Romania e Polonia, un voto determinante per il loro futuro
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In Romania e in Polonia si vota alle presidenziali. Un voto determinante per il futuro dei due paesi. In entrambi i casi, l'Ue sostiene smaccatamente i leader europeisti, di sinistra e laicisti, contro candidati conservatori cristiani.

Le elezioni presidenziali in Romania e Polonia che si terranno la prossima domenica 18 maggio, insieme a quelle parlamentari del Portogallo, rappresentano l’ennesimo banco di prova europeo dove si scontreranno da un lato i partiti dell’establishment, le istituzioni di Bruxelles e le varie lobbies ideologiche transoceaniche e, dall'altra parte, una larghissima fetta di popolazione stufa dell’omologazione di Bruxelles e che sostiene i partiti conservatori, identitari e cristiani. Non vi è dubbio che, seppur le elezioni parlamentari portoghesi siano molto importanti e certamente vedranno una crescita della destra cristiana e conservatrice di Chega, data tra il 18 ed il 20%, saranno le elezioni presidenziali in Polonia e Romania a segnare la direzione di marcia di questi paesi e poter condizionare il destino europeo.
Più volte abbiamo descritto la situazione in Romania, dopo il golpe giudiziario contro il candidato indipendente e conservatore Călin Georgescu e l'annullamento delle elezioni di novembre scorso, orchestrato dagli apparati oligarchici del paese e dalla Commissione europea, come confermato candidamente dall’ex Commissario Thierry Breton. Le elezioni presidenziali a Bucharest sono decisive ed una vittoria di George Simion, anche grazie al voto della diaspora (qui il sito per votare), sarebbe una splendida lezione di democrazia a Bruxelles. Nei sondaggi elettorali di questi ultimi giorni di campagna si registrerebbe una inversione di tendenza tra i due candidati. Domenica 4 maggio, in cui si era celebrato il primo turno di voto, il cristiano conservatore e leader del partito AUR (Alleanza per l’Unione dei romeni) George Simion aveva ottenuto il 40,96%, mentre l’indipendente ‘liberal’ sindaco di Bucarest Nicușor Dan si era fermato al 20,99%. Ora l’ultimo rilevamento mostra che solo il 48% sosterrebbe Simion, mentre il 52% voterebbe per Dan. La crescita nei consensi di Dan sarebbe avvenuta in soli 10 giorni, in così poco tempo egli avrebbe raccolto tutti i consensi dei partiti della coalizione di governo, che lui stesso da sempre ha attaccato frontalmente? Quantomeno poco credibile. Per certo sappiamo che la Commissione europea aveva commentato il risultato del primo turno elettorale con parole alquanto nervose e minacciose, ‘vedremo cosa accadrà dopo il secondo turno di votazioni’.
Sconcertano invece le accuse polemiche, ripetute come lo scorso anno, sulla disinformazione a favore del candidato Simion, con i giornali e siti web europeisti che già denunciano «un diluvio» di notizie false e manipolative del voto a favore del candidato dei conservatori, preparando una via d’uscita polemica o addirittura l’ennesima grana giudiziaria per i conservatori romeni. La macchina del fango è ben oliata e attiva al punto da superare ogni minima soglia del ridicolo ed è arrivata nei giorni scorsi a denunciare penalmente il vice presidente del partito conservatore AUR, Marius Lulea, di negare i crimini del regime comunista di Ceausescu.
Ovviamente molti leader europei sostengono Nicușor Dan, dal capo del governo polacco Donald Tusk alla presidente europeista Maia Sandu della Moldova, dopo l'endorsement di Macron, per il tramite dell’attuale presidente pro-tempore della Romania Ilie Bolojan. A questi leader europei che interferiscono pubblicamente nelle elezioni democratiche di un paese UE, per condizionarne e manipolarne la volontà popolare, la Commissione non ha nulla da dire, preferisce invece concentrare i suoi sospetti sui presunti fantasmi russo-cinesi. Mentre Nicușor Dan in queste ultime ore gongola per le interferenze provenienti dalle capitali europee a suo favore, George Simion sta cercando i voti decisivi della diaspora rumena, raccogliendo consensi tra i rumeni residenti all’estero, in un tour nelle capitali europee. Proprio dalle comunità all’estero già da ieri si registrava un boom di votanti, almeno un terzo in più di quelli del primo turno, una speranza in più per il candidato cristiano conservatore.
