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La decisione

Romania, democrazia-farsa: Georgescu escluso dalle elezioni

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Il Comitato elettorale centrale della Romania ha sospeso la candidatura di Călin Georgescu, che aveva vinto il primo turno delle presidenziali, poi annullato. La prova che in Europa i candidati sgraditi alle élites non devono vincere.

Esteri 11_03_2025

Romania, il candidato che vince va eliminato: questa l’ennesima conferma del metodo democratico, “rispettoso” dello Stato di diritto che, con l’avallo della Commissione europea, si mostra in tutta la sua malvagità a Bucarest. Tutto come previsto e denunciato dalla Bussola sin dal principio di questa ordinaria elezione per il presidente della Repubblica della Romania che, vista la straordinaria vittoria del candidato indipendente Călin Georgescu, si è trasformata in una farsa di regime, non dissimile da ciò che abbiamo osservato con stupore e indignazione dall'estate scorsa a Caracas, nel Venezuela di Nicolas Maduro. Non sono bastate le rimostranze degli USA e i richiami al rispetto della democrazia e del voto popolare che sono stati fatti oltreoceano. Il silenzio complice di Bruxelles e la mano ferma del consolidato sistema di potere al governo della Romania dal 1989 ad oggi hanno voluto dimostrare ai nuovi inquilini della Casa Bianca e alle altre capitali europee come il voto popolare non conti nulla nel sistema di centralismo democratico europeo. 

Così, dopo l’arresto e le accuse carnevalesche rivolte a Georgescu due settimane or sono e da noi descritte su questo quotidiano, si è compiuto l’ultimo atto della tragedia illiberale a Bucarest: il popolare candidato conservatore, apprezzato sia da Washington che da Mosca, ma odiato dal potere costituito di Bucarest e Bruxelles, è stato definitivamente eliminato dalla competizione elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo maggio. All’unico candidato che aveva raccolto milioni di voti durante quell’unico voto popolare del primo turno – svoltosi lo scorso 24 novembre, all’inizio confermato e poi annullato e posticipato –  è stato vietato, con decisione giudiziaria di domenica 9 marzo, di candidarsi alle elezioni del prossimo 4 e 18 maggio.

Il Comitato elettorale centrale della Romania ha sospeso la candidatura del candidato ultranazionalista Georgescu, scatenando condanne e proteste di piazza. La decisione è stata presa a seguito dell’esame dei documenti depositati da Georgescu che, secondo il Comitato, era lacunoso nella documentazione relativa al finanziamento della sua campagna elettorale. Il Comitato elettorale centrale ha poi giustificato la sua decisione in un documento di tre pagine, affermando che le azioni e le dichiarazioni di Georgescu sono in contrasto con i valori richiesti dalla carica presidenziale, mentre la sua candidatura va contro le sentenze del tribunale della fine del 2024. Ennesima palese contraddizione nelle decisioni giudiziarie che stanno ancora una volta a dimostrare la ridicola pantomima politica-giudiziaria messa in scena a Bucarest e che persino uno studente del primo anno di Giurisprudenza saprebbe definire come violazione dello Stato di diritto, violazione della democrazia, manipolazione del principio di separazione dei poteri dello Stato. Georgescu si è affrettato a condannare la sospensione, definendola «un altro colpo diretto al cuore della democrazia in tutto il mondo… se la democrazia in Romania cadrà, cadrà l'intero mondo democratico. Questo è solo l'inizio», ha scritto in un post su Facebook domenica. 

Ora Georgescu – che, non dimentichiamo, è il candidato anche del partito conservatore e cristiano AUR – potrà presentare ricorso contro la decisione. C'è un periodo di 24 ore durante il quale si possono presentare formalmente ricorsi alla Corte costituzionale, che ha altre 48 ore per trovare una soluzione. Pertanto, una decisione definitiva dovrebbe essere presa entro mercoledì sera. Lo stesso Georgescu, in caso di diniego di questa prima domanda, potrà entro il 15 marzo presentare una nuova domanda, secondo la legge rumena, sempre che si chiarisca se il diniego è per imprecisione o irregolarità del progetto di finanziamento della campagna elettorale o fondato su motivazioni politiche.

La decisione di domenica ha scatenato le immediate proteste dei sostenitori di Georgescu, che domenica sera sono scesi in piazza a Bucarest, la capitale rumena, scontrandosi con la polizia di fronte alla sede del Comitato elettorale. In ogni caso nel momento in cui scriviamo, 10 marzo, rimangono solo tre candidati in lizza: quello della coalizione dei partiti al potere, sostenuto anche da Bruxelles, Crin Antonescu; l’indipendente conservatore sindaco di Bucarest, Nicușor Dan; ed Elena Lasconi, liberale ed indipendente, che era giunta seconda al primo turno del novembre scorso.

A Bruxelles ovviamente nulla importa, non ne abbiamo mai avuto dubbio, viste le iniziative politicamente orientate e le vendette partigiane intraprese dalla Commissione e dal Parlamento europeo negli scorsi anni. I pericoli maggiori per l’Europa e i popoli del continente vengono tutti dal suo marciume interno, altro che Putin, Trump e Xi Jinping. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.



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