Romania, Simion (destra) avanti al primo turno delle presidenziali
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Dopo l’accanimento dell’establishment contro Georgescu, escluso dalle elezioni, al primo turno delle presidenziali i rumeni hanno confermato di preferire la destra: in netto vantaggio Simion, seguito da Antonescu e Dan che si contendono il posto per il ballottaggio.

I rumeni hanno votato domenica per il primo turno delle elezioni presidenziali, un voto dal quale è emerso un risultato chiaro: la destra dei conservatori, in alleanza con i patriottici, eliminata con truffe e manipolazioni degne della Stasi sovietica che abbiamo ampiamente descritto su queste pagine lo scorso anno, è in nettissimo vantaggio sull’establishment dei partiti di potere e sfiora la maggioranza assoluta.
I risultati finali, dopo la conta del 100% delle schede elettorali vede il candidato conservatore e patriottico George Simion al 40,96%, il sindaco di Bucarest Nicușor Dan al 20,99%, il candidato dell’establishment e dei partiti di governo, sostenuto anche dalla cupola politica di Bruxelles, Crin Antonescu si è fermato al 20,07%. Tra i votanti all’estero, nella diaspora, dopo il conteggio del 99,90% dei voti, George Simion è accreditato addirittura del 60,99%, al secondo posto si conferma Nicușor Dan, con il 25,45% e poi Crin Antonescu, 6,74%.
Uno schiaffo sonoro che gli elettori danno alle combriccole e ai caminetti di potere che a Bucarest e Bruxelles hanno dapprima annullato il voto di novembre, pensando poi di coalizzarsi per conquistare facilmente la presidenza della Repubblica. La scelta popolare di votare al primo e secondo posto due candidati anti-sistema e relegare solo al terzo posto, bocciandolo sonoramente, il candidato dei partiti oggi al governo del paese e di Bruxelles, è la più grande vittoria per la libertà e democrazia del paese.
George Simion ha inviato un messaggio video registrato dopo gli exit poll serali, congratulandosi con gli elettori e il popolo romeno per il «risultato eccezionale, ben oltre ciò che le televisioni del sistema stanno presentando (…). È tempo di farsi sentire, nonostante gli ostacoli, nonostante le manipolazioni (…). I rumeni si sono ribellati», ha dichiarato Simion. «È la vittoria di coloro che non hanno perso la speranza, che credono ancora nella Romania. Stiamo molto attenti ai seggi elettorali» sino alla fine, ha aggiunto Simion.
Ieri sera, gli exit poll di Avangarde e CURS, quando i risultati non erano ancora definitivi, confermavano che Simion è proiettato al primo turno delle elezioni presidenziali, mentre rimane incerto, tra Dan e Antonescu, il nome dell’altro candidato per il ballottaggio. Le votazioni per le elezioni presidenziali in Romania sono iniziate domenica alle 7:00, con quasi 18 milioni di rumeni attesi in 18.979 seggi per eleggere il loro presidente tra gli 11 candidati iscritti alla corsa per Palazzo Cotroceni. Per queste elezioni sono stati accreditati 159 osservatori internazionali, quasi il doppio rispetto alle elezioni del novembre 2024. Anche i giornalisti stranieri sono più numerosi, con 87 accreditati, rispetto ai 32 delle elezioni precedenti.
Simion, 38 anni, si oppone agli aiuti militari alla vicina Ucraina, è critico nei confronti della leadership dell'UE e afferma di essere allineato al movimento Make America Great Again del presidente degli Stati Uniti. Cinque mesi dopo l'annullamento del primo tentativo di indire le elezioni al primo turno a causa di presunte interferenze russe a favore del candidato indipendente di destra Calin Georgescu, da allora bandito dalla corsa alle primarie, il suo successore, appunto Simion, è il vincitore del primo turno elettorale, dopo aver cavalcato l’indignazione popolare contro l’annullamento delle elezioni del novembre scorso e l’accanimento persecutorio di Europa ed establishment politico romeno contro Georgescu, come da noi descritto nei mesi scorsi. Simion si è recato nella giornata di ieri al seggio elettorale e ha votato insieme a Georgescu; insieme hanno rilasciato dichiarazioni forti e richiamato l’importanza del voto popolare per ristabilire la democrazia, quantomeno il rispetto della volontà popolare nel Paese, dopo la "frode" dello scorso anno.
«Romania e Polonia sono due Paesi importanti per gli Stati Uniti», ha dichiarato Simion alla Reuters venerdì scorso. «Rappresentiamo partner e alleati, sia militari che politici, dell'attuale amministrazione (statunitense). Ecco perché è importante che i presidenti vicini al “MAGA” siano eletti sia a Bucarest che a Varsavia», ha proseguito Simion, augurando una vittoria anche per il candidato del PiS, Karol Tadeusz Nawrocki, il prossimo 18 maggio o al secondo turno dell’1 giugno.
Il presidente della Romania ha un ruolo semi-esecutivo che comprende il comando delle forze armate e la presidenza del consiglio di sicurezza, che decide sugli aiuti militari. Il presidente del Paese può anche porre il veto su importanti votazioni dell'UE e nomina il primo ministro, i giudici generali, i procuratori e i capi dei servizi segreti, nomine importantissime in un Paese dal passato e presente oscuri come la Romania. La destra dei conservatori europei di AUR e gli elettori che avevano appoggiato con il 22.9% il patriottico e sovranista Georgescu al primo turno di novembre scorso, confermano il pieno vantaggio e l’enorme consenso popolare che li sostiene e puntano alla vittoria in vista del ballottaggio del 18 maggio 2025.
Dopo la sconfitta elettorale del candidato dell’intera coalizione di governo, una classe dirigente seria si dimetterebbe e consegnerebbe nelle mani del prossimo presidente il proprio mandato. Dopo i sotterfugi falliti, per l’ennesima volta, i manovratori di Bruxelles dovrebbero vergognarsi e prepararsi ad un bagno di umiltà. Nulla di ciò accadrà. Nonostante la chiara volontà popolare espressa ieri, rimane un grande pericolo: nei prossimi 15 giorni le istituzioni europee, l’establishment politico popolar-liberal-socialista e le nicchie di potere oligarchico del paese permetteranno a Simion di vincere o assisteremo all'ennesimo colpo di Stato pilotato e avallato da Bruxelles?