Santiago e i canti in onore dell’«amico del Signore»
Da oltre un millennio la cattedrale di Santiago di Compostela, costruita intorno al sepolcro dell’apostolo protomartire, è meta di pellegrini e penitenti. Nel primo e nell’ultimo dei cinque libri che formano il Codex Calixtinus abbiamo la musica più antica che la cultura occidentale abbia dedicato a san Giacomo il Maggiore.
Oggi ricorre la festa di san Giacomo il Maggiore, l’apostolo «amico del Signore» insieme a Pietro e Giovanni. Novecento anni fa, nel 1122, mentre si posava l’ultima pietra della Cattedrale di San Giacomo di Compostela, papa Callisto II (†1124) indiceva per il 1126 il primo Anno Santo Compostelano o Giacobeo, stabilendo che fosse celebrato ogni qualvolta la festa dell’apostolo Giacomo cadesse di domenica. Il privilegio sarebbe stato poi confermato da papa Alessandro III (†1181) con la bolla Regis æterni, data a Viterbo il 25 giugno 1179.
Da oltre un millennio la celebre cattedrale, costruita in Galizia, Spagna nord-occidentale, intorno al sepolcro di Giacomo il Maggiore, è meta di pellegrini e penitenti. Anche il sommo poeta Dante ci ricorda Santiago di Compostela come una delle tre mete di pellegrinaggio del suo tempo, insieme a Gerusalemme, la Città Santa, e a Roma, la Città Eterna: «E però è da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamansi palmieri, in quanto vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini, in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepultura di sa' Iacopo fue più lontana de la sua patria che d'alcuno altro apostolo; chiamansi romei, in quanto vanno a Roma, là ove questi cu' io chiamo peregrini andavano» (Dante Alighieri, Vita Nova, XL).
Il pellegrinaggio verso la Cattedrale è noto come Camino de Santiago, una rete di itinerari lungo la quale sorgono chiese e numerosi ospizi: molti arrivano a piedi; entrano dalla Porta Santa, detta anche Porta del Perdono; adorano l’Eucaristia; venerano il sepolcro dell’apostolo, el señor Santiago, che fu il primo dei Dodici a sigillare la sua testimonianza di fede col proprio sangue; ammirano il botafumeiro, l’imponente turibolo che con la sua spettacolare oscillazione spande incenso fino alle volte della basilica; ed escono dal maestoso Portico della Gloria, scolpito nel XII secolo dal Maestro Mateo, architetto, scultore e pittore.
Che emozione se si pensa alla moltitudine di pellegrini che hanno posato lo sguardo su questo Portico, come si legge nel Codex Callistinus! «In questo posto vengono i popoli barbari e quelli di tutte le parti del mondo […] di tutte le lingue, tribù e nazioni. […] Alcuni suonano chitarre, altri lire, altri timpani, altri flauti, trombette, arpe, violini, zampogne, ruote britanniche o galle, alcuni cantano con chitarre, altri ancora cantano accompagnati con diversi strumenti, altri passano la notte in veglia. […] Le porte di questa basilica non si chiudono mai, né di giorno né di notte […] (In P. Caucci von Saucken, Il sermone “Veneranda Dies” del “Liber Sancti Iacobi”, Santiago de Compostela 2001, pp. 140-141).
I canti della Messa e della Liturgia delle Ore propria dell’apostolo protomartire Giacomo, in uso esclusivo della grande basilica, e i canti dei pellegrini sono riportati rispettivamente nel primo (Anthologia liturgica) e nell’ultimo (Iter pro peregrinis ad Compostellam) dei cinque libri, che formano il Codex Calixtinus, Codice Callistino dal nome di papa Callisto II, manoscritto del XII secolo. Abbiamo qui la musica più antica che la cultura occidentale abbia dedicato alla figura dell’apostolo Giacomo.
Consideriamo due canti liturgici: O adiutor omnium seculorum, ultimo responsorio per il Mattutino, e Ad sepulcrum beati Iacobi, la prima antifona dei Vespri della festa del 25 luglio.
R. O adiutor omnium seculorum, O decus apostolorum, O lux clara Gallecianorum, O aduocate peregrinorum, Iacobe, supplantator uiciorum, solue nostrorum catenas delictorum, et duc nos ad salutis portum. / V. Qui subuenis periclitantibus ad te clamantibus tam in mare quam in terra, succurre nobis nunc et in periculo mortis. Et duc nos [ad salutis portum]. / Gloria Deo Patri almo excellentissimo, et Filio eius pio altissimo, amborumque Spiritui Sancto. / Et duc [nos ad salutis portum].
Tu, sempre soccorritore, onore degli apostoli, splendore dei galleghi, difensore dei pellegrini, Giacomo, soppiantatore dei vizi, spezza le catene delle nostre colpe, e guidaci al porto della salvezza. / Tu, che aiuti coloro che ti gridano in pericolo, sia in mare sia in terra, aiutaci ora e in pericolo di morte, e guidaci al porto della salvezza. / Gloria a Dio Padre, creatore eccelso, e al suo Figlio, pio altissimo, e allo Spirito Santo di entrambi. / E guidaci al porto della salvezza.
Ad sepulcrum beati Iacobi egri veniunt et sanantur, ceci illuminantur, claudi eriguntur, demoniaci liberantur, mestis consolacio datur, et quod maius est, fidelium preces exaudiuntur; ibi barbare gentes omnium mundi climatum catervatim occurunt, munera laudis Domino deferentes, alleluia.