Il caso delle elezioni polacche, dove si voterà domenica per il primo turno elettorale nelle elezioni presidenziali, è ancor più grave di quello romeno. Per molti anni la Commissione Von der Leyen ha ricattato sulle riforme e taglieggiato nei finanziamenti dovuti il governo dei conservatori cristiani del PiS. Ciò ha contribuito enormemente alla vittoria nel 2023 di Donald Tusk e di una coalizione liberalsocialista che include la sinistra abortista e pro LGBTI. Molti e diversi collaboratori de LaBussola hanno da allora descritto l’erosione dello Stato di diritto, la politicizzazione giudiziaria finalizzata all'eliminazione di molti leader e opere sociali e culturali cattoliche, la persecuzione di sacerdoti e politici conservatori, sino alla sistematica promozione della scristianizzazione della società. Anche per Varsavia le elezioni sono decisive, il popolo sceglierà la strada dell’autodistruzione, come avvenuto in Irlanda dal 2012 ad oggi o, invece, lo spirito cattolico della nazione, messo alla prova e risorto per secoli, riemergerà nel voto di domenica 18 maggio e nel successivo e presumibile voto del secondo turno del 1 giugno?
La democrazia polacca è così in crisi che che il presidente della Commissione giuridica del Congresso Usa, il Repubblicano Jim Jordan, ha inviato il 13 maggio una lettera a Michael McGrath, commissario Ue per la giustizia e lo stato di diritto, per condannare le pratiche censorie vessatorie di Tusk e del suo governo nei confronti delle opposizioni, chiedendo di intervenire urgentemente e senza indugio per ristabilire lo Stato di diritto a Varsavia. Sul piano elettorale, a pochi giorni dal voto, oltre al già segnalato ‘testa a testa’ tra i due candidati conservatori e cattolici e il liberal abortista e pro Lgbt Rafał Trzaskowski, pupillo di George Soros, sindaco di Varsavia e delfino del liberal Donald Tusk, c’è da segnalare la discesa in campo di questi giorni a Poznań di Barack Obama, sostenitore delle politiche omicide liberal, oltre all’impegno massiccio di tutte le associazioni abortiste polacche, filiali di multinazionali inglesi e americane, aggiunto a quello del nuovo report di Ilga, potente organizzazione Lgbt, tutti a sostegno di Rafał Trzaskowski che ha giurato di lberalizzare l’omicidio dell’innocente in utero ed estendere le misure di propaganda Lgbt, in vigore a Varsavia, a tutto il paese.
Tuttavia, giovedì è esploso uno scandalo esemplare, che ben dimostra il tentativo di occupazione e colonizzazione del paese da parte di Bruxelles e delle filantropie sinistre e illiberali occidentali. Sono state aperte indagini serie, giornalistiche e verifiche istituzionali, su un'importante Ong impegnata nella promozione della democrazia (sic!), la “Akcja Demokracja” ha avuto un ruolo determinante nella creazione di materiale utilizzato in pubblicità su Facebook e finanziate dall'estero, a sostegno di Rafał Trzaskowski e per gettare sospetti e scandali falsi contro i suoi rivali.
I finanziamenti esteri per le campagne elettorali non sono consentiti dalla legge polacca. Certamente il silenzio gravissimo di Bruxelles sulla vicenda, quando invece nel novembre scorso subito si era aperta un'indagine europea sulle presunte (sinora infondate) manipolazioni dei mass media a favore di Calin Georgescu in Romania, getta un’ombra tetra su tutte le istituzioni europee e i celebrati ‘valori identitari’ di cui si è echeggiato a vanvera nella sesta riunione della Comunità Politica europea in questi giorni. Ragione in più per recarsi alle urne e, con il proprio voto, difendere la madre patria dall’ennesimo tentativo di limitare libertà e distruggere radici cristiane: i cittadini polacchi residenti in Italia potranno votare per le elezioni presidenziali in Polonia, presso i consolati e le ambasciate in Italia.