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CHIESA E POTERI

Se il Corriere entra nella guerra di CL

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Il dibattito sul riarmo in Europa è stato il pretesto per un durissimo attacco del Corriere della Sera contro Davide Prosperi, il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Un'entrata a gamba tesa a supporto di don Julian Carron, il discusso successore di don Giussani.

Editoriali 31_03_2025
Don Julian Carron e Antonio Polito

In molti si saranno sorpresi venerdì 28 marzo nel leggere sulla prima pagina del Corriere della Sera un editoriale a firma di Antonio Polito che, prendendo a pretesto il dibattito sul riarmo dell’Europa, lancia un durissimo attacco personale contro Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione (CL). Il pretesto è una lettera che Prosperi aveva inviato a La Repubblica giudicando negativo il progetto di riarmare l’Europa, una posizione che Polito bolla come “neutralista” e addirittura tradimento dell’eredità di Alcide De Gasperi.

Non entriamo qui nel merito del tema riarmo, su cui siamo già intervenuti e su cui torneremo ancora, e neanche sull’eredità di De Gasperi (su cui interverremo domani in un articolo ad hoc), ma sul fatto in sé di questo sorprendente attacco che appare come la vera notizia.

Con tutti i leader politici o intellettuali di punta che hanno espresso posizioni “neutraliste” (come le definisce Polito) e con tutte le associazioni cattoliche che hanno duramente criticato “Rearm Europe”, come mai un attacco così duro e personale, al limite dello sberleffo, contro Davide Prosperi e CL, che sono oggi una realtà marginale rispetto al dibattito in corso? Per stare al mondo cattolico, perché non prendersela con Avvenire, che è il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana ed esprime dunque la posizione ufficiale della Chiesa italiana (e che oltretutto il 21 marzo aveva pubblicato un articolo che rivendicava appunto l’eredità pacifista di De Gasperi); o con Pax Christi, punta di diamante del pacifismo cattolico; o anche la Comunità di Sant’Egidio, l’Azione Cattolica e altri che pure hanno firmato documenti al riguardo?
E poi cosa c’entra mettere insieme CL, che è un movimento ecclesiale, con «Salvini, Schlein e i Cinquestelle», che sono partiti e leader politici?

In realtà, leggendo l’editoriale si ha l’impressione che il progetto di riarmo dell’Europa sia solo un pretesto per un attacco personale che ha altre motivazioni, che sembrano risalire alla profonda divisione che il movimento di CL sta vivendo. Polito è infatti molto legato a don Julian Carron, il sacerdote spagnolo che è succeduto al fondatore di CL don Luigi Giussani, e che in circa 16 anni di guida ha provocato una grave frattura imponendo quella che da più parti è stata definita una “mutazione genetica” del movimento. In sintesi si rimprovera a don Carron l’aver trasformato CL in una riedizione dell’Azione Cattolica anni ’70: prova ne è che il movimento che per decenni era stato l’unica presenza cattolica visibile negli ambienti e nella società, come tale è praticamente scomparso.

Ma Carron, pur esprimendo una sensibilità ecclesiale affine a quella di papa Francesco, è anche incorso nelle ire della Santa Sede che ha commissariato dapprima i Memores Domini (i laici di CL che vivono nel mondo praticando i consigli evangelici) e poi la Fraternità affidandone la guida a Davide Prosperi. Motivo fondamentale della censura vaticana è stata l’appropriazione indebita da parte di don Carron del carisma di don Giussani, che invece appartiene a tutti i membri del movimento; a cui ha  fatto seguito l’ostinata determinazione a guidare la “parte” del movimento a lui fedele malgrado le dimissioni da presidente della Fraternità rassegnate nel 2021. La situazione si è così deteriorata che recentemente la Santa Sede, per evitare il ritorno di un qualche fedelissimo di don Carron, ha prorogato di un altro quinquennio la presidenza di Prosperi che sarebbe scaduta nel 2026.

Il fatto sembra aver scatenato ancor più don Carron e i suoi fedelissimi, ma finora le cose restavano sostanzialmente all’interno del movimento. Fino appunto al 28 marzo, quando è entrato in gioco il Corriere della Sera. E qui è giusto chiedersi cosa c’entri il quotidiano della borghesia progressista milanese con un movimento ecclesiale. In realtà negli anni alla guida di CL, don Carron ha avuto nel Corriere una formidabile spalla, soprattutto si è creata una solida amicizia con Antonio Polito, diventato ospite fisso degli incontri pubblici organizzati da CL. Polito presentava i libri di Carron e Carron presentava i libri di Polito (vedi foto), fino alla presenza dell’editorialista al Meeting di Rimini del 2024 chiamato addirittura a pontificare su De Gasperi.
Ma non è solo un fatto personale: un altro giornalista di punta del Corriere, Marco Ascione, ha pubblicato nel 2023 un libro tutto dedicato ai 16 anni di CL a guida Carron (La profezia di CL, dove chi sia il profeta è ovvio) per esaltarne il ritiro da quella che viene definita «la politica», ma che in realtà è il ritiro da una presenza nel mondo in nome di una “purificazione” della fede.

Dunque con l’editoriale del 28 marzo, il Corriere della Sera entra in campo a fianco di don Carron nella guerra scatenata contro un Prosperi che in questi anni si è mosso con molta prudenza per favorire l’unità del movimento ed evitare una scissione. Probabilmente invano visto come stanno andando le cose; e forse soltanto l’attesa di un’imminente fine del pontificato di Francesco e la speranza di un successore che potrebbe rimescolare le carte, ha frenato finora il taglio definitivo.

Quanto al Corriere, forse spaventa l’idea che CL ritorni ad essere una presenza nel mondo, al punto di voler strozzare il bambino in culla, visto che ancora siamo ai balbettii di un giudizio. O forse è solo uno scambio di favori personali tra due personaggi che da anni si spalleggiano.
Resta il fatto inquietante che un giornale laico che rappresenta poteri forti entri a gamba tesa nelle vicende dolorose di un movimento ecclesiale, un’ingerenza senza precedenti; o, visto da un’altra prospettiva, che il leader spodestato di un movimento chieda aiuto a certi poteri per ridicolizzare chi dall’autorità ecclesiastica è stato messo al suo posto.



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