La preghiera a san Michele Arcangelo non è passata di moda
La festa odierna riporta alla mente l'invocazione di Leone XIII che per decenni si rivolgeva al termine di ogni Messa, chiedendo la protezione dal maligno. Elogiata da san Giovanni Paolo II, rilanciata da Francesco, non sembra aver perso di attualità.
La festa degli Arcangeli riporta alla mente una preghiera riscoperta (anche in questo pontificato) e poi nuovamente dimenticata, ma che non perde di attualità. Francesco era Papa da pochi mesi quando fu inauguratauna statua di san Michele nei Giardini Vaticani. Era il 5 luglio 2013 e nell'occasione il Pontefice consacrava lo Stato della Città del Vaticano a san Giuseppe e all'Arcangelo, alla presenza di Benedetto XVI, che per la prima volta partecipava a un evento pubblico insieme al successore.
Cinque anni fa papa Francesco chiedeva a tutta la Chiesa di tornare a invocare la protezione di san Michele Arcangelo, al termine del Rosario, insieme all'antica invocazione mariana Sub tuum praesidium. Il 29 settembre 2018 la Sala Stampa comunicava che «Il Santo Padre ha deciso di invitare tutti i fedeli, di tutto il mondo, a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi».
Tornava così in auge la preghiera di Leone XIII (Sancte Míchael Archángele, defénde nos in próelio... ), chiaramente volta a implorare la protezione della Chiesa dalle insidie del maligno. Essa era parte delle cosiddette "preci leonine", le preghiere con cui fino alla riforma liturgica si concludevano tutte le Messe lette (e si concludono tuttora nella liturgia tradizionale). Preci non più prescritte, ma nemmeno vietate, anzi raccomandate già da san Giovanni Paolo II nel Regina Coeli del 24 aprile 1994: «Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo». Nel 1964, in pieno fermento riformatore, l'istruzione Inter Oecumenici aveva decretato: «preces Leonianae supprimuntur» (le preci leonine sono soppresse), come se non ce ne fosse più bisogno. Otto anni dopo san Paolo VI confidò la tremenda sensazione che «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». A distanza di mezzo secolo, l'era sinodale non sembra da meno di quella post-conciliare.
P.S. La riportiamo di seguito, per chi non la conoscesse:
Sancte Míchael Archángele, defénde nos in próelio;
contra nequítiam et insídias diáboli esto praesídium.
Imperet illi Deus, súpplices deprecámur,
tuque, Prínceps milítiae caeléstis,
Sátanam aliósque spíritus malígnos,
qui ad perditiónem animárum pervagántur in mundo,
divína virtúte, in inférnum detrúde. Amen”.
San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio. Capo supremo delle milizie celesti, fa’ sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen.