San Giacomo il Maggiore
Fu il primo dei Dodici a subire il martirio. Al suo nome è legato il «Cammino di Santiago», che ha riacquisito popolarità anche grazie a uno straordinario discorso di Giovanni Paolo II sulla natura del pellegrinaggio e sul bisogno per l'Europa di ritrovare la sua identità cristiana
San Giacomo, detto il Maggiore per distinguerlo dall’omonimo apostolo (Giacomo di Alfeo), fu il primo dei Dodici a rendere testimonianza a Cristo con il martirio. Figlio di Zebedeo e Salome, una delle pie donne che seguirono Nostro Signore sul Calvario, era il fratello di san Giovanni Evangelista. E con lui ricevette da Gesù il soprannome aramaico di Boanèrghes, «cioè figli del tuono» (Mc 3, 17). Dopo che un villaggio samaritano si era rifiutato di accogliere Gesù, i due figli di Zebedeo proposero una soluzione drastica («Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?»; Lc 9, 51-56), ricevendo il rimprovero del Maestro. Ma il carattere ardente di Giacomo, che nonostante i limiti umani era ricco di slanci d’amore, piaceva al Signore. Proprio lui, insieme al fratello e a Pietro, faceva parte della cerchia più intima di Gesù, che lo volle testimone di alcuni dei più grandi prodigi e misteri della sua vita in terra, sia gloriosi che dolorosi (la risurrezione della figlia di Giairo, la trasfigurazione sul Tabor, la preghiera e l’agonia nel Getsemani).
Molto significativo è l’episodio in cui i due fratelli chiedono a Gesù di sedere uno alla Sua destra e uno alla sinistra una volta entrati nel regno dei cieli. È allora che il Figlio di Dio - un istante prima di spiegare a tutti gli apostoli che la gloria in cielo passa attraverso il servizio in terra, fino al dono della vita - dice a Giacomo e Giovanni: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». «Lo possiamo», fu la risposta dei fratelli. I due berranno il loro calice secondo carismi, modi e tempi diversi, ma entrambi ripieni di Spirito Santo e con il fermo proposito di fare solo la volontà divina.
Qualche tempo dopo la Pentecoste, Giacomo si recò in Spagna per diffondere il Vangelo, imbarcandosi presumibilmente su una delle navi che attraversavano il Mediterraneo nell’ambito dell’intenso commercio tra la Palestina e la penisola iberica (scambi di ferro, oro, rame, spezie, oggetti ornamentali, ecc.). La più antica fonte a noi pervenuta sulla sua predicazione in terra spagnola risale al VI-VII secolo (si tratta della versione latina del Breviario degli Apostoli) e trova conferma nelle rivelazioni avute da due grandi mistiche venerate dalla Chiesa, cioè la beata Anna Caterina Emmerick (1774-1824) e prima ancora la venerabile Maria di Ágreda (1602-1665). Queste rivelazioni illustrano il collegamento diretto tra san Giacomo e la Vergine del Pilar. Al riguardo il racconto di Maria di Ágreda è particolarmente esteso e ricco di dettagli.
Secondo la mistica spagnola, la notte tra il 2 e il 3 gennaio 40, dopo oltre quattro anni di presenza di Giacomo in Spagna, la Madonna, ancora nel corso della sua vita terrena, apparve all’apostolo che si trovava a Saragozza e gli disse: «L’eccelso Re ha prescelto questo posto affinché gli innalziate un tempio, dove sotto il titolo del mio nome il Suo sia magnificato e dove i Suoi tesori siano comunicati con abbondanza. […] Darete senza indugio inizio ai lavori e dopo avergli reso tale servizio partirete per Gerusalemme, poiché il Salvatore vuole che gli sacrifichiate la vostra vita là dove Egli consegnò la Sua per il riscatto degli uomini». La religiosa riferisce che Giacomo, dopo aver dato inizio ai lavori di edificazione della chiesa intitolata alla Vergine, era appunto tornato a Gerusalemme; e lì subì il martirio il 25 marzo 41.
La data tradizionale della morte di Giacomo oscilla in effetti tra quell’anno e il 44, periodo durante il quale governava sulla Giudea re Erode Agrippa (†44), che «cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni» (At 12, 1-2). Con il suo appassionato annuncio di Cristo risorto, Giacomo era evidentemente tra i membri più in vista della Chiesa primitiva e aveva attirato la forte ostilità dei Giudei che non ne volevano sapere di convertirsi. Discorso a parte merita l’ebreo che lo aveva condotto in tribunale, il quale - secondo le Ipotiposi di Clemente Alessandrino (citato da Eusebio di Cesarea nella Storia Ecclesiastica) - «rimase tanto commosso a vederlo rendere testimonianza, che confessò d’essere anch’egli cristiano» e venne decapitato assieme a san Giacomo.
Secondo la tradizione, furono i discepoli di quest’ultimo a portare via mare le sue reliquie in Spagna, oggi custodite nella Cattedrale di Santiago di Compostela: la loro autenticità è stata dichiarata dalla bolla Deus omnipotens (1 novembre 1884) di Leone XIII. Il sepolcro di san Giacomo, riscoperto nel IX secolo, divenne meta di pellegrinaggi da ogni parte d’Europa verso il Mille, sotto l’impulso dei monaci cluniacensi. L’oggi celebre «Cammino di Santiago» divenne uno dei tre principali pellegrinaggi della cristianità, assieme a quello al Santo Sepolcro di Gerusalemme e alla tomba di Pietro a Roma.
Dopo un periodo d’ombra, il Cammino riacquisì popolarità nel XX secolo anche grazie a Giovanni Paolo II. Il santo polacco, il 9 novembre 1982, tenne un famoso discorso a Santiago di Compostela esortando l’Europa a ritrovare la sua identità cristiana: «L’intera Europa si è ritrovata attorno alla memoria di Giacomo in quegli stessi secoli nei quali essa si costruiva come continente omogeneo e spiritualmente unito. Per questo lo stesso Goethe affermerà che la coscienza dell’Europa è nata pellegrinando. Il pellegrinaggio a Santiago fu uno degli elementi forti che favorirono la comprensione reciproca di popoli europei tanto diversi, quali erano i latini, i germani, i celti, gli anglosassoni e gli slavi. Il pellegrinaggio avvicinava, di fatto, metteva in contatto e univa tra loro quelle genti che, di secolo in secolo, raggiunte dalla predicazione dei testimoni di Cristo, abbracciavano il Vangelo e contemporaneamente, si può dire, emergevano come popoli e nazioni. […] Dopo venti secoli di storia […] si deve ancora affermare che l’identità europea è incomprensibile senza il Cristianesimo, e che proprio in esso si ritrovano quelle radici comuni dalle quali è maturata la civiltà del vecchio continente, la sua cultura, il suo dinamismo, la sua operosità, la sua capacità di espansione costruttiva anche negli altri continenti; in una parola, tutto ciò che costituisce la sua gloria».
Patrono di: Spagna, Cile; cavalieri, pellegrini, soldati, veterinari