Sant’Eriberto di Colonia
Questo santo, che fu il braccio destro di Ottone III nel Sacro Romano Impero, dava ai poveri tutto il denaro che riusciva a risparmiare. Andava nelle case e negli ospedali per assistere gli ammalati e conduceva un’intensa vita spirituale
Sant’Eriberto di Colonia (c. 970-1021) fu un pastore di anime che non smise mai di pensare alle cose di Dio e non perse l’umiltà nemmeno quando l’imperatore lo volle come suo braccio destro nel Sacro Romano Impero. Era figlio di un conte e venne educato alla scuola cattedrale di Worms, sua città natale, e poi al monastero benedettino di Gorze. Attratto dalla vita monastica, maturò il desiderio di farsi monaco benedettino, ma vi rinunciò per la disapprovazione del padre. Divenne prevosto alla cattedrale di Worms e fu ordinato sacerdote nel 994. Nello stesso anno il giovanissimo Ottone III (980-1002) lo nominò cancelliere per l’Italia e, nel 998, per la Germania, riunendo per la prima volta nella stessa persona le due cariche.
Eriberto accompagnò più volte l’imperatore in Italia. Durante uno di questi viaggi fu nominato arcivescovo di Colonia (ministero che svolgerà fino alla morte) e il 9 luglio 999 ricevette l’investitura e il pallio da papa Silvestro II, venendo poi consacrato il giorno di Natale nella cattedrale della città, dove si recò a piedi nudi. Si trovava nuovamente in Italia quando Ottone III morì nel 1002 e lo assistette sul letto di morte. Si occupò della processione per riportare in patria la salma, assieme alle insegne imperiali, e all’inizio non volle favorire la successione del futuro Enrico II, parente di Ottone e marito di santa Cunegonda, forse perché gli preferiva Ermanno II di Svevia, altro pretendente al trono. Enrico II lo fece rinchiudere per un breve periodo in prigione, ma poi Eriberto lo riconobbe come sovrano.
Con il tempo il rapporto con Enrico II migliorò. Eriberto lo accompagnò in un viaggio a Roma, fece da mediatore con la Casata di Lussemburgo, sostenne la decisione del sovrano di creare la diocesi di Bamberga, fondata nel 1007 con il consenso del papa, e lo aiutò lealmente in diversi altri modi, agendo sempre da uomo di Dio. Il santo dava ai poveri tutto il denaro che riusciva a risparmiare, andava nelle case e negli ospedali per assistere gli ammalati e conduceva un’intensa vita spirituale. Durante una grande siccità che colpì Colonia, guidò una processione fino alla chiesa di San Severino, pregò il Signore in ginocchio davanti all’altare e, al suo rialzarsi, iniziò un’abbondante pioggia che salvò il raccolto. E per questo è ancora oggi invocato, specie nella zona di Colonia, in caso di siccità.
Nel 1021 Enrico II, anche lui venerato dalla Chiesa, riconoscendo le virtù di Eriberto gli chiese umilmente perdono per gli errori commessi nei suoi confronti. L’arcivescovo, già considerato santo nell’arco della sua vita terrena, morì in quello stesso anno e fu sepolto nel monastero benedettino di Deutz, che lui stesso aveva fondato.