Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
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Sant'Aniano, il calzolaio guarito e convertito da San Marco

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Entrambi ricordati dalla liturgia il 25 aprile, entrambi ressero la Chiesa di Alessandria. Tutto nacque da un incontro casuale tra l'evangelista e l'artigiano che portò l'allievo a seguire il maestro in vita e in morte. Fino a Venezia.

Ecclesia 25_04_2024
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Marco e Aniano, il maestro e il discepolo: il secondo è meno conosciuto, ma c’è anche lui nel martirologio romano alla data del 25 aprile, addirittura in seconda posizione. Data che per entrambi è condivisa anche dagli ortodossi, ma sul piano cronologico corrisponde al nostro 8 maggio, tenendo conto dello slittamento del calendario giuliano. Subito dopo «la festa di San Marco evangelista», e alcune righe che ne ripercorrono la biografia, troviamo nel martirologio «la memoria di Sant’ Aniano, vescovo d’Alessandria d’Egitto, il quale, secondo la testimonianza di Eusebio, nell’ottavo anno dell’imperatore Nerone, fu il primo vescovo di questa città dopo San Marco e ivi rimase per 25 anni, uomo accetto a Dio e ammirevole in tutto». L’evangelista, che fu collaboratore di Pietro a Roma, concluse la sua esistenza ad Alessandria d’Egitto, dove ricevette il martirio; nella città egiziana aveva incontrato, guarito e convertito Aniano, che divenne poi suo successore.

L’incontro tra i due fu casuale, per non dire banale: anche agli evangelisti talvolta tocca far riparare le scarpe, o i calzari, e Marco si recò da un calzolaio di Alessandria, ovvero il nostro Aniano. Di qui anche il comune patronato sui calzolai, che possono rivolgersi a entrambi, all’artigiano (Aniano) così come al cliente (Marco), come apprendiamo leggendo Il grande libro dei santi protettori di Rino Cammilleri (Ares, Milano 2023), da cui traiamo la vicenda: «Mentre lavorava, Aniano si ferì seriamente un dito con la lesina e prese a imprecare contro Marco. Questi fece un segno di croce sulla ferita e il dito guarì all’istante».

Dell’episodio e del culto “congiunto” di Aniano e Marco troviamo traccia anche nella “città marciana” per eccellenza, cioè Venezia, che dal IX secolo custodisce le spoglie mortali dell’evangelista. Sulla facciata della Scoletta dei Calegheri, cioè dei calzolai, c’è un bassorilievo di Antonio Rizzo (sec. XV) che raffigura la guarigione di Aniano, seduto a terra, in abiti orientali, con una scarpa nella mano destra, e la mano sinistra in quella di Marco, che lo benedice e lo guarisce. Nella tavola dipinta nel 1498 da Cima da Conegliano l’episodio avviene in presenza di più testimoni (alcuni dei quali assistono alla scena anche dall’alto), tutti in abiti orientali, del resto perfettamente familiari ai mercanti della Serenissima. Circondano Aniano, seduto su uno sgabello verosimilmente fuori dalla sua bottega, come si evince dagli strumenti del mestiere e da una scarpa poggiata sul davanzale dietro di lui, da cui si affaccia un suo collaboratore. Marco sta per prendere la mano ancora ferita di Aniano e lo benedice. Il miracolo avverrà di lì a poco, ma lo stupore dei presenti è già palpabile.

Benché l’opera sia intitolata al suo maestro, Aniano è ben presente nella Pala di San Marco, dipinta nel XIV secolo da Arnau Bassa (detto appunto il Maestro di San Marco) e custodita a Manresa nella Basilica di Santa María de la Seu, ma soltanto dal XX secolo: la pala era nata e rimase per secoli a Barcellona, dove era stata commissionata – è superfluo specificarlo – dalla corporazione dei calzolai. Nella parte sinistra del dipinto, la scena centrale narra il ferimento e la guarigione di Aniano, nella sua bottega, per opera di Marco. Nella scena sottostante l’evangelista predica e poi battezza Aniano e sua moglie. Sul lato opposto, nella scena in basso dedicata al martirio di Marco, si vede Aniano già in abiti episcopali che assiste alla sepoltura del suo predecessore. I due santi sono coprotagonisti della scena centrale e più grande di tutta la pala di Arnau: che non è dedicata a un episodio esemplare del solo Marco, ma alla consacrazione episcopale conferita al discepolo Aniano. Particolare curioso: la casula che riveste l’ex calzolaio e neo-vescovo presenta come decorazione proprio delle scarpe!

Le tradizioni divergono, ma dopo il martirio di Marco Aniano resse la Chiesa di Alessandria all’incirca per una ventina d’anni. Com’è noto, nell’828 le spoglie mortali di Marco furono condotte da alcuni mercanti veneziani nella città lagunare, che da allora è indissolubilmente legata all’evangelista. Alcuni secoli dopo, nel 1288, giunse a Venezia anche il corpo di Aniano, custodito nella chiesa di San Clemente. Insomma, uniti in vita, uniti nella ricorrenza liturgica e persino nel definitivo riposo delle spoglie mortali.

Tra gli innumerevoli patronati attribuiti a San Marco ce ne sono due che lo legano a Sant’Aniano. Oltre a notai, segretari, scrivani, ottici, fabbricanti di corde e ceste e malati di scabbia, l’evangelista protegge i pittori su vetro, poiché – spiega Cammilleri – «questi sono esposti a ferite alle mani», proprio come accadde ad Aniano, che da lui fu guarito. E naturalmente entrambi, come abbiamo già ricordato, proteggono i calzolai. Un patronato comune, quest’ultimo, legato all’attività di Aniano e all’evento che impresse una svolta decisiva alla sua vita.



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