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L'INTERVISTA

Scalfari e il Papa, "manipolazioni per lettori ingenui"

Nella sua ultima intervista a Papa Francesco, Eugenio Scalfari ha sistematicamente manipolato le sue parole. Non è una voce di corridoio a dirlo: lo dichiara, per iscritto, la Sala Stampa Vaticana. Ma ormai il danno è fatto.

Editoriali 14_07_2014
Eugenio Scalfari

C'eravamo tanto amati. Sembra al capolinea la luna di miele fra la Sala Stampa vaticana e Eugenio Scalfari. A proposito di una sedicente «intervista» a Papa Francesco pubblicata su La Repubblica del 13 luglio, la Sala Stampa ha diffuso una nota ufficiale che, per chi conosce il felpato linguaggio vaticano, contiene espressioni di una durezza davvero senza precedenti.

La nota afferma che «non si può e non si deve parlare in alcun modo di un’intervista nel senso abituale del termine, come se si riportasse una serie di domande e di risposte che rispecchiano con fedeltà e certezza il pensiero preciso dell’interlocutore». Scalfari ha avuto un colloquio con il Papa, non ha trascritto né registrato quanto il Pontefice gli ha detto e più tardi, sulla base della sua memoria - o forse della sua fantasia - ne ha pubblicato un resoconto. Inducendo la Sala Stampa a «ribadire con forza quanto già si era detto in occasione di una precedente “intervista” apparsa su Repubblica, cioè che le singole espressioni riferite, nella formulazione riportata, non possono essere attribuite con sicurezza al Papa.

Ad esempio e in particolare, ciò vale per due affermazioni che hanno attirato molta attenzione e che invece non sono attribuibili al Papa. Cioè che fra i pedofili vi siano dei “cardinali”, e che il Papa abbia affermato con sicurezza, a proposito del celibato, “le soluzioni le troverò”». «Nell’articolo pubblicato su Repubblica - conclude la nota ufficiale vaticana - queste due affermazioni vengono chiaramente attribuite al Papa, ma - curiosamente - le virgolette vengono aperte prima, ma poi non vengono chiuse. Semplicemente mancano le virgolette di chiusura… Dimenticanza o esplicito riconoscimento che si sta facendo una manipolazione per i lettori ingenui?».

Dal momento che non voci di corridoio, ma una nota ufficiale della Santa Sede, qualificano l'operazione come una volgare «manipolazione per i lettori ingenui» non ci sarebbe, a rigore, niente da commentare sul merito della falsa «intervista». Il Papa avrebbe detto a Scalfari - il condizionale è d'obbligo - che continuerà nella sua lotta contro la pedofilia, peraltro diffusa in molti ambiti e non solo fra i sacerdoti, e la criminalità organizzata, fenomeno che il Pontefice si riprometterebbe di studiare meglio, rendendosi conto che in Italia ha caratteristiche uniche che per un non italiano non sono sempre facili da capire. Avrebbe rintracciato le radici della pedofilia e di un certo consenso sociale alle mafie in una gravissima crisi educativa: il che del resto corrisponde a quanto Papa Francesco ha più volte esposto in atti pubblici del suo Magistero. Avrebbe confermato il suo impegno ecumenico con valdesi e pentecostali, e il dialogo con gli ebrei.

Nei passi più problematici, avrebbe anche detto che i suoi collaboratori gli assicurano che i preti pedofili sono solo il due per cento del totale dei sacerdoti, ma che questa cifra è comunque eccessiva e gravissima, anche perché comprende «vescovi e cardinali». La parte sui cardinali è stata opportunamente smentita. Studio il problema dei preti pedofili da qualche anno, e non ho mai sentito parlare di cardinali accusati di pedofilia, se non in casi in cui le accuse erano palesemente false. Quanto al due per cento, i libri che esaminano i dati statistici sui preti pedofili non sono molti su scala internazionale, e qualcuno l'ho scritto io. O il Papa è caduto in un equivoco, o Scalfari non ricorda bene. Il due per cento è un dato non mondiale, ma statunitense, che si riferisce ai preti accusati - il che non significa colpevoli, dal momento che alcuni degli accusati si sono poi rivelati innocenti - di rapporti sessuali con minori. Questi ultimi sono qualcosa di diverso dalla pedofilia. Se un sacerdote ha un rapporto con una sedicenne non si tratta certamente di un comportamento tollerabile, ma neppure si tratta di pedofilia, la cui definizione medica e legale fa riferimento a rapporti con minorenni non ancora giunti alla pubertà. Il due per cento non si riferisce dunque ai «preti pedofili», che sono certamente molti di meno.

Un altro aspetto problematico riguarda il celibato sacerdotale. Il Papa avrebbe ricordato a Scalfari un'ovvietà, cioè che il celibato non è un dato dogmatico ma disciplinare, e infatti le Chiese cattoliche di rito orientale - che sono pienamente cattoliche - ordinano uomini sposati. Ma avrebbe anche detto che «le soluzioni ci sono e le troverò», il che potrebbe lasciare intendere che si è alle soglie di un'estensione della disciplina orientale al rito latino e sarebbe in contrasto con altre affermazioni pubbliche di Papa Francesco, dove ha riaffermato invece il grande valore spirituale e pastorale del celibato. Anche questa parte è stata oggetto di specifica smentita.

Ma, ripeto, è difficile commentare le fantasie di Scalfari. O forse un commento è necessario. Come ricorda la nota della Sala Stampa, non è la prima volta che Scalfari si inventa un'intervista con il Santo Padre. Mesi fa fu costretto a presentarsi alla stampa estera a Roma ammettendo che alcune frasi attribuite a Papa Francesco erano un semplice frutto della sua immaginazione. Il lupo, anche anziano, perde il pelo ma non il vizio. Scalfari riferisce - e avrà senz'altro ragione - che il Papa lo ha ricevuto diverse volte perché è interessato a confrontarsi con un non credente, per capire come ragiona un vasto mondo che è lontanissimo dalla Chiesa ma che nello stesso tempo ha un ruolo importante - si potrebbe anche dire dominante e dittatoriale - nella cultura contemporanea. Sono scelte personali del Papa, che sarebbe ozioso discutere. Si può invece discutere, e forse si deve, la scelta della Sala Stampa vaticana di non esigere da Scalfari, dopo i precedenti, che qualora volesse raccontare qualcosa su «Repubblica» di questi colloqui dovrebbe impegnarsi a far rivedere prima il testo dalla Santa Sede. Le note pubblicate dopo - se hanno il merito di chiamare con chiarezza «manipolazione per i lettori ingenui» una spregiudicata operazione giornalistica - danno però l'impressione di chiudere la stalla quando i buoi ormai sono scappati.