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L’evento

Salta la Festa dell’Unità di Fiesole, segno di una sinistra in crisi

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Uno degli appuntamenti storici del panorama politico toscano – durato in passato anche oltre un mese – sarà ridotto quest’anno ad appena un incontro simbolico. Il motivo principale: la mancanza di volontari. Sintomo di una sinistra sempre più scollegata dalle persone.

Politica 26_06_2025
Elly Schlein alla festa dell’Unità di Roma, 2025 (LaPresse)

Per la prima volta dopo 73 anni la Festa dell’Unità di Fiesole, uno degli appuntamenti storici del panorama politico e popolare toscano, non si terrà nel consueto formato. Niente cene, niente dibattiti, niente palco e niente volontari impegnati sera dopo sera per oltre un mese di eventi. L’annuncio è arrivato con un comunicato congiunto pubblicato sui canali social degli organizzatori storici – il Partito Democratico di Fiesole, la Casa del Popolo, il Teatro Solare, il Fiesole Calcio e il Pvm Volley – che, con rammarico, spiegano le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto inevitabile. «Non sarà l'edizione da record a cui eravamo abituati – 15.000 presenze complessive, oltre 50 volontari a sera, cene per 400 persone ogni giorno in una location mozzafiato – ma nemmeno l'anno dell’oblio. È un momento di riflessione e rilancio», si legge nella nota, che sottolinea come a pesare sulla decisione siano stati soprattutto «il calo della partecipazione volontaria, la crisi del tempo disponibile, il disinteresse diffuso verso la politica e la fatica di costruire esperienze collettive in una società sempre più individualista».

Negli ultimi anni la Festa di Fiesole era diventata un modello per l’intero territorio fiorentino, per numeri, organizzazione e tenuta. Ma tutto ciò – come ricordano gli organizzatori – «non si realizza a caso, ha un prezzo altissimo». Il comunicato parla esplicitamente del crescente carico burocratico, delle difficoltà logistiche e della mancanza di energie fresche da coinvolgere. Una situazione che nemmeno la forza della tradizione e i record di partecipazione degli anni passati hanno potuto contrastare. «In questi anni sono state superate, con impegno e coraggio, questioni logistiche molto complicate, rispettando e affrontando un carico burocratico ogni anno più gravoso. Quest’anno non è stato possibile», ammettono. L’edizione 2025 sarà dunque solo “simbolica”: un appuntamento unico, venerdì 27 giugno alle ore 18.30 presso la Casa del Popolo di Fiesole, per «accendere la scintilla», ritrovarsi, riflettere e gettare le basi per il futuro. L’obiettivo è chiaro: tornare nel 2026 con la più bella Festa dell’Unità mai realizzata.

Tuttavia, la vicenda di Fiesole rappresenta molto più di un semplice annullamento. È il segnale di un cambiamento profondo, che riguarda non solo la festa ma l’intera cultura politica della sinistra italiana. Una cultura che negli anni ha perso capacità di radicamento, appeal tra le nuove generazioni e capacità di costruire partecipazione reale. Le Feste dell’Unità erano nate come espressione di una comunità popolare, in cui politica, socialità e cultura si fondevano. Per decenni hanno rappresentato per la sinistra non solo un momento di aggregazione, ma anche un simbolo di identità politica forte, riconoscibile, condivisa. Oggi, invece, la sinistra sembra arrancare nel tenere vivo quel tessuto. La disaffezione verso i partiti, la crisi del volontariato, il tempo che scarseggia, l’iperindividualismo, tutto concorre a indebolire un modello che per anni è stato la spina dorsale del legame tra partiti comunisti e territorio. «La nostra Festa de l’Unità è una festa politica – si legge nel comunicato – e parteciparvi o meno è un fatto politico». E in effetti, il vuoto lasciato dalla sospensione dell’edizione tradizionale racconta un indebolimento più generale: quello di una sinistra che fatica a rigenerarsi, a parlare alle nuove generazioni, a costruire un senso di comunità. Gli stessi promotori lo riconoscono apertamente: la festa era «l’unica nel panorama fiorentino che accoglieva circa 15mila persone, che ogni sera schierava oltre 50 volontari, che dava da mangiare a 400 persone a sera e offriva loro l’occasione di stare nella location più bella del mondo, godendo del fresco e di un programma di eventi di trenta sere consecutive».

Un’impresa collettiva che oggi non trova più le forze per sostenersi. In questo scenario pesano anche i cambiamenti culturali profondi: la politica non è più vissuta come un’esperienza partecipata, ma sempre più spesso come un confronto a distanza, virtuale, polarizzato e consumato sui social. Manca lo spazio fisico del confronto, la dimensione esperienziale del fare insieme. «La Festa è sempre stata in regola, grazie al lavoro immane dei volontari», precisano gli organizzatori, come a sottolineare che il problema non è venuto dall’esterno, ma piuttosto da una fatica interna che non ha trovato risposte adeguate. L’annullamento della Festa dell’Unità di Fiesole è dunque il sintomo di una crisi più ampia. Una crisi che riguarda la capacità della sinistra di essere ancora presenza viva nei territori, di coinvolgere energie nuove, di costruire spazi di socialità politica che siano attrattivi per chi oggi ha vent’anni.

La sinistra ha bisogno di ripensare sé stessa, non solo nei contenuti ma nelle forme, nei luoghi, nei modi di fare politica. Non basta l’analisi, servono risposte, serve un investimento serio sulla formazione, sul volontariato, sulla dimensione comunitaria, rimettendo al centro le persone, i legami. Perché la politica senza comunità diventa solo gestione e potere, e perde la sua forza trasformativa.