermato che non ci si può riparare dietro il diritto di libertà religiosa se la funzione nuziale è aperta a tutti. Il carattere “pubblico” di questa comporterebbe che dovrebbe essere accessibile a ogni persona con qualsiasi orientamento sessuale. Non farlo sarebbe discriminatorio. Nel 2012 un giudice amministrativo del New Jersey dichiarò che illegittimamente un’organizzazione religiosa collegata alla United Methodist Church aveva rifiutato di celebrare delle “nozze” gay. Insomma, la prospettiva di finire davanti ad un giudice per i sacerdoti, le parrocchie, le diocesi e le intere confessioni religiose renitenti al credo gay è alta. È un po’ come con l’Isis: se non ti converti alla nuova religione gay ti tagliano giuridicamente e socialmente la testa.

Se sacerdoti, parrocchie, etc. perdessero il contenzioso – evento anche questo assai probabile – cosa accadrebbe? Come minimo dovrebbero pagare una sanzione pecuniaria. C’è modo di tutelarsi contro questa evenienza, ad esempio, stipulando una polizza assicurativa? Un po’ come quando investi qualcuno e l’assicurazione civile copre i danni? Risponde David Karns, vice presidente di una sezione della Southern Mutual Church Insurance Company, agenzia assicurativa che cura gli interessi di 8.400 chiese. Karns così dichiara: «Abbiamo ricevuto numerose telefonate ed e-mail dopo la sentenza della Corte Suprema sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. La preoccupazione principale è se esista o meno una copertura delle responsabilità che possa venire applicata nel caso in cui una chiesa venga citata in giudizio perché si è rifiutata di celebrare un matrimonio omosessuale. La tipologia di contratti che riguardano la responsabilità civile generale non fornisce alcuna copertura per questo tipo di situazione, dato che non ci sono lesioni personali, danni materiali o danni di immagine. Offriamo [solo] una copertura per le spese legali. […] In parole povere: le chiese se la devono cavare da sole».  Stessa musica per altre compagnie assicurative. La Brotherhood Mutual Insurance Company e la Church Mutual Insurance Company per ora hanno solo mandato dei memorandum ai propri clienti per suggerire loro come evitare i contenziosi.

Quando la nave affonda i topi scappano. Prevedibile che le agenzie di assicurazioni facciano un passo indietro, altrimenti dovrebbero esporsi a futuri e sicuri esborsi di denaro per indennizzare chissà da quanti risarcimenti danni. É infatti palesemente falso che in queste cause le coppie gay non chiedano i danni in sede civile. É già accaduto. Il famoso pasticciere dell’Oregon che si era rifiutato di preparare una torta nuziale per una coppia lesbica è stata condannato di recente a pagare 135.000 dollari per danni «emozionali, e per sofferenze mentali e fisiche». In particolare, la coppia aveva lamentato «cattiva digestione» (pur senza aver assaggiato la torta), «pressione alta», «sonno eccessivo», «mal di testa» e «ansia».

Il paradosso di questo scenario aperto dalla sentenza dell’Alta Corte sta nel fatto che dovrebbe essere lo Stato di diritto ad assicurare i diritti costituzionalmente garantiti – tra cui quello di esprimere la propria libertà religiosa - a favore dei cittadini e non le agenzie assicurative. In questo caso, invece, la situazione è ribaltata. Lo Stato ti procura un danno ingiusto facendoti violenza e obbligandoti a compiere una scelta contraria ai tuoi principi e i privati si devono attrezzare per tutelarsi da questi soprusi. É una delle caratteristiche peculiari della tirannia e non è un’iperbole. 

Infine, questo scenario aprirà – per dirla sempre alla Cocteau - a conseguenze davvero demenziali. Le collette alla domenica non serviranno più a riparare il tetto della chiesa, ma per pagare la cauzione al reverendo Taylor finito dietro le sbarre. Qualche agenzia si arrischierà a far firmare polizze salatissime i cui premi assicurativi saliranno di classe in classe se, come il guidatore poco virtuoso che compie spesso incidenti, il sacerdote dal pulpito per poca diligenza avrà citato san Paolo quando parla dei sodomiti o il Catechismo della Chiesa cattolica quando tratta dell’omosessualità.  L’unica strada, cari sacerdoti, è quella di rimanere fedeli a Cristo e alla sua dottrina, perché questa è la sola polizza che conta. La polizza sulla vita eterna.