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MEDICINA "SPETTACOLO"

Ricciardi e Burioni, scivoloni da star mentre i medici curano

È grazie all’opera di ricercatori, di anatomopatologi, di bravi clinici, se oggi stiamo conoscendo più a fondo le caratteristiche di questo virus, e stiamo imparando come combatterlo efficacemente. Eppure le star della situazione sembrano essere loro: i virologi. I casi Burioni (terrorizzato dagli aghi) e Ricciardi (sconfessato dall'Oms) sono il simbolo della spettacolarizzazione della medicina. 

Attualità 21_04_2020
Walter Ricciardi

Diciamo subito una cosa importante: questa pandemia ha trovato i sistemi sanitari di quasi tutto il mondo, dalla Cina all’Italia agli Stati Uniti, decisamente impreparati. Eppure da parte degli epidemiologi da anni venivano avvertimenti sulla possibile insorgenza di nuove e pericolose malattie infettive. Nel 2002 avevamo avuto la prima epidemia da Coronavirus, la SARS. Poi un’altra nel Medio Oriente, la MERS. Ma niente da fare: non ci si è sufficientemente preparati. Così il Covid-19 ha cominciato ad operare come un serial killer su scala globale, e la polizia, come avrebbero detto i vecchi cronisti di Nera, brancolava nel buio. Nessuno aveva la terapia giusta, e persino le caratteristiche del virus non erano ben chiare. E tornando alla metafora della cronaca nera, solo gli esiti delle autopsie che finalmente abbiamo a disposizione ci hanno messo sulla strada giusta dal punto di vista terapeutico. L’insorgenza diversa a seconda dei pazienti dipende da molti fattori individuali: l’età, il sesso (i due terzi dei morti sono maschi) la presenza di altre patologie.  

È quindi grazie all’opera di ricercatori, di anatomopatologi, di bravi clinici, se oggi stiamo conoscendo più a fondo le caratteristiche di questo virus, e stiamo imparando come combatterlo efficacemente. Eppure, fin dai primi giorni dell’epidemia le star della situazione sembravano essere loro: i virologi. O almeno: qualcuno di loro. Forti dell’accoglienza dei grandi media, delle Tv di Stato, hanno detto tutto e il contrario di tutto, finendo per disorientare l’opinione pubblica.

Come spesso accade, il protagonista assoluto è stato Roberto Burioni, ospite fisso di Fabio Fazio, uso ad insultare e a sbeffeggiare i propri interlocutori. Il virologo che non ha mai fatto mistero di essere un ultrà della Lazio, ha sempre utilizzato lo stile da Curva Nord nei dibattiti coi colleghi. L’uomo che aveva etichettato come bufala l’uso dell’eparina (che ora invece, usata su larga scala, sta salvando numerose vite) nei giorni scorsi ha attaccato duramente il professor Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli, già candidato al Nobel per la Medicina. Uno scienziato di pregio, che tiene alto il nome della migliore Virologia, ma che non beneficia di passerelle mediatiche.

Per quale motivo Burioni lo ha attaccato con tanta acrimonia? In un'intervista Tarro ha dato un messaggio rassicurante, diverso dalle narrazioni apocalittiche fatte da certi suoi colleghi. Il professore ritiene che il Covid, come tutti i Coronavirus, sia destinato a sparire presto. Il professore inoltre sostiene che il tasso di mortalità debba essere molto ridimensionato. C’è una grande discrepanza tra i primi dati e quelli dell’Iss dove c’era un’attenta analisi delle cartelle cliniche dei pazienti e dunque si evidenziava la differenza tra persone morte con Coronavirus o di Coronavirus.

Tra i deceduti di Coronavirus troviamo persone con gravi patologie come cardiopatie, diabete, malattie epatiche, renali o polmonari. I dati sulla mortalità successivamente diffusi hanno creato una sindrome da panico funzionale alle restrizioni personali. Infine, il professor Tarro ha messo fortemente in dubbio la validità e l’utilità di un eventuale vaccino. Ed è qui - ovviamente - che si è scatenata la rabbia di Burioni, noto testimonial dell’ipervaccinismo, che in un tweet delle scorse settimane si augurava di vedere le persone favorevoli alla libertà di scelta vaccinale in ginocchio sui ceci ad implorare un vaccino anti-Covid. Una comunicazione molto colorita ma deontologicamente poco rispettosa. Un'ostentazione di passionalità che non si addice ad uno scienziato, così come quelle in cui rivelò a suo tempo di essere “un ipocondriaco, terrorizzato dall’idea stessa della morte”. Terrorizzato anche - e questo per un medico è piuttosto singolare - dagli aghi. “Non fatemi nemmeno vedere gli aghi: ogni volta che c’è da fare il vaccino antinfluenzale io sono tentato di scappare”, così come cercò di scappare dall’ospedale in occasione di un intervento di calcoli.

Burioni non è il solo però a non saper controllare la propria emotività: lo ha emulato Walter Ricciardi, il superconsigliere sanitario del premier Conte, già molto vicino a Renzi e al PD, anch’egli grande paladino delle vaccinazioni, tanto da aver dichiarato che le restrizioni personali e sociali dovrebbero rimanere fino a quando non avremo un vaccino. Spinto dall’irrefrenabile desiderio di sbeffeggiare Donald Trump, forse per diventare il Fauci italiano, Ricciardi si è lanciato in un tweet contro il presidente degli Stati Uniti che rischiava di provocare un serio incidente diplomatico. E finalmente è arrivato anche l’intervento dell’Organizzazione Mondiale della Salute. Sui compiacenti media italiani di regime, Ricciardi viene invariabilmente descritto come consulente dell’OMS, una narrazione la cui falsità era stata già rivelata nelle scorse settimane dalla Nuova Bussola, qui. L’OMS ha ora chiarito definitivamente che Ricciardi non riveste nessun ruolo nell’organizzazione.

Fine dello spettacolo si potrebbe dire, ricordando i trascorsi giovanili di Ricciardi come attore, spalla di Mario Merola, il celebre re della sceneggiata napoletana.

Quello che ci si deve augurare per il bene del Paese è che si metta fine alla spettacolarizzazione della medicina, lasciando che il lavoro oscuro, nascosto ma preziosissimo di molti clinici e ricercatori possa dare i suoi buoni frutti.