Schlein, anche per l’oblio la sinistra usa il doppiopesismo
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Riaffiorano sul Web vecchi post al veleno della neoeletta segretaria del Pd, diretti anche contro coloro che ne hanno favorito la vittoria alle primarie. Ma la sinistra, anche per oblio e gogna mediatica, usa due pesi e due misure: se il caso riguarda gli avversari, attacca; se imbarazza i propri ambienti, sorvola.
Non c’è che dire, la Rete è davvero impietosa. Non perdona nulla, riporta sempre alla memoria collettiva frasi ed esternazioni del passato e ci conferma che nello spazio virtuale nulla si cancella. Se ne sta accorgendo nelle ultime ore anche la neoeletta segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, che evidentemente non ha fatto in tempo a ripulire i suoi profili social e ora è diventata lo zimbello di quanti, anche nel suo partito, non hanno digerito la sua elezione alla guida del Pd.
Ci sono alcuni social che nel diario personale ripropongono ricordi del passato, accolti con meraviglia ma a volte anche con piacere dai diretti interessati, che rivivono emozioni, riannodano i fili della propria vita, ritrovano volti finiti nel dimenticatoio. Quando però si è personaggi in vista, alcuni particolari della propria vita passata possono risultare ingombranti e dannosi per la propria reputazione.
Elly Schlein ha una sola fortuna: che i suoi sproloqui dell’ultimo decennio sono riaffiorati nel web e sui social solo a elezione avvenuta, altrimenti più di qualcuno forse non l’avrebbe votata. Verrebbe almeno da chiederle se, tornando indietro, avrebbe scritto quei tweet e avrebbe espresso quei giudizi così tranchant sui leader del suo partito che negli ultimi mesi si sono fatti in quattro per farle vincere le primarie. Dal punto di vista dei toni “woke”, la Schlein di dieci anni fa non appare molto diversa da quella che, un minuto dopo la sua incoronazione, già chiedeva le dimissioni del ministro dell’interno, Matteo Piantedosi. Sono però i contenuti delle sue piccanti accuse a lasciare basiti.
Qualche esempio. In risposta a un tweet del 2013 in cui veniva data la notizia di un possibile governo a guida di Enrico Letta o Angelino Alfano, Schlein ci andò giù pesante con l’ormai ex segretario Pd: “Se fanno premier Enrico Letta, con tutti i danni che ha fatto già solo nel Pd, la marcia su Roma la faccio io”. Ma come, una che vive di antifascismo rispolvera perfino l’immagine della marcia su Roma per attaccare i vertici del suo partito?
Le perle del passato digitale di Schlein sono innumerevoli. Sempre nel 2013, quando sosteneva la candidatura di Pippo Civati alla guida del Pd, la Schlein criticò la prospettiva delle larghe intese tra centrosinistra e centrodestra e attaccò Dario Franceschini e Francesco Boccia, che però una settimana fa ha abbracciato in diretta dopo la vittoria alle primarie, visto che la deve a loro. Di Franceschini diceva che era “parte della vecchia dirigenza di riciclati da Matteo Renzi” in occasione delle primarie del 2013. Dopo il giuramento di Franceschini come ministro della Cultura dell’esecutivo guidato dall’attuale leader di Italia Viva, la Schlein ironizzò sul fatto che si trattasse di un’operazione trasformistica, visto che lo stesso Franceschini era stato ministro dei Rapporti con il Parlamento del precedente governo Letta (di qui l’epiteto di riciclato).
Neppure a Boccia, altro suo attuale accanito sponsor, la Schlein risparmiò fendenti. Nel gennaio 2014, dopo aver nei mesi precedenti auspicato un cambio della classe dirigente che riguardasse anche lui, ironizzò sarcasticamente: “Posto che di gentaglia ce n’è dappertutto, avete provato a fare un giro in un circolo Pd? Son mica tutti Boccia”. Tutti tweet al veleno che una personalità forte come la Schlein non si è mai fatta grandi problemi a scrivere, ma che ora potrebbero costarle cari perché disegnano una neo segretaria che probabilmente nutre un intimo disprezzo nei confronti di quanti l’hanno sostenuta alle primarie.
Non meritano infine neppure un commento i tweet altrettanto sprezzanti e meschini che la Schlein rivolse alla Chiesa Cattolica. Ciò che invece richiede una considerazione è l’ipocrisia con la quale certi ambienti di sinistra (e relativi megafoni mediatici) hanno tirato fuori, anche nel recente passato, esternazioni social di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e altri esponenti del centrodestra come il viceministro Galeazzo Bignami (fotografato 20 anni fa con l’uniforme nazista).
Potremmo dire che anche nell’oblio e nella gogna mediatica ci sono due pesi e due misure. Quando il passato screditante riguarda una parte politica va rivangato, quando rischia di imbarazzare certo mondo radical chic meglio soprassedere. Ma la memoria storica, invece, dovrebbe essere neutrale, e gli stessi giornalisti dovrebbero essere animati in maniera imparziale da sincero amore per la verità quando scavano nel passato dei personaggi pubblici, senza lasciarsi condizionare dalle etichette politiche.