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Libertà minacciata

Rinvio per il Ddl Zan. Rischio fregatura sul “salva-idee”

Slitta di almeno una settimana l’approdo in aula, alla Camera, del disegno di legge sulla cosiddetta “omotransfobia”. Ma ieri, intanto, è stata raggiunta l’intesa tra i partiti di governo e Forza Italia sull’emendamento “salva-idee”, tagliato e svuotato, per il giubilo di Zan&Co. Critico Gandolfini, che ricorda che il testo è liberticida e va respinto in toto. E in serata interviene anche Berlusconi.

Attualità 24_07_2020

Alla fine l’approdo del Ddl Zan in aula, alla Camera, dovrebbe slittare di almeno una settimana, rispetto all’annunciato 27 luglio. È questo, insieme alla modifica della “clausola salva-idee”, il principale esito della riunione di ieri, giorno in cui i promotori del disegno di legge sulla cosiddetta “omotransfobia” speravano di chiudere la pratica degli emendamenti in Commissione Giustizia. Così non è stato. E se, per un verso, questo dato può far tirare un piccolo (temporaneo) sospiro di sollievo, dall’altro non può certo far abbassare la guardia.

Ieri è stata votata la metà degli emendamenti sopravvissuti dopo il contingentamento imposto alle forze dell’opposizione, in particolare a Lega e Fratelli d’Italia, che in origine avevano presentato rispettivamente 493 e 482 proposte di modifica. La nuova tabella di marcia prevede che l’analisi degli emendamenti in Commissione Giustizia si concluda martedì 28 luglio, preludio appunto all’approdo in aula dal 3 agosto in poi, nel primo spazio in calendario. Riguardo all’art.7 del Ddl, su richiesta dei gruppi pro-famiglia, saranno fatte delle audizioni alla Commissione Affari Sociali, concentrate però tutte in un solo giorno. Un’altra limitazione ai lavori parlamentari, che è allo stesso tempo segno della pervicacia con cui Zan&Co vogliono portare a casa la legge.

L’elemento di maggiore novità insieme al rinvio, dicevamo, riguarda l’intesa raggiunta tra i partiti di governo e Forza Italia sulla “clausola salva-idee”. Il testo dell’emendamento che vede come primo firmatario il forzista Enrico Costa è stato riformulato dal piddino Alessandro Zan in questo modo: «Dopo l’articolo 2, aggiungere il seguente: Art. 2-bis. 1. Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte».

Così, viene detto dai sostenitori del Ddl, si garantirebbe la libertà riconosciuta dall’articolo 21 della Costituzione e si fugherebbero i timori di chi parla di testo liberticida. In realtà, le cose stanno diversamente.

Primo, perché la proposta di legge è nel suo complesso da rigettare, in quanto pericolosa per chiunque voglia difendere la verità sull’uomo e sulla famiglia, e inutile riguardo al fine dichiarato di tutelare le persone che si dichiarano Lgbt, già tutelate come tutti gli altri cittadini dalle norme esistenti. Secondo, perché l’emendamento Costa - che già di suo aveva una portata limitata - è stato tagliato e svuotato dalla modifica introdotta da Zan. Ricordiamo che il testo originario del deputato di FI recitava: «Ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione [grassetto nostro, ndr], la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte». La parte riportata in grassetto è stata tagliata, contribuendo a una maggiore vaghezza del testo, che continuerà a lasciare ampia discrezionalità al singolo giudice, in barba al principio di tassatività della norma penale. Basti richiamare al riguardo le recenti parole di Alessandra Maiorino, senatrice dei Cinque Stelle, che ha detto: «Avendo inserito il reato di incitamento all’odio, lì prendiamo tutto».

Che l’intesa di ieri sulla “clausola salva-idee” rischia di rivelarsi una grande fregatura per i difensori della famiglia naturale risulta chiaro leggendo le dichiarazioni dei politici di centrosinistra. Vedi Walter Verini, responsabile Giustizia del Pd, che definisce «un fatto di notevole rilievo» l’«importante convergenza tra le forze della maggioranza e i parlamentari di Forza Italia»; vedi il suo collega di partito, il relatore Zan, secondo cui l’emendamento riformulato «non pregiudica l’impianto della legge e non la svuota di significato, né di effetti». Trionfante anche il commento su Facebook di Laura Boldrini.

Insomma, rimane la portata liberticida del Ddl, che prevede tra le altre cose l’istituzione di una Giornata contro l’omotransfobia (che a sua volta include nel pacchetto la teoria del gender in tutte le scuole) e 4 milioni di euro annui per le politiche Lgbt: una misura - quest’ultima - che è stata già inclusa con un «raggiro parlamentare» nel Decreto Rilancio, come ha fatto notare il Centro Studi Livatino.

Di qui, è condivisibile quanto detto ieri in una nota da Massimo Gandolfini, che ha criticato l’intesa tra Forza Italia e maggioranza e chiesto a Berlusconi di intervenire per non mettere il suo partito contro il popolo del Family Day. «Siamo senza parole - ha detto tra l’altro Gandolfini - di fronte all’emendamento “salva-idee” al disegno di legge Zan sull’omotransfobia. Si tratta - come ribadito dalla Cei, dalle femministe e da noti ambienti liberali - di una legge inutile e dannosa, che istituisce un nuovo reato, quello di omofobia appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni da parte della magistratura e a derive liberticide. Pertanto, questo testo non può essere emendato in nessun modo e va duramente respinto».

E Berlusconi in serata ha dichiarato che il Ddl Zan «rappresenta un passo indietro sul piano della libertà d'espressione che un movimento liberale come Forza Italia non può condividere né sostenere». Il leader di FI ha spiegato che sul disegno di legge sarà lasciata libertà di voto ai suoi - tra i quali, aggiungiamo per inciso, stanno emergendo spaccature - ma che la linea del partito è contraria.