Renzi si contraddice e salva Bonafede (e il governo)
Le due mozioni di sfiducia presentate ieri in Senato dal centrodestra e da Emma Bonino contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (M5S), sono state respinte. Il governo per ora è salvo solo perché Renzi, con la sua piccola Italia Viva, ha contraddetto tutta la sua politica e ha votato la fiducia al ministro giustizialista. Che cosa vorrà in cambio?
Le due mozioni di sfiducia presentate ieri in Senato dal centrodestra e da Emma Bonino contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede (M5S), sono state respinte. Il governo per ora è salvo, ma le ferite restano. Anche perché Italia Viva, secondo molti, pretenderà di andare all’incasso per ottenere nuove poltrone governative e altri posti di sottogoverno. In molti hanno ironizzato sul fatto che sia stata la pandemia a salvare un Ministro assai debole, ma molto legato ai vertici del Movimento Cinque Stelle. In caso di sua cacciata, il Governo difficilmente avrebbe retto.
Non stupisce l’atteggiamento dei senatori dem che, pur esprimendo riserve nei confronti del Guardasigilli per la gestione delle carceri durante l’emergenza Coronavirus e per la scarcerazione dei boss mafiosi, hanno assicurato la tenuta dell’esecutivo, vista l’emergenza pandemia. Sorprende, invece, l’ennesimo voltafaccia di Matteo Renzi, che continua a parole a marcare le distanze dal premier e dagli alleati di governo, ma poi, quando gli è data la possibilità di staccare la spina, per un motivo o per l’altro si tira indietro. Se è vero che due giorni fa Maria Elena Boschi, fedelissima dell’ex premier, è stata per oltre due ore a Palazzo Chigi, appare molto probabile che la ricucitura tra Giuseppe Conte e i malpancisti renziani sia avvenuta sul terreno dell’assegnazione di posti di potere. Ma per ora nulla di certo è trapelato in proposito.
Intanto, nel dibattito di ieri a Palazzo Madama, Matteo Renzi ha confermato per intero le riserve nei confronti dell’operato di Bonafede, definito un “giustizialista”. Per coerenza, quindi, i senatori renziani avrebbero dovuto votare a favore della mozione presentata da Emma Bonino. Invece anche questa seconda mozione, oltre a quella presentata dai partiti di centrodestra, è stata respinta.
Matteo Renzi, annunciando che Italia viva avrebbe votato in favore di Bonafede, ha attaccato frontalmente il Guardasigilli: «Riconosciamo al centrodestra e a Emma Bonino di aver posto dei temi veri. La sua mozione non era strumentale. Se noi votassimo oggi secondo il metodo che ella, signor Ministro, ha utilizzato nella sua esperienza parlamentare nei confronti dei membri dei nostri governi passati dovrebbe andare a casa: Alfano, Guidi, Boschi, Lupi, Lotti, De Vincenti, ma noi non siamo come voi. Non si fa politica pensando alla legge del taglione: certe sue espressioni sul giustizialismo ci hanno fatto male. Disse “se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”. No, bisogna rifiutare la cultura del sospetto, definita da Falcone l’anticamera del komeinismo». Riferendosi al Pubblico ministero, Nino Di Matteo, che aveva accusato il Ministro Bonafede di non averlo nominato due anni fa al vertice del Dap cedendo a presunti ricatti dei boss mafiosi, Renzi ha sostenuto che «sulle scarcerazioni c’è stata troppa superficialità, sulle riforme c’è ancora troppo da fare» e ha esortato Bonafede a «fare il ministro della Giustizia e non il ministro dei giustizialisti».
Toni simili ha usato Emma Bonino, senatrice di +Europa, illustrando la propria mozione di sfiducia individuale nei confronti del Guardasigilli, definito «ministro del sospetto», e accusato di essere troppo giustizialista nella gestione del dicastero. «Oggi - ha detto l’esponente radicale - qui si discute di quale politica per la Giustizia serva all'Italia. Se la continuità del governo dovesse significare la continuità della politica della giustizia praticata da Bonafede inviterei tutti a considerare che l’Italia non ne avrebbe nessun giovamento».
Bonafede, ringalluzzito dal successo parlamentare, ha ancora una volta rispedito al mittente tutte le accuse di contiguità con ambienti mafiosi: «Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione». E ha aggiunto: «È totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi», perché i giudici che hanno scarcerato i detenuti in questi ultimi mesi lo hanno fatto in base a leggi «in vigore da 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato». Ma se fosse davvero così, non si capisce perché il Movimento Cinque Stelle, che ha la maggioranza dei seggi alla Camera e può contare sull’appoggio degli alleati al Senato, non si sia impegnato già prima della pandemia per cambiare quelle leggi. Bonafede ha garantito che sulla riforma del processo penale e del Csm e, in particolare sulla riforma della prescrizione, ascolterà le opinioni di tutti. Anzi, ha annunciato una Commissione ministeriale di approfondimento e monitoraggio dei tempi che permetta di valutare l'efficacia della riforma del nuovo processo penale e civile.
Ora Matteo Renzi avrà un problema in più. Uscito indebolito da questa battaglia contro il Governo di cui fa parte, mortificato dai sondaggi che lo danno in caduta libera (2.1% di consensi), potrà magari ottenere qualche poltrona, ma teme che molti dei suoi parlamentari vogliano tornare nelle file dem o approdare al Gruppo Misto. D’altronde, sull’economia ha abbaiato ma poi non ha morso, su Bonafede idem. Se la situazione socio-economica dovesse esplodere, non sarà certamente lui il catalizzatore del malcontento di famiglie e imprese.