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San Michele invocato alla Casa Bianca, censurato in casa sua

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Con un inedito messaggio presidenziale Trump ha ricordato la festa dell’Arcangelo con  la preghiera composta da Leone XIII. In versione integrale: scontato ma non troppo, visto che alla Sacra piemontese circola una nuova versione purgata della parola “inferno”.

Ecclesia 01_10_2025

San Michele sembra stare a cuore a Donald Trump che, pur essendo presbiteriano, invoca l’Arcangelo anche pubblicamente. Il 29 settembre dell’anno scorso, l’allora candidato alla presidenza postava sui suoi social la preghiera che fino a pochi decenni fa concludeva quasi tutte le Messe. Quest’anno, però, nel primo 29 settembre del suo secondo mandato Trump ha onorato la festa dell’Arcangelo direttamente dalla Casa Bianca e con tutti i crismi di un messaggio presidenziale. Preveniamo subito chi si scandalizza facilmente: il tycoon ha anche dei difetti, lo sappiamo già. Il che non rende meno apprezzabile il fatto che chieda aiuto all’alto, nella realistica consapevolezza di essere, sì, uno degli uomini più potenti ma non l’Onnipotente.

«Oggi rendo omaggio ai milioni di cristiani negli Stati Uniti e in tutto il mondo che celebrano la festa di san Michele Arcangelo»: così esordisce il testo ripercorrendo persino le radici bibliche del culto micaelico: «Secondo la Sacra Scrittura, quando il diavolo si ribellò a Dio in Cielo, san Michele e la sua legione di angeli scacciarono satana sulla terra, riaffermando trionfalmente la sovranità di Dio su tutta la creazione. Per 2000 anni, i cristiani hanno guardato a san Michele Arcangelo per protezione, forza e coraggio nei momenti di conflitto, angoscia e dubbio». Parole impensabili ai tempi del “cattolico” Biden, ma pure in qualsiasi istituzione della già (e non più) cattolicissima Italia.

Non pago del riferimento biblico, il presidente Usa si spinge fino in campo cattolico citando Leone XIII e la preghiera da lui composta: «Nel 1886, circa 140 anni fa, papa Leone XIII, guida della Chiesa cattolica romana, temendo per il futuro del mondo occidentale, introdusse la celebre Preghiera a San Michele, che viene ancora recitata oggi nelle chiese e nelle case di tutta la nostra nazione e di tutto il mondo». Infine il il messaggio presidenziale riporta per intero il testo dell’orazione leonina, invito implicito non solo a onorare genericamente san Michele ma a pregarlo.

La breve invocazione si apre con le parole «San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia...» Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio... ») e si conclude supplicando il «principe delle milizie celesti» affinché ricacci «nell’inferno satana e gli altri spiriti maligni, i quali errano nel mondo per perdere le anime» («... tuque, Princeps militiae caelestis, satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude»). Le varie versioni e traduzioni possono variare di qualche sfumatura, ma risultano tutte aderenti al testo leonino, compresa quella, ovviamente in lingua inglese, presente nel messaggio del presidente Usa.

C’è un luogo, però, in cui l’orazione è stata riformulata eliminando il riferimento all’inferno. E non è un luogo qualunque. È la Sacra di San Michele in Val di Susa, uno dei luoghi simbolo del culto all’Arcangelo Michele, che viene lodevolmente invocato al termine delle celebrazioni, ma nella forma “aggiornata”. Cosa che avviene già da alcuni anni, come si può verificare nel canale youtube del santuario. Il sito messainlatino.it mette a confronto la fedele traduzione di “ieri”, opera del poeta e sacerdote rosminiano Clemente Rebora – «riportata nelle immaginette che lì si distribuivano fino a pochi anni fa», riferisce un fedele presente alla Messa di domenica 28 settembre – e quella di “oggi”, approvata dai rosminiani odierni, decisamente più libera, in cui si chiede che «satana e gli altri spiriti maligni siano da te, Principe della milizia celeste, sconfitti in virtù dei doni a te concessi da Dio».

Insieme alla parola «inferno» sparisce anche la minaccia della «perdizione delle anime», per perseguire la quale gli spiriti maligni «si aggirano per il mondo», come recitava il testo originale. In breve, questi spiriti ci sono anche nella nuova preghiera, ma cosa facciano e dove vadano è affar loro. E si continua a chiedere all’Arcangelo di sconfiggerli, ma se li ricaccia all’inferno è affar suo. Un’omissione di cui francamente non si comprende il perché, ma rientra nella travagliata storia di questa orazione. Considerata superata quando il post-concilio dichiarò guerra al pre-concilio, espulsa dalle porte di quasi tutte le chiese (ma rilanciata in tempi più recenti da vescovi e Papi) si riaffaccia da una finestra della Casa Bianca, per poi ritrovarsi amputata proprio... in casa sua.



INTERVISTA / DON VITIELLO

Dalla Sindone a San Michele fino... alle radici dell’Europa

Trenta chilometri in dieci ore per giungere al cuore della cultura europea con lo sguardo a Cristo Crocifisso e Risorto: è l'esperienza vissuta sabato scorso da duecento pellegrini in cammino dal Duomo di Torino al santuario micaelita piemontese.

LA STORIA

Leone XIII e la preghiera a san Michele Arcangelo

20_07_2023 Antonio Tarallo

Il 20 luglio di 120 anni fa moriva Leone XIII. Il papa della Rerum Novarum è noto tra l’altro per la celebre preghiera a san Michele Arcangelo, che ha una storia tutta da scoprire.

DOPO LE PAROLE DEL PAPA

La preghiera a San Michele ritorni nella Messa

04_10_2018 Luisella Scrosati

Il Papa ci chiede di ricorrere dopo il Rosario all'intercessione di San Michele Arcangelo, principe della milizia celeste. Sarebbe opportuno che i sacerdoti ne reintroducano la preghiera anche al termine della S. Messa, dal momento che ne è sì cessata l’obbligatorietà, ma non la possibilità di recitarla comunque per difenderci dal mistero di iniquità che insidia la Chiesa.