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Nostra Signora del Pilar

La notte tra il 2 il 3 gennaio del 40, nel corso della sua vita terrena, la Beata Vergine apparve all’apostolo Giacomo che stava pregando sulla riva dell’Ebro per l'evangelizzazione della Spagna, supplicando Maria - nelle parole riferite dalla Emmerick - quale “base e colonna della Chiesa in terra”. All'intercessione della Madonna del Pilar è inoltre attribuito uno dei più grandi miracoli di sempre, riguardante la guarigione del contadino Miguel Juan Pellicer

Santo del giorno 12_10_2019

La notte tra il 2 il 3 gennaio del 40, nel corso della sua vita terrena, la Beata Vergine apparve all’apostolo Giacomo che stava pregando sulla riva dell’Ebro e supplicando l’intercessione di Maria per la buona riuscita dell’evangelizzazione in Spagna. La Madonna, accompagnata da diversi cori di angeli che portavano una sua raffigurazione e una piccola colonna di diaspro, comunicò all’apostolo la volontà divina di edificare un tempio a Lei dedicato: nacque così la prima chiesa della Spagna e dell’intera cristianità. Solo dopo averla costruita Giacomo tornò a Gerusalemme dove, primo tra tutti gli apostoli, subì il martirio durante le persecuzioni di Erode Agrippa.

La tradizione del Pilar è antichissima ed è confermata dalle rivelazioni avute nell’età moderna dalla beata Anna Caterina Emmerick e, prima ancora, dal dettagliato racconto della venerabile Maria di Agreda che riporta le parole della Vergine all’apostolo: «L’eccelso Re ha prescelto questo posto affinché in esso gli innalziate un tempio, dove sotto il titolo del mio nome il Suo sia magnificato […]. Egli darà libero corso alle sue antiche misericordie a vantaggio dei credenti e questi per mezzo della mia intercessione le otterranno, se le domanderanno con autentica confidenza e pia devozione». Aggiunse la Madonna: «Questo pilastro con sopra la mia immagine resterà qui e durerà con la santa fede fino alla fine dei tempi».

Sono passati quasi duemila anni e l’attuale gigantesco santuario di Saragozza - sopravvissuto a tre bombe sganciate all’inizio della guerra civile spagnola (1936-1939), nessuna delle quali esplose - sorge sullo stesso luogo dell’apparizione e custodisce il prezioso pilastro all’interno di una cappella, con un oculo che consente ai pellegrini di baciarlo e venerarlo. Questa grande devozione verso la Vergine, patrona della Spagna e di tutta l’ispanità, è constatabile anche nella diffusione del nome Pilar, nelle tantissime edicole e nei canti che le sono dedicati. Ma tornando all’apparizione, un fatto è degno di nota: dopo aver vissuto nel nascondimento nel corso della vita terrena del Redentore e Figlio, la Madre Celeste era già venerata dagli apostoli per il suo ruolo speciale nella storia della salvezza e invocata, come informa la Emmerick riferendo le parole di san Giacomo, quale «base e colonna della Chiesa in terra».

All’intercessione della Nostra Signora del Pilar è attribuito uno dei più grandi miracoli di sempre, avvenuto nel 1640 e riguardante la vicenda del contadino Miguel Juan Pellicer. Alla fine del luglio 1637, il giovane subì una frattura della tibia destra e, devoto com’era alla Vergine del Pilar, affrontò 50 giorni di viaggio per farsi curare a Saragozza: “Pensaci Tu, perché sto per morire”, disse trascinandosi coi gomiti al santuario. Arrivato con la gamba in cancrena, i chirurghi dovettero amputargliela quattro dita sotto il ginocchio e lo dimisero alcuni mesi dopo con una gamba di legno. Per i successivi due anni Miguel visse chiedendo l’elemosina presso il santuario di Saragozza, dove chiaramente fu visto da un gran numero di persone. La sera cospargeva il moncone con un po’ di olio delle lampade consacrate, nella speranza di essere aiutato dalla Madonna che pregava di continuo.

Alla fine decise di tornare a vivere con la sua famiglia a Calanda e qui, la sera del 29 marzo 1640, venne svegliato dai suoi genitori sbalorditi perché, tra un profumo “come di Paradiso”, dalla coperta avevano visto spuntare due gambe: Miguel disse loro che stava sognando di essere nella cappella della Vergine del Pilar nell’atto di ungersi con l’olio benedetto. Il mattino dopo due chirurghi esaminarono Miguel e in breve tempo, sia a Calanda che a Saragozza, furono verbalizzate decine di testimonianze di persone che ben conoscevano la sua precedente invalidità. Non solo. Si scavò nella fossa dell’ospedale dove era stato sotterrato l’arto (come si usava allora), poiché la gamba riattaccata miracolosamente appariva uguale - in ogni segno, dai graffi alle cicatrici - a quella amputata: la fossa risultò vuota.

Tutti questi fatti sono attestati da una serie di documenti dell’epoca, che Vittorio Messori ha dettagliato nel suo libro Il miracolo: in appendice si riporta anche il parere di Landino Cugola, primario di chirurgia e specialista in reimpianti di arti, che ha esaminato approfonditamente le testimonianze dei verbali del tempo e concluso che tutto quanto corrisponde al normale decorso post-operatorio (Miguel, nei giorni immediatamente successivi al miracolo, dovette camminare con le stampelle e passarono tre mesi prima che l’arto riacquistasse la lunghezza originaria) di una gamba reimpiantata. Nel 1640…

Per saperne di più:

Il miracolo. Spagna, 1640: indagine sul più sconvolgente prodigio mariano, di Vittorio Messori, Rizzoli, 1998.