Ruvo, pietre che rimandano agli Apostoli
L’origine della diocesi di Ruvo, oggi comune della città metropolitana di Bari, sembra risalire al tempo in cui vissero gli Apostoli, così come la sua prima cattedrale che fu da San Pietro affidata al preposto Cleto, divenuto poi terzo pontefice.
L’origine della diocesi di Ruvo, oggi comune della città metropolitana di Bari, sembra risalire al tempo in cui vissero gli Apostoli, così come la sua prima cattedrale che fu da San Pietro affidata al preposto Cleto, divenuto poi terzo pontefice. L’odierno edificio, però, è quello fatto erigere dal signore locale, Roberto II di Altavilla, e dal vescovo Daniele in seguito alle invasioni barbariche e alla conseguente distruzione dell’antica cittadina. La sua costruzione risale, dunque, al periodo compreso tra il XII e la metà del XIII secolo e il suo attuale aspetto è frutto di interventi succedutisi nei secoli. Santa Maria Assunta è oggi un singolare esempio di romanico pugliese.
Davvero particolare risulta essere la sua facciata, la cui porzione centrale è piuttosto rialzata rispetto alle due laterali, cui è raccordata tramite spioventi. La zona inferiore è caratterizzata dai tre portali, forse pensati per essere preceduti da un portico mai realizzato. Particolarmente ricca è la decorazione del fornice centrale, con quattro archi concentrici di cui quello sovrastante poggia sul dorso di due grifi posti sulla sommità di due colonnine e sottostanti leoni stilofori, a loro volta sorretti da mensole con telamoni inginocchiati. Al centro dell’arco troneggia Cristo con il Vangelo sulle ginocchia, affiancato da un Battista dalla lunga barba, da Maria in atteggiamento orante, da angeli e santi. Verso il Cristo convergono anche i dodici apostoli del sottarco. Culmine del prospetto principale è una statua di Cristo Redentore, mentre sul lato destro della facciata è incastonata una scultura di media altezza nella quale è possibile identificare Gesù quale pietra angolare.
La sobrietà e l’austerità dello spazio interno sono state restituite al tempio dai restauri del XX secolo che hanno cancellato le sovrastrutture barocche, demolendo anche le cappelle che nei secoli erano state aggiunte sui fianchi della cattedrale.
L’impianto della chiesa è a croce commissa. Il corpo longitudinale è frazionato in tre navate, che sfociano in altrettante absidi, separate l’una dall’altra da pilastri cruciformi. Quelli di destra, di fattura decisamente più pregevole, sono sormontati da capitelli decorati con scene tratte dall’iconografia cristiana ma anche dalla mitologia medievale i cui protagonisti, oltre alle figure umane, sono animali mostruosi e strane creature. Sui capitelli di sinistra si intrecciano, invece, motivi floreali e decorativi. La copertura a crociera delle navate laterali si interrompe nel corridoio centrale protetto da capriate lignee che proseguono nel transetto ad aula unica, cui si viene introdotti da un arco trionfale. In quest’area sono conservate diverse testimonianze artistiche, tra cui alcuni affreschi del XV secolo – una Madonna della Misericordia e una Madonna in trono con Bambino e il Martirio di San Sebastiano – e un dipinto con l’Adorazione dei Pastori, del secolo seguente.
I lavori di ristrutturazione novecenteschi hanno riportato alla luce un ambiente ipogeo, la cripta, dove sono stati ritrovati resti di pavimenti musivi e tombe risalenti all’età medievale e, prima ancora, a quelle romana e peuceta, dimostrando così la stratificazione dell’area su cui insiste il tempio cittadino.